De Picciotto: "Dal calcio al turismo non lascio gli investimenti. Ora tutti insieme per conquistare la serie A"

Renè De Picciotto con Sticchi Damiani e Pantaleo Corvino
Renè De Picciotto con Sticchi Damiani e Pantaleo Corvino
di Lino DE LORENZIS
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Venerdì 18 Marzo 2022, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 15:35

Tornerà in Puglia, nel suo amato Salento, nei primi giorni di aprile. E lo farà con il solito entusiasmo con il quale ha sempre voluto seguire da vicino tutte le attività avviate negli ultimi anni nel settore del turismo e in quello dello sport.
Ora Renè De Picciotto, azionista di riferimento dell’Us Lecce, si trova a Miami nell’imminenza della consegna di tre nuovi alberghi low-cost, tra i tanti del suo patrimonio. «Tra due, al massimo tre mesi sarà tutto pronto - dice al telefono -. In queste nuove strutture ricettive, che si moltiplicheranno rapidamente nel volgere di pochi anni, sarà possibile soggiornare a costi relativamente bassi, a condizione però di rimanerci almeno per una settimana. Dalla prossima settimana poi sarò a Milano e in alcune centri del nord per seguire altri affari, dopodiché tornerò a casa. Per continuare a lavorare perché lavorando non ci si stanca mai».
Nei suoi pensieri c’è sempre il Lecce, uno dei “gioielli” di famiglia. Sono prive di fondamento le voci circolate nei giorni scorsi circa un suo prossimo addio al club di via Colonnello Costadura?
«È una notizia falsa e le dirò di più: resto nella proprietà del Lecce e con gli altri soci renderemo il club ancora più solido. Non le nascondo infatti che stiamo lavorando per favorire l’ingresso di nuovi soci con lo scopo di rinforzare la società. Nulla a che vedere con le notizie circolate nei giorni scorsi e che, sinceramente, mi hanno dato fastidio. Credo però di aver capito cosa sia accaduto».
Cioè?
«Bisogna necessariamente allargare il discorso. Io ho sempre detto a tutti una cosa: ho compiuto 78 anni e mi ripropongo di mettere un po’ di ordine per il futuro affinché la mia famiglia, che non vive in Italia, non abbia trecento guai al giorno nella gestione di tutto quello che un giorno lascerò. Nel caso della Puglia sono più o meno undici le attività che abbiamo tra la spiaggia, la fortezza, le masserie, le proprietà di Fasano, il cinema a Ostuni, il palazzo BN a Lecce. E il calcio, ovviamente, che, però, per me è sempre stato un discorso a parte. Quando dico voler mettere a posto non intendo necessariamente vendere. Parliamo di attività che magari necessitano di una ristrutturazione e per le quali bisogna avere colloqui periodici con i Comuni, avere a che fare con gente che ti contrasta, vicende legali finite nelle aule del Tar. Laggiù, purtroppo, ho trovato tutte queste complicazioni».
Anche a Lecce?
«No, fortunatamente Lecce è esente da questo discorso. Tanto per rendere l’idea posso affermare di essere stato contrastato soprattutto nei posti in cui ho messo il 60 per cento degli investimenti mentre invece è filato tutto liscio in quelli nei quali ho messo solo il resto. Può sembrare strano, ma è ciò che è accaduto. Io devo in un modo o in un altro mettere a posto, semplificare e sistemare questo patrimonio affinché non sia complicato da gestire nel caso in cui adesso, o anche fra dieci anni, dovesse accadermi qualcosa. Fatta questa premessa, entro nel cuore della faccenda: sono stato avvicinato da vari gruppi intenzionati ad acquistare diverse cose del mio patrimonio. Ho accettato di ascoltare, ma questa gente non è stata discreta e quindi si è diffusa la voce in tutta la Puglia che stavo vendendo. Alla fine, però, non è andato niente in porto, non ho firmato nessun documento e non ho venduto niente. Di conseguenza, ho interrotto ogni trattativa di questo tipo».
Nelle trattative in corso c’erano pure le sue quote dell’Us Lecce?
