Il sindaco di Taranto sull'ex Ilva: decarbonizzazione o niente più acciaio

Lo stabilimento siderurgico
Lo stabilimento siderurgico
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Domenica 18 Giugno 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 09:59

 “Con o senza Pnrr, deve essere un’ex Ilva completamente decarbonizzata, oppure non si produrrà più acciaio a Taranto. Fine di ogni elucubrazione”. Più che lo spostamento del progetto dell’impianto del preridotto per l’ex Ilva dal Pnrr (che lo ha già finanziato da novembre con un miliardo) al Fondo di sviluppo e coesione, al sindaco Rinaldo Melucci, preoccupa che si allontani, o addirittura sfumi, la decarbonizzazione della produzione di acciaio a Taranto. Che è l’unico modo per avere più sostenibilità ambientale e meno emissioni inquinanti.

Le dichiarazioni di Melucci

Il sindaco questa preoccupazione la manifesta molto chiaramente in un intervento fatto ieri, dopo che sia “Quotidiano” che il “Sole 24 Ore” il 16 giugno hanno scritto che il Governo sta vagliando l’ipotesi di un trasloco dal Pnrr al Fondo sviluppo e coesione del progetto relativo all’impianto destinato ad alimentare col preridotto i futuri forni elettrici del siderurgico. Ipotesi che l’altro ieri fonti del ministero dell’Ambiente hanno confermato. Melucci attacca il ministero dell’Ambiente (“siamo ai soliti trucchi al Mase”) e paventa il rischio che Acciaierie d’Italia, a seguito dello stralcio del progetto, spinga sul rifacimento dell’altoforno 5 spento dal 2015 (altoforno che usa i minerali e quindi utilizza l’attuale modello di produzione), facendo passare in secondo piano la svolta che serve, cioè la decarbonizzazione. Attualmente, essendo ancorato al Pnrr, l’impianto del preridotto per l’ex Ilva (capacità, 2,5 milioni di tonnellate) deve essere ultimato a giugno 2026. Tant’é che Dri d’Italia, la società di Invitalia destinataria del miliardo, promotrice dell’intervento e gestore dell’impianto, è da mesi al lavoro. A luglio sceglierà la tecnologia e a settembre affiderà i lavori. Qualora l’impianto dovesse essere tolto dal Pnrr, questo ruolino di marcia rischierebbe di saltare e la decarbonizzazione slittare in quanto il Fondo di sviluppo e coesione ha tempistiche meno strette del Pnrr. Tutto, quindi, potrebbe diventare più incerto. Anche se pare che il Governo vorrebbe “traslocare” l’investimento per metterlo al riparo dalla tagliola dei tempi del Pnrr.
“Desideriamo semplicemente ribadire al Governo e a tutti gli interlocutori istituzionali - afferma Melucci - che o si decarbonizza sul serio o noi non consentiremo mai alcun altro futuro per l’ex Ilva e faremo ricorso ad ogni strumento per impedire altri danni ai cittadini e all’ambiente. Questo è il sentimento ormai di una intera comunità e indietro non si può tornare”. “Noi restiamo - sostiene il sindaco - alle recenti parole dei ministri Adolfo Urso e Raffaele Fitto, che, in differenti occasioni, hanno pubblicamente garantito il coraggio e l’impegno dell’esecutivo nazionale nella direzione di un accordo di programma sull’ex Ilva, volto alla chiusura delle fonti inquinanti, alla transizione verso i forni elettrici e l’idrogeno, alla riconversione della forza lavoro e dell’indotto locale con la leva dei fondi europei disponibili per Taranto”. 

Le accuse "forti" al ministero


“Troppe volte il Mase si è inspiegabilmente dimostrato il dicastero di ArcelorMittal e del mercato, invece che il responsabile della materia ambientale degli italiani. La voglia di cassare il Pnrr sulla decarbonizzazione ci desta grande preoccupazione, ma non sorpresa purtroppo”, sostiene Melucci. Il quale, a proposito de “Il Foglio”, che ieri ha approvato la scelta di sfilare l’impianto dal Pnrr e definito la decarbonizzazione “una ‘fissa’ di Emiliano di cui non si sente la necessità”, parla di “organi di stampa sempre particolarmente indulgenti e frettolosamente entusiasti verso le posizioni della attuale componente privata dello stabilimento di Acciaierie d’Italia di Taranto”. Va rammentato, peraltro, che anche Federacciai, col suo presidente Antonio Gozzi, evidenzia l’importanza della decarbonizzazione. “I processi di decarbonizzazione - ha detto Gozzi nell’assemblea generale di maggio - riguardano Taranto come ogni altro stabilimento a ciclo integrale europeo” e a Taranto “il clima politico e istituzionale è migliorato perchè si avverte la possibilità di aprire una nuova fase ed una nuova era, che è quella della decarbonizzazione e della produzione dell’acciaio green”.
Il sindaco, rivolgendosi al ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin, evidenzia “che senza accordo di programma per la decarbonizzazione, noi non accetteremo che si conduca alcun finto e superficiale processo di revisione dell’Aia dello stabilimento siderurgico”. “Data la confusione e la indeterminatezza che regna tra i suoi collaboratori sulla vicenda, a questo punto attendiamo fiduciosi chiarezza e un intervento da parte del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni - conclude Melucci -.

Prolungare questa pantomima sull’acciaio italiano equivale, oltre che continuare a ferire la nostra comunità, a trasmettere fuori dal Paese l’idea che il nostro sistema industriale non ha alcuna programmazione e protezione”.

Le rassicurazioni di Iaia di Fratelli d'Italia


A rispondere ai dubbi di Melucci intanto è stato l’onorevole Dario Iaia, componente della commissione parlamentare ambiente e lavori pubblici e coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia. “La decarbonizzazione dell’ex Ilva resta un obiettivo di primo piano per il Governo”. “Nessun passo indietro è in programma, ma occorre precisare che le risorse previste dal Pnrr dipendono dalla tempistica delle azioni finalizzate alla transizione ecologica”, rassicura Iaia in una nota. “In altre parole, come è noto, ad oggi la Dri-Italia sta realizzando la progettazione dell’intervento, come da norma del 2021 ma se la realizzazione del forno elettrico dovesse oltrepassare i tempi del Pnrr, il Ministero dell’Ambiente dovrà obbligatoriamente individuare una soluzione alternativa, così come avverrà per qualsiasi altro progetto. Al contempo, mi preme rimarcare - conclude - che nessuno ha mai messo in discussione la realizzazione dell’impianto, anche qualora fosse necessaria una riprogrammazione delle risorse finanziarie”.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA