Liceale dislessica, il Tar annulla la bocciatura

Foto repertorio
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di Elga MONTANI
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Martedì 8 Novembre 2022, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 13:18

Una liceale di Bari, dislessica, non ammessa all'anno successivo, ha vinto il ricorso al Tar e la sua bocciatura è stata annullata. I genitori dell'alunna, rappresentati e difesi dagli avvocati Mariano Alterio e Giovanni Di Rella, avevano deciso di predisporre il ricorso contro il liceo scientifico frequentato dalla figlia in quanto sostenevano che la scuola non le avesse garantito un percorso scolastico adeguato, come da normativa, non supportandola e soprattutto che, nella decisione di bocciarla, non erano state in alcun modo considerate le difficoltà certificate della giovane.

La diagnosi di dislessia

La storia, comunque, parte da lontano, quando nel dicembre dello scorso anno la ragazza, quasi al termine del primo quadrimestre, e dopo aver ricevuto diversi voti negativi, chiede ai propri genitori di sottoporsi ai test per la diagnosi del Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA).

La motivazione è legata al fotto che avvertiva sintomi legati in particolare alla capacità mnemonica e alla gestione dell'ansia. La giovane viene seguita dalla dottoressa Tarricone che nella sua relazione, datata 10 dicembre 2021, scrive di aver riscontrato «difficoltà di memoria di lavoro e velocità di elaborazione statisticamente rilevanti. Rispetto agli apprendimenti si conferma deficit di velocità di lettura F81.0 Dislessia, di velocità di scrittura F81.1 e delle abilità aritmetiche F81.2. È possibile che la paziente impieghi più tempo nella memorizzazione e necessiti di tempo per la lettura, la scrittura e il calcolo». Una diagnosi (confermata anche in aprile dalla dottoressa Anna Presicci, che rilevava anche un disagio emotivo-ansioso) che ormai non dovrebbe rappresentare altro se non un punto di partenza di un percorso, considerando che la legislazione prevede dei percorsi specifici personalizzati per gli studenti che abbiano certificate tali difficoltà.

Le difficoltà a scuola

Ma è qui che iniziano le difficoltà a scuola, in quanto l'istituto, nonostante venisse avvisato tempestivamente della situazione dai genitori con diverse mail, la prima delle quali datata 19 dicembre, «rimaneva inerte e inadempiente per un lungo periodo, fino a quando in data 24 febbraio 2022 era redatto e approvato il Piano Didattico Personalizzato». Inoltre, stando a quanto emerge dalla decisione del Tar, «la deliberazione del consiglio di classe all'esito degli scrutini finali ha attribuito alla ricorrente i voti nelle diverse materie, con il riconoscimento di debiti formativi, senza fare il minimo accenno alla particolare condizione dell'alunna, né alla eventuale applicazione delle misure del PDP» e, dalla documentazione, «non emerge in alcun modo che il corpo docente, nell'esprimere i voti (in particolare quelli insufficienti), abbia tenuto in qualche considerazione la sua particolare situazione». In altri casi simili, la giurisprudenza ha stabilito infatti che la scuola non deve solo far sì che allo studente vengano garantiti gli strumenti idonei, ma anche provvedere a valutare l'alunno considerando le sue problematiche. Invece «nel caso di specie il consiglio di classe si è limitato a porre in essere un generico riferimento all'applicazione di strumenti compensativi, circostanza quest'ultima rimasta poi smentita dalla relazione e dalla documentazione». Il Tar ha quindi stabilito di annullare gli atti impugnati, tra cui la non ammissione alla classe successiva della ragazza.
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