L’estate nera del Salento: più di 1.500 incendi al mese

L’estate nera del Salento: più di 1.500 incendi al mese
di Valeria BLANCO
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Sabato 14 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 08:58

Il Salento brucia. Brucia dal mese di maggio e continua a bruciare senza sosta, con il caldo di questi giorni che non fa altro che aumentare il rischio di focolai. In quello che sarà ricordato come l’annus horribilis sul fronte degli incendi, si viaggia a ritmi di più di 1.500 interventi al mese solo da parte dei vigili del fuoco.

I numeri

I primi dati parlano di 1.681 interventi di spegnimento nel primo quadrimestre del 2021, cioè da gennaio ad aprile (con una media di 400 interventi al mese), mentre in seguito la situazione è letteralmente precipitata: 1.074 gli interventi a maggio, 1.674 a giugno e altrettanti o forse di più) quelli registrati a luglio. E si tratta solo degli incendi più grandi, quelli affidati alla competenza dei vigili del fuoco, mentre sui roghi minori, che non rientrano in queste cifre, intervengono le Protezioni civili o, nelle aree di loro competenza, gli uomini dell’Arif.
Il comando provinciale di Lecce è il primo in Italia per numero di interventi Aib (antincendio boschivo) ed uno dei primi cinque in Europa.

La maggiore difficoltà, in questi giorni, è quella di tenere il fuoco lontano dalle case o dalle auto in sosta, che però sempre più spesso sono lambite dalle fiamme e finora solo per un miracolo non si sono registrati incidenti. Tre, invece, i vigili del fuoco feriti nelle scorse settimane mentre erano impegnati a spegnere incendi.

Vigili del fuoco in affanno

E continuano gli appelli da parte dei sindacati per chiedere più uomini e mezzi: servono soprattutto pick-up che permettano di raggiungere anche le zone più impervie, risparmiando un po’ di fatica ai pompieri. I rinforzi, a dire il vero, sono arrivati: per la prima volta dall’Abruzzo è stata inviata per un paio di settimane la Colonna mobile - per un totale di 9 uomini e 5 mezzi - per dare man forte ai colleghi salentini che mai come in questo anno nero stanno effettuando sforzi sovrumani per fornire risposte alle centinaia di chiamate e richieste di aiuto quotidiane che arrivano alla centrale del 115.

I rinforzi


Anche per questi giorni di gran caldo sono stati predisposti dei rinforzi: raddoppiate le squadre Aib (antincendio boschivo) con due uomini in più a supportare i due per ciascun turno che lavorano alla centrale operativa del 115 e due squadre antincendio boschivo di giorno e una di notte. I rinforzi avrebbero dovuto cessare di operare ieri, ma in considerazione del gran caldo e dell’ultimo grande incendio di due giorni fa, la loro operatività è stata prorogata fino a martedì.

La prevenzione


Resta il nodo della prevenzione: anche se non sempre si è in grado di trovare un innesco o di dimostrarlo, la quasi totalità dei roghi è di origine dolosa. A volte ad agire sono dei veri piromani, altre volte l’incendio si sviluppa da fuochi accesi volontariamente per la cattiva abitudine tipica del Sud Italia di bruciare i resti delle potature. Poi c’è la Xylella, che disseccando gli ulivi non ha fatto altro che trasformare le campagne in paesaggi spettrali dove le scintille attecchiscono facilmente. Infine, l’inerzia dei proprietari dei terreni, che spesso “dimenticano” di ripulire gli appezzamenti dalle sterpaglie. Quest’anno in campo è sceso anche il prefetto Maria Rosa Trio, che già in tempi non sospetti aveva invitato i sindaci a farsi sentinelle del territorio e a garantire il rispetto delle ordinanze che obbligano a ripulire i campi. Ma non è bastato: in campo sono scesi anche i carabinieri Forestali, con le sanzioni agli inadempienti. Ma non è bastato ancora, e il Salento brucia e continua a bruciare.

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