«No, assolutamente. Come lo ho detto, il calcio per me è sempre stato un discorso a parte, separato dal resto delle mie attività. Detto questo, va da sè che ci sono cose più semplici da gestire e altre per le quali invece occorre una maggiore attenzione da parte mia. Penso, ad esempio, che ci sono da ultimare i lavori delle quattro masserie. Ma tutto questo non c’entra con il calcio. La gente non capisce che uno che ha lottato tutta la sua vita deve gestire, occuparsi di tutte queste cose e lavorare nel resto del tempo. Così come faccio tutti i giorni».
Quindi, i tifosi del Lecce possono stare tranquilli: De Picciotto resta al Lecce?
«Sì, glielo confermo. Mi consenta di dire che questi azionisti fanno degli enormi sacrifici per continuare a fare calcio a questi livelli. E le posso assicurare che non è per niente facile. La gente si dovrebbe chiedere come è possibile per un club di provincia reggere ai vertici del calcio nazionale, quali sforzi compiono tutti i soci per permettere alla società di sopravvivere. Magari un giorno lo spiegheremo, ora abbiamo solo l’interesse a raggiungere il traguardo finale. Non le nascondo che di recente abbiamo perso per strada punti pesanti pareggiando partite che si potevano tranquillamente vincere. Per carità, so bene che pure le altre squadre, alla stregua del Lecce, hanno affrontato gli stessi problemi».
Cos’è mancato al Lecce, a suo giudizio?
«Un pugno di ferro e un po’ di grinta. A tutti i livelli. A volte ci è sfuggita la vittoria a causa di errori individuali gravi e secondo me bisognerebbe migliorare tanto sotto questo aspetto. È vero che c’è stata anche un po’ di sfortuna e mi riferisco agli infortuni prima di Gabriel e subito dopo di Bleve, ma nel calcio come nella vita si può fare sempre meglio. Aggiungo pure che mi aspetto di più dai calciatori arrivati nel mercato di gennaio. Rivolgo un invito a tutti: restiamo uniti e puntiamo con tutte le nostre forze alla promozione in serie A perché questo traguardo è molto importante per il Lecce».
Dottor De Picciotto, è intenzionato a fare altri investimenti in Puglia?
«No, per ora sono costretto a fermarmi. Vede, ho interessi importanti in Russia e, in parte, sono stati toccati dalle vicende che tutti conosciamo. Di conseguenza, devo essere più prudente. Aspetterò per capire cosa accadrà da qui ai prossimi mesi».
In passato manifestò la sua delusione nei confronti della Puglia e in particolar modo della burocrazia. Nel frattempo, ha cambiato idea?
«La Puglia non mi ha deluso, mi ha sorpreso però il comportamento di certa gente che anziché avere una visione sul progresso e insieme lottare per il futuro, ha pensato bene invece di contrastarmi, facendolo anche in modo abbastanza stupido. Non le nascondo che, alla fine, ho vinto tutte le cause finite in tribunale. Però questo atteggiamento ostruzionistico ha ritardato la sviluppo di tre, quattro e anche cinque anni. Sarebbero stati anni guadagnati per tutti, per il lavoro, per i posti di lavoro, per gli oneri versati ai Comuni. Non mi stancherò mai di affermare che quaggiù purtroppo non c’è una visione sul futuro, non c’è una costruzione ragionevole e quando parli ti accorgi che c’è poca gente disposta a ragionare economicamente sul futuro. In questo senso sì, c’è una forte delusione ma mi rendo conto che questo è il Sud e di certo non posso essere io a cambiarlo».
Un’ultima considerazione sul Palazzo Bn, il cui decollo è stato fortemente condizionato dall’arrivo della pandemia. Rifarebbe l’investimento?
«Guardi, il palazzo Bn ha costi di gestione importanti.

Abbiamo deciso di rivedere il tutto al fine di contenere i costi, soprattutto in tempi di bassa stagione, da ottobre ad aprile. Lecce è una città piccola e con l’aggravante della pandemia l’arrivo dei turisti ha subito un rallentamento. Non le nascondo che abbiamo sofferto un po’. Al netto di ciò che ho detto, sono molto contento di aver investito sul Palazzo Bn ed è un investimento che rifarei altre cento volte perché sono molto attaccato a questa città. Ora stringiamoci attorno alla squadra giallorossa e proiettiamoci verso le ultime tappe di questa stagione con la convinzione di poter raggiungere il traguardo finale. Forza Lecce da Miami».

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