“Caravaggio”, c’è Placido in sala

“Caravaggio”, c’è Placido in sala
di Eraldo MARTUCCI
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Mercoledì 9 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:16

A oltre quattro secoli dalla morte, con l’infinito numero di libri e mostre a lui dedicati, i film, i fumetti (splendidi quelli di Manara), gli articoli di giornale, gli approfondimenti, cosa continua a raccontarci la figura di Caravaggio? Come mai questo personaggio riesce sempre, in maniera così densa e composita, a scuotere chi osserva le sue opere e chi legge della sua vita? Sicuramente per le due novità rivoluzionarie della sua pittura: la riproduzione dal vero, senza l’utilizzo dei modelli, ma riprendendo “al naturale” uomini, donne e adolescenti per una ricostruzione teatrale della messa in scena; e l’uso portentoso e fotografico della luce, ottenuta attraverso fonti luministiche definite che ritraevano i personaggi in rare e innovative volumetrie di chiaroscuri. 

L'attore e regista stasera in sala al Multicinema Galleria di Bari

Al mitico artista è dedicato il film “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido nella triplice veste di regista, attore e sceneggiatore (con Fidel Signorile e Sandro Petraglia) all’interno di uno straordinario cast comprendente Riccardo Scamarcio nelle vesti del pittore, Louis Garrel, Isabelle Huppert e Micaela Ramazzotti. Film uscito in tutti i cinema, ovviamente anche quelli pugliesi fra i quali il Multicinema Galleria di Bari, dove oggi alle 20.50 Placido sarà presente in sala per presentare quest’ultimo suo lavoro. 

Napoli e Roma sono stati i principali set di lavorazione, ma diverse scene sono state ambientate anche a Vignanello, a Frascati, a Sutri e a Palazzo Chigi, in piazza di Corte ad Ariccia, immersa tra i boschi di via dell’Uccelliera. Un lavoro durato ben quattro anni per spiegare le ragioni della sua arte unita alla sua vita sregolata fatta di violenza, fragilità, arroganza, riservando la sua pietà solo ai reietti e alle donne del popolo.

Un rivoluzionario della pittura, dunque, che se fosse vissuto oggi, sottolinea Placido, «avrebbe fatto il fotoreporter».

La storia è ambientata nell’Italia del ‘600. Michelangelo Merisi, detto appunto Caravaggio, è un artista geniale e ribelle nei confronti delle regole dettate dal Concilio di Trento che tracciava le coordinate esatte nella rappresentazione dell’arte sacra. Dopo aver appreso che usava nei suoi dipinti sacri prostitute, ladri e vagabondi, Papa Paolo V decide di commissionare a un agente segreto del Vaticano una vera e propria indagine, per decidere se concedere la grazia che il pittore chiedeva dopo la sentenza di condanna a morte, per aver ucciso in duello un suo rivale in amore (il tracotante Ranuccio Tommasoni, interpretato da Brenno, figlio di Placido). 
Così l’Ombra, questo il nome dell’investigatore, avvia le sue attività di inchiesta e spionaggio per indagare sul pittore che - con la sua vita e con la sua arte - affascina, sconvolge, sovverte.

«“L’ombra di Caravaggio” ha una maturazione antica, nata 53 anni, all’ombra della statua di Giordano Bruno in Campo dei fiori, a Roma - ricorda ancora il regista - arrivando a Roma dalla Puglia ero completamente ignorante di arte, ho scoperto Caravaggio attraverso alcuni amici. Con uno di loro, collega di Accademia, abbiamo immaginato di scrivere un testo teatrale su di lui in cui incontrava Bruno. Questo film come tutto il cinema si è fermato per il Covid-19. Ma non abbiamo ripreso guardando con sfiducia al futuro, avevamo la sensazione di avere sotto mano un gioiello da continuare a coltivare».

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