Parcheggiatori abusivi Roma, bengalesi, rom, georgiani: così si spartiscono la città

La domenica la mafia dei parcheggi taglieggia chi sosta sul lungotevere

Parcheggiatori abusivi Roma, bengalesi, rom, georgiani: così si spartiscono la città
di A. Mar. e C. Moz.
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Martedì 23 Aprile 2024, 06:15

Per alcuni di loro, quello del parcheggiatore abusivo è il porto “sicuro” dove approdare in quelle giornate in cui è meglio giocare in “difesa”. Nel giro ci finiscono un po’ tutti anche se poi nella maggior parte dei casi si tratta di cittadini bengalesi oppure nomadi, appostati sui lungotevere o nelle piazze e piazzette del centro storico. L’impegno della “domenica” quando si è comunque certi di fare cassa con il minimo sforzo.

Minacciando più o meno velatamente gli automobilisti per farsi mettere in mano pochi spiccioli.

Nei restanti giorni, invece, il livello si alza ed ecco che un novero chiaro di extracomunitari a poco a poco si è inserito perfettamente negli ingranaggi della criminalità. A seconda delle origini e dei Paesi di provenienza si delinea il profilo, o meglio, la tipologia specifica di reato.

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Per quanto riguarda il commercio abusivo, lo scettro è tenuto in mano proprio dai bengalesi (7 ambulanti su 10 fermati dai vigili sono del Sudest asiatico) una comunità che, con il passare degli anni e anche grazie a dei meccanismi finiti al centro di alcune inchieste a seguito della facilità e della numerosità dei permessi di soggiorno, nella Capitale è cresciuta a dismisura. Migliaia gli uomini finiti anche al centro di diverse operazioni delle forze dell’ordine per le attività illecite e illegali nelle quali sono risultati protagonisti. Dalla vendita di prodotti nocivi e contraffatti per le strade della Capitale al “piazzamento” di connazionali nelle postazioni del commercio ambulante fino al livello più alto di usura ed estorsioni. È di pochi giorni fa l’arresto di Nure Alam Siddique, detto “Bachcu”, bengalese di 58 anni, particolarmente conosciuto nella zona di Torpignattara (dove pure la comunità si è inserita) per essere il presidente dell'associazione “Dhuumcatu”, impegnata sul territorio per fornire assistenza agli immigrati. L’uomo, secondo le indagini dei carabinieri della stazione di Torpignattara, del nucleo operativo della compagnia Casilina e dagli agenti del commissariato Viminale, coordinati dalla Dda di Roma, avrebbe sequestrato con l’aiuto di sette complici un connazionale di 34enne colpevole di non essere rientrato di un debito. Nello specifico si trattava di 7 mila euro prestati all’uomo nel 2021 ma saliti a 100 mila euro per via degli interessi.

SPACCIO E RICETTAZIONE

A questa consorteria, si aggiunge quella dei nomadi, specializzati ad esempio nei furti con destrezza o nei borseggi soprattutto all’interno delle stazioni della metro oppure a bordo dei mezzi pubblici, senza considerare poi la ricettazione che ha colpito molti soggetti per via delle operazioni condotte proprio dentro ai campi autorizzati. Sempre nomadi o rom o sinti senza ripercorrere le cronache giudiziarie più pesanti con il coinvolgimento di determinate famiglie-clan da ultimo definite mafiose dalla Corte di Cassazione (è il caso della famiglia Casamonica) che spuntano anche nei traffici di stupefacenti. Su questo la “piazza” di Tor Bella Monaca, a seguito ad esempio, di diverse attività condotte proprio dai militari dell’Arma ha portato a galla come, nello spaccio, non sia più soltanto le vecchie e note consorterie a dettare legge. Anche coloro i quali erano da sempre usati come pusher si sono messi in proprio compiendo così uno “scatto” di livello. Tunisini ed egiziani come le indagini hanno da ultimo dimostrato erano riusciti a ritagliarsi una fetta nella ramificata piazza di via dell’Archeologia, acquistando direttamente la droga, lavorandola all’occorrenza e spacciandola a prezzi concorrenziali. Poi i georgiani che si conoscono per essere “maestri” in fatto di furti o rapine in appartamento, condendo i reati all’occorrenza anche con il sequestro dei malcapitati proprietari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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