Regionale 8, dopo trent'anni si torna al punto di partenza

Il cantiere della Talsano Avetrana
Il cantiere della Talsano Avetrana
di Paola CASELLA
4 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Giugno 2021, 05:00

Una storia infinita: la realizzazione della strada interna – Regionale 8 e della connessa viabilità minore da Talsano ad Avetrana sembra davvero destinata a restare un miraggio. Lo scorso 11 giugno, infatti, il Comitato di Via (Valutazione impatto ambientale) della Regione Puglia, analizzata la corposa documentazione giunta dalla Provincia di Taranto, si è espresso con una vera e propria stroncatura, sebbene vi sia l’invito a considerare la riformulazione della proposta.

I rilievi

I tecnici in un documento di 26 pagine ritengono che «il progetto, come da soluzione proposta, abbia impatti ambientali significativi e negativi» e che «attesa la strategicità come da Piano attuativo 2015-2019 del Prt, sarebbe auspicabile una revisione della soluzione progettuale che tenga in debito conto i rilievi sopra riportati al fine della compatibilità e sostenibilità ambientale dell’opera». 
Secondo il Comitato di Via, l’intervento proposto «non produce un miglioramento delle condizioni di sicurezza stradale e della viabilità in genere, rispetto all’esistente». La soluzione progettuale proposta dall’analisi costi/benefici e costi/efficacia è, infatti, giudicata sfavorevole.
«Il risultato - si legge nelle carte - posto in essere con la realizzazione dell’infrastruttura rispetto allo stato attuale nello scenario di riferimento non comporta alcuna riduzione apprezzabile dell’incidentalità a fronte di un investimento di 201 milioni di euro».
Stando alle valutazioni tecniche, la riduzione di incidentalità passerebbe, infatti, da 94,8 incidenti nell’arco di cinque anni a 94,3, con la realizzazione dell’infrastruttura di progetto.
L’analisi si fa poi ancora più approfondita. «L’intervento proposto - scrivono i tecnici - prevede un volume di traffico Tgm (Traffico medio giornaliero) nei due versi di oltre 10.000 autoveicoli/giornalieri a partire dallo svincolo di Talsano per arrivare a meno di 1.000 autoveicoli/giornalieri allo svincolo di Avetrana, che con la categoria C1/C2 risulta sottodimensionata nel primo tratto e quasi per niente utilizzata nell’ultimo tratto. La finalità dell’intervento proposto appare già assolta dalla altre reti infrastrutturali esistenti di pari categoria C1-C2 e pertanto la proposta progettuale, con i relativi impatti e nuova occupazione territoriale, risulta ingiustificata, a fronte delle alternative prese in esame, ivi compreso l’alternativa zero, poiché non migliorativa ai fini della riduzione dell’incidentalità rispetto allo stato esistente». 
Il Comitato avanza poi un suggerimento: «Sarebbe auspicabile un approccio progettuale che abbia quale punto di partenza non la realizzazione di un’opera ex novo, ma l’adeguamento della rete stradale esistente, anche al fine di valutare ed attuare scelte tecniche ed ambientali volte a ridurre la movimentazione di terra ovvero le operazione di escavo, l’occupazione di nuovo suolo, la realizzazione di nuove cave di prestito, l’interferenza con l’habitat 6220». 
Tra le altre cose, per l’organismo tecnico la soluzione proposta non risulta dare «soluzioni efficaci in termini di sostenibilità ambientale e paesaggistica e, a fronte delle scelte effettuate, comporta effetti significativi e negativi sull’ambiente, quali: occupazione di nuovo suolo, consumo di risorse naturali, apertura e sfruttamento di nuove cave (di prestito), interferenza con aree agricole e naturali, sottrazione di habitat».
Il Comitato di Via sottolinea poi che «il volume stimato da avviare in discarica (369.867 mc) insieme con il nuovo materiale proveniente da cava di prestito (511.400 mc) determinano una movimentazione di volume di materiale pari a 881.267 mc» e che «il progetto risulta carente di scelte progettuali volte a ridurre la movimentazione e l’escavo di materiale, di modifica delle livellette stradali tali da compensare i volumi di sterro con quelli di rilevato, comportando un non sostenibile conferimento di ingenti quantitativi di materiale in discarica, con un notevole impatto in termini di traffico e produzione di CO2 connessi alla movimentazione di rifiuti in uscita e di materiali provenienti da cava di prestito in entrata per consumo di suolo».
Tra gli ulteriori punti del parere viene rilevata, inoltre, «la mancata indicazione di misure di tutela gli alberi di ulivo (non è data evidenza dell’eventuale interferenza con specie monumentali), in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale».
I tecnici notano poi la mancanza di «un piano operativo relativo alle azioni di mitigazione, alla sua ottimizzazione progettuale per ridurre l’intensità e significatività degli impatti ovvero attività di compensazioni per bilanciare gli impatti significativi, attuabili anche fuori area di impatto: il proponente si limita solo a compendiare le misure che potrebbero essere messe in opera, senza specificare come e quando».
In definitiva, il Comitato di Via ritiene che «la soluzione avanzata per la realizzazione dell’opera comporta un significativo effetto negativo, diretto e indiretto, sui fattori suddetti di biodiversità (Habitat 6220), territorio, suolo, acqua, aria e clima e sul bene culturale/paesaggistico interessato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA