A Bari arriva il Pavel Haas Quartet

A Bari arriva il Pavel Haas Quartet
di Eraldo MARTUCCI
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Lunedì 7 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:31

Per equilibrio, fusione e possibilità il Quartetto d’archi è ritenuto il perfetto organico musicale della storia della musica, inserito non solo all’interno della cultura europea ma anche del tessuto sociale. E interamente dedicato a questo genere è a Bari il nuovo appuntamento della Stagione Sinfonica del Petruzzelli, che domani alle 20.30 vedrà protagonista il Pavel Haas Quartet composto da Veronika Jaruskova e Marek Zwiebel (violini), Karel Untermuller (viola) e Peter Jarusek (violoncello). In programma il Quartetto n. 60, in Sol maggiore, op. 76 n. 1 di Haydn, il Quartetto n. 2, in Fa maggiore, op. 92 di Prokof’ev, e il Quartetto n. 15, in Sol maggiore, op. 161 di Schubert. Dopo la vittoria al Concorso “Paolo Borciani” di Reggio Emilia nel giugno del 2005, la fama del Quartetto Pavel Haas si è rapidamente diffusa presso il pubblico, i critici e i promoter di tutto il mondo e oggi viene annoverato tra i complessi più innovativi.

La storia del gruppo

Ospite delle più prestigiose sale concertistiche e già vincitore di cinque Gramophone Awards per le incisioni discografiche, il gruppo prende il nome dal compositore ceco Pavel Haas (1899 – 1944), allievo di Leós Janácek e uno dei talenti musicali più geniali della Cecoslovacchia, prima di essere deportato a Theresienstadt nel 1941 e di morire ad Auschwitz nel 1944.

Franz Joseph Haydn scrisse sessantotto quartetti d’archi secondo il catalogo di Anthony van Hoboken (in precedenza si pensava che fossero di più ma erano inclusi alcuni arrangiamenti e opere spurie). Un numero imponente frutto di un percorso creativo dalla stupefacente varietà di atteggiamenti stilistici e affettivi, sempre collocati dentro quel carattere di “conversazione fra persone ragionevoli” che Goethe aveva identificato come tono tipico di questa formazione. Concepiti come un’unica entità1797 e il 1798, insieme a uno stile occasionalmente a forma libera, i Quartetti op. 76 rappresentano l’apice della sua produzione quartettistica. Il secondo brano in programma è quello di Prokof’ev (Sonzovka, 1891 – Mosca, 1953), la cui vicenda artistica si sviluppa all’ombra della Rivoluzione d’ottobre, della costruzione dell’Urss e della degenerazione del regime stalinista, che dopo averlo riconosciuto come compositore di regime lo costrinse successivamente all’umiliazione della pubblica abiura. La musica da camera non rappresenta nella sua produzione il campo d’azione più significativo, che va individuato piuttosto nel teatro musicale, nei concerti per pianoforte solista e nelle monumentali sette Sinfonie. Il concerto si chiuderà con l’ultima straordinaria creazione quartettistica di Schubert, elaborata in soli dieci giorni tra il 20 e il 30 giugno 1826. 

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