Acciaierie d’Italia non ha pagato lo straordinario a molti dipendenti. La sorpresa, rivelata dai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm di Taranto, è stata scoperta ieri, quando sul portale aziendale i lavoratori hanno visionato in anteprima il cedolino dello stipendio di agosto che sarà pagato oggi. All’ex Ilva è già stato chiesto un incontro “urgente” di chiarimento.
La produzione
Intanto l’azienda ieri mattina ha riattivato un secondo convertitore (il 3) all’acciaieria 2.
Fonti sindacali spiegano a Quotidiano che il convertitore 3 era fermo da un anno. I lavori di ripristino erano stati avviati ma poi fermati perché, pare, AdI non avesse pagato le imprese che stavano operando. E così il rischio di dover subire un’altra stretta produttiva - e peraltro in una fase in cui la fabbrica già da tempo va a passo ridotto - ha spinto l’azienda ad accelerare da venerdì il ripristino di un convertitore. Ciò detto, restano comunque tutti i problemi, dalla sofferenza economica dell’indotto alla fornitura di gas non pagata a Snam, dalla cassa integrazione invariata nei numeri (2.500) ad un obiettivo di produzione, 4 milioni di tonnellate di acciaio nel 2023, che molto difficilmente sarà raggiunto e che raccoglie sin d’ora scetticismo diffuso. A questi si è aggiunto adesso il malcontento per il mancato pagamento dello straordinario.
Le aziende dell'indotto
Commentando le dichiarazioni alla Fiera del Levante del vice premier Matteo Salvini, a proposito dell’acciaio dell’ex Ilva per il ponte sullo Stretto, l’Aigi, l’associazione delle imprese uscite da Confindustria Taranto, evidenzia che “le parole del ministro Salvini, se pur rassicuranti sul piano della ritenuta strategicità della fabbrica per il Governo, non lo sono state altrettanto sul fronte dei programmi reali che riguardano il futuro, futuro che è legato a doppio filo alla mancata programmazione industriale insieme alle incertezze che ruotano sull’assetto societario”. “Gli imprenditori dell’indotto, coloro i quali continuano a mantenere in vita la fabbrica di Taranto, pur vantando esosi crediti, chiedono che alle parole, agli intendimenti, seguano fatti concreti - dice l’Aigi -. A cominciare da una programmazione industriale seria che preveda l’aumento della produzione in chiave green fino ai limiti consentiti dalle attuali disposizioni e che garantisca occupazione e il ritorno alla normalità per le aziende dell’indotto”. “Una ripresa che si attende dal 2018 che rilanci la competitività dello stabilimento sui mercati internazionali” ma “ad oggi - avverte l’Aigi - non si conosce, né si vede attuato il piano industriale dell’attuale gestione”. “Se l’acciaio prodotto a Taranto è ritenuto indispensabile per la realizzazione del ponte sullo Stretto ed è considerato acciaio di alta qualità richiesto da Fincantieri per la realizzazione dei propri progetti, non si comprende perché questa fase di stallo duri da così tanto tempo e perché il Governo insieme al socio privato, chiunque esso sia e chiunque esso sarà, si attardi a far partire investimenti e produzione” si domanda l’Aigi.
La protesta
Ieri, intanto, le sigle sindacali hanno tenuto un primo incontro su come organizzare la protesta nel giorno (28 settembre) in cui AdI porterà a Taranto i suoi principali clienti per un road show commerciale, una protesta che dovrebbe essere forte, mentre per oggi è confermato l’incontro con lo Spesal dell’Asl sui temi della sicurezza del lavoro e degli impianti.