Xylella, batosta sui frantoi salentini: chiusi 93 oleifici in tre anni

Xylella, batosta sui frantoi salentini: chiusi 93 oleifici in tre anni
di Oronzo MARTUCCI
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Domenica 29 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:57

Nella stagione 2017-2018 erano attivi in provincia di Lecce 227 frantoi, con una produzione di 20.184.432 chilogrammi di olio, a fronte di 904 aperti in tutta la Puglia, con una produzione di 205.982.869 chilogrammi. Nella stagione 2020-2021 il numero dei frantoi nella provincia di Lecce è sceso a 134 con una produzione di 3.460.282 chilogrammi, mentre in Puglia nella stessa stagione hanno operato 774 frantoi per una produzione di 117.477.384 chilogrammi. Nel giro di tre anni hanno chiuso i battenti nella provincia di Lecce, infestata dalla xylella, 94 frantoi, centri produttivi che rappresentavano e raccontavano una ricchezza, non solo in termini di quantità, di un territorio attrattivo anche grazie alle distese dei suoi uliveti. Di più: nello stesso periodo, che corrisponde al disseccamento completo di centinaia di migliaia di alberi di ulivo, la produzione di olio si è ridotta al 17 per cento circa, mentre in Puglia è rimasta al 57 per cento circa anche come conseguenza di una annata caratterizzata da scarsa produzione. E intanto la xylella avanza, minacciando anche il nord della Puglia: proprio in questi giorni la conferma dell’allargamento del focolaio di Alberobello.

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È noto che i frantoi sono centri produttivi collegati ad aziende agricole o a cooperative, caratterizzati a volte da poche unità di lavoratori, in altri casi da numeri più consistenti.

La chiusura di 93 frantoi ha cancellato l’attività di almeno un migliaio di persone e ha bloccato la commercializzazione, il marketing e la vendita in Italia e all’estero di oli prodotti con varie cultivar che rappresentano una ulteriore ricchezza del territorio. Questo danno economico, collegato alla mancata produzione, è un aspetto neppure tanto secondario di un cambiamento ambientale e paesaggistico che Marco Cattaneo, direttore de Le Scienze, Mind, National Geographic Italia e National Geographic Travelel, ha raccontato pochi giorni fa su Facebook parlando del Salento come di un luogo ormai caratterizzato da «morte e desolazione». 

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Ora rischiano anche le province di Brindisi e Taranto

La situazione è meno drammatica, dal punto di vista dei numeri, ma il rischio che “morte e desolazione” alla stregua della provincia di Lecce si presentino nel giro di pochi anni anche nelle province di Brindisi e Taranto è davvero alto. La scoperta di ulivi già contagiati dalla xylella è sempre più consistente, e il batterio non lascia scampo: il disseccamento delle piante colpite prima o poi si presenta in modo evidente. Nel Piano di contrasto anti xylella adottato dalla Regione ad aprile scorso le province di Lecce, Brindisi e Taranto, quasi per intero, dall’Adriatico allo Jonio, sono state delimitate come zone infette, nelle quali non è previsto neppure l’abbattimento degli ulivi infetti, ormai considerati persi, mentre le attività di contrasto, con attività di abbattimento e di monitoraggio, si sono spostate nella zona di contenimento larga 5 chilometri (dall’Adriatico allo Jonio) posta al confine delle province di Taranto e Brindisi con Bari. Infatti le ultime piante contagiate sono state scoperte a Locorotondo, Alberobello, Monopoli, Polignano a Mare oltre che nella Piana degli ulivi monumentali, nel territorio di Ostuni, dove però nel piano anti xylella non sono previsti gli abbattimenti, seguendo le indicazioni della Commissione europea. 
Nel 2017 erano attivi in provincia di Brindisi 145 frantoio con una produzione di 32.786.023 chilogrammi, nel 2020 sono diventati 135 ( 10 in meno) con una produzione di 28.119.935 chilogrammi prodotti, con una riduzione di appena l’8 per cento, nonostante quella appena trascorsa sia stata una annata di scarsa produzione. Nella provincia di Taranto si è passati da 94 frantoi che nel 2017 hanno prodotto 9.619,295 chilogrammi di olio, a 87 nel 2020 (7 in meno) con una produzione di 8.199.723 chilogrammi.

Puglia ancora prima in Italia per la produzione di olio

Nonostante la xylella, la Puglia continua ad essere la Regione che produce la maggiore quantità di olio d’oliva d’Italia, con livelli sempre vicini al 50 per cento del totale. Secondo un report di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) su dati Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) la produzione del 2020 2021 in Italia ha fatto registrare una flessione del 25 per cento rispetto alla precedente. «A condizionare la raccolta è stata soprattutto l’alternanza tra carica e scarica nelle regioni del Sud, dove Puglia, Calabria e Sicilia fanno registrare contrazioni nella produzione di olio rispettivamente del 45%, 36% e 5%», si legge nel report Ismea. «Ampliando l’orizzonte temporale si osserva come negli ultimi anni la produzione abbia subito oscillazioni molto ampie che in alcuni casi sono andate oltre la fisiologica alternanza di carica e scarica. Il 2016 e il 2018, infatti, si sono caratterizzati per attacchi patogeni molto importanti e che nella normalità dei casi si presentavano in maniera così intensa con un una frequenza di oltre 10 anni».
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