"Giganti feriti" al Cinema Europeo a Lecce

"Giganti feriti" al Cinema Europeo a Lecce
di Giorgia SALICANDRO
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Sabato 12 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:12

Il Sud, la sua identità e le sue prospettive scritte nel paesaggio inaugurano gli schermi della ventitreesima edizione del Festival del cinema europeo di Lecce, in programma per un’intera settimana, da oggi a sabato prossimo, al Multisala Massimo tra proiezioni, ospiti internazionali, focus di approfondimento (tra cui uno dedicato all’Ucraina), eventi off.

Questa sera alle 20.30 l’anteprima speciale a ingresso gratuito (sold out) con il docufilm “Il tempo dei Giganti” di Davide Barletti e Lorenzo Conte, un viaggio fisico e interiore che attraversa molte epoche entro lo spazio di una sconvolgente mutazione del paesaggio consumata in Puglia in meno di dieci d’anni con la diffusione della Xylella e il disseccamento rapido degli ulivi.

Il film, prodotto da Dinamo Film e Fluid Produzioni con il contributo di Apulia Film Commission, è liberamente tratto dal libro “La morte dei Giganti” di Stefano Martella (Meltemi), con le musiche di Valerio Daniele.

Il dramma scoppiato nel 2013

Era il 2013 quando il batterio veniva isolato nelle campagne di Taviano, non lontano da Gallipoli. Oggi la minaccia non riguarda più il Salento, ormai attraversato da lunghe distese di deserto, ma corre più a nord, dove ancora gli ulivi sopravvivono e sul cui maestoso splendore abbiamo imparato a soffermare lo sguardo. Impressionano le prime scene del film, che inquadrano gli alberi dal tipico tronco tozzo e possente dell’area tra Fasano, Ostuni, Carovigno e Monopoli - la Piana degli ulivi millenari - con le foglie di un verde argenteo ancora brillante, seppur già soggetti a controlli e cure. E proprio quelle immagini di piante vive riescono a racchiudere la misura del dramma, con una potenza altrettanto eloquente - forse di più - dei tronchi spogli come arti monchi degli ulivi salentini, ormai “usurati” dalle cronache.

Il fil rouge della storia è affidato a Giuseppe (Semeraro, attore teatrale e poeta originario di Fasano) che torna a casa dall’anziano padre. Un itinerario intimo e poetico che è anche un dialogo con la vita e la morte e un tentativo di riflessione sul senso dell’esistenza. Il film infatti non è tanto - o non solo - la cronaca della malattia quanto il racconto di come questa abbia attecchito nell’animo delle persone.

A parlarne sono proprietari di terreni e attivisti, cittadini sgomenti, studiosi - tra questi, l’ecologo Riccardo Valentini, premio Nobel per la pace 2017, il geografo e rettore di Unisalento Fabio Pollice, il sociologo Stefano Cristante, e poi ancora giornalisti, biologi, epidemiologi: ognuno condivide in qualche modo il proprio “requiem” e semina una visione per il futuro. «Quello del paesaggio pugliese - commentano i registi Barletti e Conte - è un destino che rende terribilmente vicine questioni che sembrano non appartenere all’agenda del nostro Paese: desertificazione, riscaldamento globale, pandemie, globalizzazione dei mercati».

Del legame tra uomini e alberi è piena la letteratura. La storia stessa del mondo, secondo la Bibbia, è nata intorno all’albero della conoscenza del bene e del male. “Place identity self identity” è la formula chiave della psicologia del paesaggio, che studia i significati simbolici attribuiti dall’uomo ai luoghi che abita. In Puglia l’ulivo fa tutt’uno con la tradizionale vocazione agricola del territorio, che ne ha segnato l’utilizzo intensivo e, forse, ha contribuito a decretarne la morte. Nel tempo, tuttavia, quel paesaggio artificiale avanzato a danno delle foreste di lecci e querce è divenuto l’unico paesaggio riconoscibile e un simbolo visibile dell’identità pugliese.
Se il tempo dei Giganti sta per finire allora qual è il nostro, sembra chiedersi il film. Le riflessioni dei protagonisti spuntano dal landscape sonoro costruito da Valerio Daniele come giovanissime piante mosse dal vento. Bisognerà attendere anni per vederne nascere i frutti. Certamente, da qui bisogna ricominciare.

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