Xylella, a Bari si allarga ancora il focolaio: altri ulivi infetti fra Alberobello e Locorotondo

Xylella, a Bari si allarga ancora il focolaio: altri ulivi infetti fra Alberobello e Locorotondo
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Sabato 28 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:13

L’emergenza xylella torna alla ribalta con prepotenza, e non solo nei dibattiti social intrisi di accuse e ricostruzioni più o meno veritiere: il batterio continua l’avanzata e aggredisce altri ulivi, spostando ulteriormente il confine dell’infezione. Secondo l’ultima rilevazione, si allarga il focolaio di Alberobello: altri alberi colpiti dalla fitopatia, in “zona cuscinetto” tra la città dei trulli e Locorotondo. Insomma: la xylella non è ferma a Brindisi, come pure in questi giorni ha sostenuto il governatore Michele Emiliano nel botta-e-risposta su Facebook con Marco Cattaneo, direttore di “Le Scienze” e “National Geographic Italia”.
Come spiegato su Infoxylella.it, «i primi accertamenti mirati a definire l’ampiezza del primo focolaio individuato in agro di Alberobello agli inizi di agosto, a ridosso della Strada Provinciale 162 e ad un paio di chilometri dalla frazione di Coreggia, cominciano a delineare un quadro preoccupante. Il Rapporto 102P/2021 pubblicato sul sito istituzionale “Emergenza xylella” indica infatti il ritrovamento di altri 8 ulivi infetti che, come si evince dalla cartografia presente sullo stessi sito, sono tutti distanti oltre 50 metri dalle prime 5 piante infette (quelle presenti nei primi 50 metri non sono stati analizzati evidentemente perché, in base al Regolamento di esecuzione Ue 2020/1201, devono essere abbattute comunque) e, pertanto, estendono di almeno altri 50 metri l’area da sottoporre ad abbattimento». È stato inoltre pubblicato anche «il Rapporto 1594/Ldf/2021 che aggiunge altri due olivi infetti al focolaio, in questo caso in zona di contenimento, nei pressi di una stazione di servizio della SS16 vicinissima al confine con l’agro di Monopoli. Con questo aggiornamento il numero delle piante infette rilevate nel corso del nuovo monitoraggio sale a 53».

La posizione dell'associazione


Coldiretti Puglia, già in occasione dell’individuazione del focolaio di Alberobello, aveva fatto squillare l’allarme: il batterio degli ulivi nel Barese è ormai realtà. Alberobello è infatti il quarto comune della provincia, con Monopoli, Polignano e Locorotondo, ad essere colpito dalla pandemia degli ulivi. Gli ulivi infetti ad Alberobello ricadono in “zona cuscinetto”, «pertanto dopo il monitoraggio dell’area circostante – aggiunge Coldiretti Puglia – la Regione dovrà procedere all’eradicazione di tutte le piante specificate suscettibili alla xylella nel raggio di 50 metri, eccezion fatta per gli olivi con caratteri di monumentalità per i quali è possibile avvalersi di una deroga».
E già nei giorni scorsi Coldiretti ha posto l’accento sulla necessità di «una seria riflessione circa il nuovo regolamento comunitario approvato il 14 agosto 2020 che ha ridotto a 50 metri, dai 100 metri inizialmente previsti, l’area buffer ovvero il raggio dell’area focolaio intorno alle piante trovate infette e soggette a taglio obbligatorio per sottrarle all’azione di diffusione degli insetti vettori, come la cicalina sputacchina.

Se la sputacchina cammina fino a 400 metri in una stagione, l’area buffer di 50 metri risulta decisamente insufficiente a contenere il rischio contagio».

I dati


I numeri sono senza appello. L’epidemia di xylella dal 2013 ad oggi ha colpito 8mila chilometri quadrati, con un danno stimabile di oltre 1,6 miliardi euro, secondo un’analisi di Coldiretti. «Come ripetutamente segnaliamo e denunciamo da anni – torna a ribadire il presidente Savino Muraglia - il monitoraggio degli ulivi non può essere esclusivamente visivo, perché la xlella è come il Covid, la malattia è asintomatica per un lasso di tempo imprecisato, per cui le piante appaiono sane alla vista. Per accertare la presenza della malattia nell’area a forte rischio vanno effettuati campionamenti e analisi anche di ulivi apparentemente sani, senza che sia ancora ben visibile alcun segno di disseccamento».
Le proposte sul piatto non mancano: monitoraggi delle piante non solo visivi e dell’insetto vettore (l’ormai tristemente nota sputacchina), campionamenti ed espianti tempestivi in caso di ulivi infetti, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi. «L’efficacia e sistematicità sono garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non vanno messe in alcun modo in discussione», è l’appello di Coldiretti.
Il batterio killer s’è insinuato poi anche nella Piana degli ulivi monumentali, tra Carovigno, Ostuni, Fasano e Monopoli, area di particolare pregio paesaggistico e produttivo: il timore dei proprietari di quelle aree è di vedere sotto i propri occhi quanto accaduto nel Salento.

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