Ex Ilva, buste paga leggere per i lavoratori di Taranto. C’è la cassa integrazione ancora non prorogata

Una veduta della grande fabbrica
Una veduta della grande fabbrica
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 13 Luglio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:05

La proroga della cassa integrazione dal 19 giugno a fine anno in base al decreto legge sulla Pubblica amministrazione, il ministero del Lavoro non l’ha ancora autorizzata per 2.500 dipendenti di Acciaierie d’Italia, ma ieri il personale sospeso dal lavoro ha percepito una busta paga ridotta anche per i giorni compresi tra il 19 e il 30 giugno. Come se la cassa fosse già stata prorogata e approvata. Inoltre, con l’ultimo aumento contrattuale, coloro che beneficiano di un superminimo assorbibile non si sono visti riconoscere nulla. L’ex Ilva  ha infatti disposto l’assorbimento dell’incremento stabilito dalla clausola di salvaguardia del contratto ed ha ignorato la richiesta dei sindacati di soprassedere. Si accendono dunque nuovi fronti di protesta nel siderurgico di Taranto, mentre diventa sempre più insostenibile la situazione dei trasporti interni “con soli 4 autobus che devono sopperire a tutte le corse”.

I sindacati 

«Avevamo il sospetto che Acciaierie d’Italia decurtasse le buste paga applicando la cassa integrazione anche senza l’autorizzazione ministeriale e così è stato, lo abbiamo visto dalle buste paga - dice a Quotidiano Davide Sperti, segretario Uilm -. Quello che è avvenuto non è legale. Come se le regole generali non valessero per l’ex Ilva in quanto zona franca. Ma dove stiamo? Noi adesso valuteremo cosa fare sul piano legale, ma se la cassa non è approvata dal ministero del Lavoro, l’azienda deve far rientrare i dipendenti sospesi. Deve averli a suo carico. AdI non può dire che l’autorizzazione comunque arriverà, sarà retroattiva, e intanto ha anticipato la cassa. L’anticipo, col successivo rimborso dell’Inps, è regolare quando gli ammortizzatori sociali hanno ricevuto il nulla osta, non in questo caso. Non si può anticipare una cassa che formalmente non c’è». 
«La vertenza ex Ilva necessita di chiarezza in merito alla prospettiva industriale ed ambientale, non di decreti d’urgenza con cui si continuano a procrastinare le scelte di politiche industriali oggi lasciate nelle mani della multinazionale che condiziona inevitabilmente la vita di cittadini e di migliaia di lavoratori», incalza Francesco Brigati, segretario Fiom Cgil. «È inaccettabile - prosegue Brigati - che il Governo metta a disposizione ulteriori risorse pubbliche per la cassa integrazione senza avviare un confronto sindacale di merito sull’utilizzo dell’ammortizzatore sociale oltre ad un piano di investimenti ed un piano industriale necessari a garantire un rilancio della produzione del sito di Taranto».
Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl, tocca invece il tema del superminimo. Prima però facciamo un esempio. Un quinto livello che, con l’ultimo aumento contrattuale e la rivalutazione dell’inflazione, si è visto attribuire circa 123 euro ed ha però un superminimo individuale poniamo di 200 euro, a giugno ha visto sì i 123 euro accreditati come aumento di contratto al primo rigo della busta paga ma la stessa somma sottratta dal superminimo. Proprio perché quest’ultimo - voce accessoria della retribuzione che non percepiscono tutti - assorbe gli incrementi del contratto. Sebbene l’assorbimento sia “contrattualmente valido» - i sindacati, afferma D’Alò - avevano chiesto all’azienda - data l’evidente difficoltà economica che vivono i lavoratori, nessuno escluso -, almeno in quest’occasione, di riconoscere gli aumenti a tutti senza distinzione. Molte aziende, riconoscendo il momento, hanno accolto l’invito e trovato insieme a noi gli strumenti di equilibrio pur di riconoscere gli aumenti. Acciaierie d’Italia, invece, in barba al periodo di difficoltà e senza nemmeno un cenno alle organizzazioni sindacali, ha riassorbito gli aumenti previsti dalla clausola di salvaguardia del contratto». «Un atteggiamento che dimostra la noncuranza dell’azienda per le relazioni sindacali e i propri dipendenti», commenta D’Alò, che aggiunge che Acciaierie d’Italia ormai da anni, tra mille scuse, non avvia il confronto per il rinnovo del contratto integrativo aziendale”.

Le reazioni 

Parla di “bomba sociale” Mario Turco, vice presidente M5S. «In questo momento - afferma - a Taranto 2.500 famiglie non sanno cosa sarà di loro perché il Governo, dimostrando ancora una volta tutta la sua incapacità e incompetenza rispetto alle esigenze dei cittadini, non autorizza la cassa integrazione guadagni straordinaria destinata ai lavoratori dipendenti di ex Ilva. È una vicenda assurda e paradossale se si pensa che le quote dello stabilimento siderurgico sono perlopiù in mano pubblica». Mentre la Fiom con Brigati afferma che “l’unica soluzione per ottenere un rilancio è quello di cambiare gli attuali societari” portando lo Stato in maggioranza in AdI. E “cambiare definitivamente l’attuale governance” chiedono anche le rappresentanze di fabbrica di Fim, Fiom e Uilm. Quest’ultime denunciano l’inadeguatezza e la scarsità dei bus interni e indicando i tanti disagi avvertiti dai lavoratori (perdita dei mezzi pubblici esterni, attesa di ore alle fermate perché non si è riusciti a prendere la coincidenza, richiesta ai familiari di essere prelevati dalla fabbrica, spogliatoi raggiunti a piedi di notte), dicono che gli stessi sono ormai abbandonati “dalle istituzioni e di fatto anche nei reparti”. 

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