Ex Ilva, ancora protesta a Taranto. Il Governo lavora a un decreto unico

La giornata di ieri, la protesta continua davanti alla prefettura (Foto studio Ingenito)
La giornata di ieri, la protesta continua davanti alla prefettura (Foto studio Ingenito)
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 15 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 20:31

Dei due decreti legge varati nei giorni scorsi dal Governo per Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva di Taranto, alla fine ne resterà uno solo. I contenuti del secondo, 9/2024, che riguarda l’indotto, con un emendamento del Governo saranno travasati nel primo, 4/2024, che verte sull’amministrazione straordinaria. 

La trattativa


Terminate le audizioni e in attesa che maturino novità sia dalle trattative che hanno in corso Mittal e Invitalia per vedere se è possibile con un accordo far uscire la multinazionale dalla società, sia dal Tribunale di Milano, che deve decidere se concedere o meno ad Acciaierie le misure cautelari e protettive chieste per tutelarsi dai creditori e spingere la composizione negoziata della crisi, la commissione Industria del Senato, dove è approdato il dl 4/2024, lavora sugli emendamenti in vista dell’arrivo del testo in Aula il 27 febbraio. 

Il percorso


Martedì prossimo il presidente della commissione, Luca De Carlo (FdI), darà la valutazione sulle ammissibilità dei 157 emendamenti presentati.

Le votazioni delle proposte di modifica prenderanno il via con l’arrivo dei pareri del Governo, probabilmente già mercoledì mattina. I termini per presentare correzioni e integrazioni sono scaduti il 13 febbraio e il quadro d’insieme vede tra l’altro 5 emendamenti del relatore Salvo Pogliese (FdI), lo stesso che un anno fa relazionò sul decreto che ha posto le basi per l’amministrazione straordinaria, e 63 sub-emendamenti. Quest’ultimi relativi alla disposizione del Governo che trasferisce il secondo decreto nel primo. Infine, 14 sono gli ordini del giorno.

La protesta e le proposte


Prima degli emendamenti, va detto che ieri è stata un’ennesima giornata di protesta per gli imprenditori di Aigi, l’associazione dell’indotto. È proseguito infatti il loro sit in davanti alla Prefettura, così come è rimasto bloccato al transito dei mezzi il tratto di via Anfiteatro antistante Palazzo del Governo. Questa protesta è cominciata lunedì, è andata avanti anche di notte, e l’altro ieri c’è stato pure il blocco del ponte girevole. Ieri sera, invece, una delegazione di Aigi ha incontrato l’arcivescovo di Taranto, Ciro Miniero. 
Circa la trattativa tra i due azionisti, è un ultimo tentativo per vedere se si trova un’intesa al posto dell’amministrazione straordinaria, che il Governo ha già pronta, ma il negoziato si sta rivelando difficile. Le posizioni non trovano un punto di sintesi e d’altra parte è già indicativo il fatto che le precedenti settimane di discussione non abbiano prodotto nulla. Se fallito il negoziato, si andrà all’amministrazione straordinaria per Acciaierie, decadrà anche la composizione negoziata della crisi così come stabilisce il primo decreto legge. «Auspichiamo un accordo tra i due soci che allontani lo spettro del commissariamento e metta al sicuro i nostri crediti salvaguardando le nostre imprese e i nostri lavoratori che non sono differenti dai dipendenti diretti dello stabilimento», commenta Fabio Greco a capo di Aigi, ricordando che l’indotto ha maturato crediti per 140 milioni. In quanto agli emendamenti, il relatore Pogliese ha previsto che le prestazioni dell’indotto, i cui crediti sono tutelati, possono essere «anche non continuative». 
Una seconda proposta del relatore aggiunge ai lavoratori addetti alla manutenzione degli impianti ed alla sorveglianza delle attività connesse alla sicurezza, anche quelli “addetti alla implementazione, gestione e manutenzione dei presidi ambientali”, così come suggerito da Arpa Puglia nelle audizioni. La loro collocazione in cassa integrazione è possibile, ma a condizione che non siano direttamente impegnati in specifici programmi di sorveglianza per la sicurezza e tutela ambientale. Un emendamento presentato dai senatori Pd, tra cui Misiani, Martella, Camusso e Furlan, si rifà al decreto legge di un anno fa, quello che ha sbloccato 680 milioni da parte di Invitalia, e stabilisce che la conversione in aumento di capitale sociale, già prevista, deve avvenire entro il 31 marzo prossimo, mentre attualmente non c’è una data. Si propone inoltre da parte dei Dem che dall’1 aprile, il ministero dell’Economia, in attesa che s’individui un nuovo socio privato, è autorizzato a concedere uno o più finanziamenti nel limite massimo di un miliardo di euro per il 2024, di cui 750 milioni “al fine di assicurare la continuità produttiva aziendale”, l’occupazione e la tutela ambientale e 250 “per il pagamento delle imprese”. Proposto dai Dem anche un tavolo istituzionale, interministeriale e interregionale, per individuare “condizioni” e “risorse necessarie ad assicurare la continuità del funzionamento produttivo” e “la risalita della produzione degli impianti”. Chiesto dal Pd che le imprese dell’indotto siano riconosciute “strategiche” con un fondo di dotazione di 150 milioni presso il Mimit e inoltre che l’ammissione all’amministrazione straordinaria avvenga previo piano triennale su tempi e costi della decarbonizzazione e parere vincolante delle Regioni interessate. Il M5S, con Turco, Naturale, Nave e Sabrina Licheri, ha proposto che le concentrazioni di benzene non superino “la soglia di 27 microgrammi a metro cubo quale media oraria”, arrivando in caso di gravi violazioni anche “alla sospensione dei prestiti per danni causati alla salute delle persone e all’ambiente”. Altri gruppi (Aurora Floridia, Cucchi, Magni e De Cristofaro) e il M5S hanno chiesto che i 320 milioni previsti siano una “misura iniziale” per il 2024. E il Pd aggiunge che siano integrati con successivi provvedimenti, in modo da avere “finanziamenti in grado di garantire la continuità produttiva per tutta la durata dell’amministrazione straordinaria e fino all’individuazione del nuovo socio privato”.  

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