Ex Ilva, ufficiale il decreto sulla cassa integrazione. E il ministro Urso sbotta: «Ora il tempo è scaduto»

Le dichiarazioni di Urso arrivano in un contesto che diviene sempre più incandescente

Ex Ilva, ufficiale il decreto sulla cassa integrazione. E il ministro Urso sbotta: «Ora il tempo è scaduto»
Ex Ilva, ufficiale il decreto sulla cassa integrazione. E il ministro Urso sbotta: «Ora il tempo è scaduto»
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 24 Giugno 2023, 05:00

«Il tempo è scaduto». Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, da Rapallo, dove è in corso il convegno dei giovani di Confindustria, avverte per l’ennesima volta Acciaierie d’Italia, ex Ilva, e rammenta che «con il decreto legge abbiamo messo le risorse necessarie (i 680 milioni erogati da Invitalia - ndc), ora aspettiamo che l’azienda presenti un piano industriale convincente». Il ministro ribadisce: «In questi anni sono state prese decisioni gravemente errate».

Le dichiarazioni di Urso arrivano in un contesto che diviene sempre più incandescente. I sindacati alzano di nuovo il tiro sulla cassa integrazione, mentre nelle scorse ore è stato pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” il decreto n. 75 sulla Pubblica amministrazione approvato dal Governo giovedì scorso. È quello che consente alle aziende ritenute strategiche, e con più di 1.000 addetti, di proseguire la cassa sino a fine anno se non sono riuscite a completare la ristrutturazione in corso.

Tra queste, c’è l’ex Ilva.

Il decreto

Il decreto era atteso da qualche giorno. Forse, però, non era attesa (anche se alcuni, tra sindacato e task force Lavoro della Regione, la immaginavano) la novità che il dl introduce. E cioè che l’azienda accede direttamente alla cassa senza consultare i sindacati come avviene con l’attuale procedura. Ma, al di là delle questioni tecniche, ci sono intanto i primi scioperi (24 ore il 29 giugno al reparto Trattamento e distribuzione acque indetto dalla Uilm) e riparte lo scontro sulla cassa. «Ormai i dipendenti di Acciaierie d’Italia sono diventati lavoratori a chiamata. Il preavviso telefonico della cassa integrazione avviene poche ore prima», dichiara Vincenzo Laneve, coordinatore di fabbrica Fim Cisl, segnalando quanto accaduto giovedì sera, «quando, intorno alle 20.30, gli addetti alle manutenzioni e i lavoratori normalisti sono stati contattati dai preposti che hanno comunicato loro di controllare sul portale dell’azienda perché erano stati messi in cassa integrazione. Si tratta di una situazione diffusa in tutto lo stabilimento».

«È davvero allucinante - aggiunge Laneve -. Siamo ormai ad un preavviso di messa in cig di poche ore, senza programmazione e organizzazione. I lavoratori avvertiti hanno controllato e in effetti risultavano in cassa. Poi, nonostante le nostre segnalazioni di mancanza di manutenzione sugli impianti, che fa l’ex Ilva? Sospende dal lavoro proprio i manutentori, le figure di cui c’è bisogno». «Il ministro Urso, rivolgendosi ad Acciaierie d’Italia, ha detto che il tempo è finito - osserva Laneve -, ma quando il Governo si deciderà a passare in maggioranza visto che l’azienda prosegue il suo braccio di ferro con lo Stato?».

Le altre reazioni

La Fiom Cgil promuove lo stato di agitazione per i «continui episodi che lasciano i reparti in una gestione non chiara dell’organizzazione del lavoro». La protesta «si protrarrà fino a quando non si avrà finalmente una gestione seria e trasparente dell’ammortizzatore sociale» rileva la Fiom sulla cassa integrazione. E aggiunge che «le comunicazioni avvengono attraverso messaggi whatsapp poche ore prima del turno di lavoro» e attraverso la stessa modalità è comunicata «la variazione repentina degli stessi turni». La Fiom solleva anche il tema ferie estive e rileva che «al 23 giugno 2023 non si ha conferma della programmazione».

«L’unica cosa certa è il caos che regna all’interno dell’acciaieria di Taranto» attacca la Uilm, per la quale «il clima che prevale è quello della rassegnazione, partendo da chi gestisce gli impianti fino all’ultimo dei lavoratori». La Uilm fa poi un elenco di difficoltà che giudica “palesi”, dall’assenza dei ricambi sugli impianti alla mancanza di climatizzazione nei luoghi di lavoro, dall’assenza dei dispositivi individuali di protezione alla scarsezza dei mezzi per il trasporto interno, e conclude: «È palese che continuando a percorrere questa strada, l’azienda che qualcuno definisce strategica sarà l’ennesimo fallimento del Governo». In quanto al decreto legge, all’articolo 42 stabilisce che l’ulteriore cassa integrazione è autorizzata «a domanda, in via eccezionale, in continuità con le tutele già autorizzate» e «per una durata massima di ulteriori quaranta settimane fruibili fino al 31 dicembre 2023, al fine di salvaguardare il livello occupazionale e il patrimonio delle competenze dell’azienda». Previste risorse per 46,1 milioni di euro. «Non si applicano le procedure e i termini di cui agli articoli 24 e 25 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148», cioè il Jobs Act, recita il nuovo decreto. E l’articolo 24 della norma del 2015 dice che l’impresa «è tenuta a comunicare alle rappresentanze sindacali le cause di sospensione o di riduzione dell’orario di lavoro» presentando «domanda di esame congiunto».

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