Infermiera denuncia discriminazioni e carichi di lavoro, ma arrivano le ritorsioni perché iscritta al sindacato

Infermiera denuncia discriminazioni e carichi di lavoro, ma arrivano le ritorsioni perché iscritta al sindacato
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Sabato 27 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:06

«Turni di servizio senza riposi settimanali, carichi di lavoro massacranti, assegni ad personam che figurano come “fuori busta paga”». La denuncia arriva da una coraggiosa infermiera alle dipendenze di una struttura sanitaria privata ed è opinione diffusa che le condizioni di sfruttamento da lei denunciate siano la norma in certi ambienti dove tutto deve passare sotto il controllo del padrone. E se qualcuno dei lavoratori si presenta con la tessera del sindacato sono pronte le ritorsioni

Il sindacato

«E’ già successo ad una nostra iscritta che ora rischia il licenziamento e riceve una decurtazione dello stipendio», denuncia il segretario generale della Fials, Emiliano Messina che ha preso in carico la situazione che sta vivendo un’infermiera che lavora in una residenza sanitaria per anziani di Taranto. «La nostra organizzazione è impegnata a tutelare la lavoratrice e difenderla dalle ire del datore di lavoro poco avvezzo alle relazioni sindacali», assicura il sindacalista consapevole che il caso non sia isolato ma che nasconda un sistema diffuso di sfruttamento e prevaricazione molto fiorente nella sanità privata. «E’ probabilmente una piccola parte di quello che si vuole nascondere al sindacato, un modo di fare rimasto coperto da una gestione familiare della Rsa in questione», dichiara il segretario della Fials intenzionato a scovare analoghe situazioni per troppo tempo tollerate. 
«Guardando questi abusi e violazioni di legge a carico di una giovane infermiera – commenta il sindacalista -, non facciamo fatica a pensare che sia tutto il personale ad essere vessato da una gestione autoritaria e dittatoriale e si spiega così il motivo per cui gli infermieri fuggono dalle residenze sanitarie private». 


Il segretario del sindacato più rappresentativo nella sanità tarantina, con un forte radicamento anche nelle cliniche e strutture private, si dice «davvero sconcertato per quanto sta accadendo alla lavoratrice che ha “osato” iscriversi al sindacato in una struttura in cui, secondo il suo datore di lavoro, il sindacato non ha mai messo piede in quarant’anni di attività; è una minaccia inaccettabile, questa è dittatura», enfatizza con rabbia Emiliano Messina che è pronto a dare battaglia.
«Per fortuna sciagure come questa fino ad oggi non ne abbiamo mai viste, ma aver messo piede in una residenza sanitaria dedicata a pazienti fragili che fino ad oggi è rimasta indenne all’azione vigile del sindacato, ha probabilmente fatto “scompensare” la gestione familiare dell’impresa».
«Per il momento non diffonderemo il nome della Rsa, anche per tutelare i lavoratori che potrebbero subire odiose ritorsioni, ma se il datore di lavoro non accetterà il confronto con il sindacato allora saremo costretti alla denuncia pubblica», fanno sapere dalla Fials dove hanno già alzato le barricate attorno alla lavoratrice vessata. 
«In concomitanza con l’iscrizione al sindacato – spiega ancora il segretario Messina -, l’infermiera ha ricevuto una lettera di riduzione del monte ore contrattuale, da 38 a 25 ore settimanali con intimazione al licenziamento in caso di mancata accettazione e con la minaccia di ricevere uno stipendio più basso; per questo – assicura il sindacalista -, siamo pronti a denunciare in tutte le sedi il comportamento ritorsivo e discriminatorio del datore di lavoro».
Messina, infine, si appella agli organi di controllo. «Chiediamo a tutti gli organi ispettivi – dice -, di far luce sugli abusi in queste Rsa facendo emergere il marcio esistente che non fa altro che macchiare l’immagine dei tanti gestori della provincia di Taranto che invece rispettano i lavoratori, i contratti e le organizzazioni sindacali», conclude Messina.

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