I riflessi della crisi americana preoccupano per Leonardo

I riflessi della crisi americana preoccupano per Leonardo
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 9 Aprile 2020, 09:13
Al momento non ci sono certezze e ufficialità ma i segnali d'oltreoceano sono negativi. E il campanello d'allarme è scattato prima attraverso l'interrogazione del senatore Dario Stefàno al ministro Patuanelli e poi tramite le organizzazioni sindacali in allerta per quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Boeing, la principale industria aerospaziale del mondo e il più grande costruttore di aerei commerciali e militari, è in una drammatica situazione finanziaria e le conseguenze potrebbero abbattersi su Leonardo, in particolare per lo stabilimento di Grottaglie. Quest'ultimo è monocommittente, ha cioè una produzione basata essenzialmente sulle richieste del colosso statunitense che in questo momento naviga in cattive acque. Lo scenario deve ancora delinearsi, è bene sottolinearlo.

Per comprendere il contesto, occorre ricordare il rapporto simbiotico tra Leonardo e Boeing. A Grottaglie, a pochi chilometri da Taranto, la divisione Aerostrutture di Leonardo conta 1.300 lavoratori provenienti da tutte le province pugliesi: si realizza la parte centrale e posteriore della fusoliera del Boeing 787 Dreamliner. La compagnia statunitense ha subito in questi mesi due colpi pesantissimi. A livello di reputazione - e non solo - i due disastri aerei a cavallo tra il 2018 e 2019 che hanno coinvolto il 737 Max hanno determinato un'inchiesta del Congresso americano e la messa a terra di quei velivoli.

Da qualche settimana, è il Covid-19 a fare paura. Secondo l'agenzia Bloomberg, nei prossimi mesi sono attesi migliaia di tagli al personale attraverso pensionamenti o incentivi a causa di uno storico crollo dei viaggi nel mondo. Inoltre, è arrivato lo stop alle attività negli stabilimenti di Puget Sound e Moses Lake nello Stato di Washington dove sono stati registrati 133 casi di contagio da coronavirus. E proprio per colpa della pandemia, da ieri è sospesa fino a nuovo avviso la produzione del 787 Dreamliner presso le sue strutture in Carolina del Sud. Sebbene il presidente degli Usa Donald Trump abbia assicurato il suo aiuto - la richiesta sarebbe per «un minimo di 60 miliardi di dollari di aiuti» pubblici e privati -, le antenne si sono drizzate anche in Italia. Dario Stefàno, vice presidente dei senatori del Pd, ha presentato un'interrogazione urgente al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli: la situazione «rischia di avere pesanti conseguenze sul sito tarantino che collabora a stretto giro con lo stabilimento di Charleston. La crisi deve essere a questo punto un'occasione da non perdere per rivedere quella che reputo essere la grande pecca che grava sullo stabilimento Leonardo di Grottaglie: ossia operare in monocommittenza e con monocliente».

Ieri, si è riunito in videoconferenza il coordinamento Fiom-Cgil Leonardo alla presenza delle segreterie nazionali, territoriali e le rsu degli stabilimenti italiani. Il sindacato non ritiene più sostenibile il perdurare di voci discordanti sui volumi produttivi o forzature a livello territoriale per la firma di accordi a livello di sito, senza che vi sia chiarezza su come l'azienda pensa di affrontare questo periodo si legge in una nota. «Quello che chiediamo - spiega Giuseppe Romano, segretario territoriale della Fiom - è innanzitutto trasparenza. A Grottaglie ancora non è stata riavviata a pieno regime la fabbrica dopo le misure per prevenire il contagio e ci piombano queste voci addosso. Chiediamo certezze». E non è semplice neanche quello «perché parliamo di decisioni verticistiche e avere un quadro sulle prospettive è complicato: ad oggi non ci sono comunicazioni ufficiali, Leonardo ha spedito le fusoliere e vorrebbe proseguire la produzione in attesa di un'auspicata ripresa di Boeing».

Il bazooka sfoderato da Trump potrebbe essere di aiuto ma la tensione c'è: «Il problema è che si è legati mani e piedi a Boeing e a un unico progetto - conclude Romano - Ricordiamoci però che Grottaglie è cresciuta tanto grazie a quell'impostazione e macchinari e know-how sono tarati su quella commessa. Anzi, vista l'efficienza, fino a qualche tempo fa sembrava che Boeing potesse investire sul 797. Ora, ci auguriamo di non ricevere sorprese negative»
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