Trivelle, sì del Governo. E in Puglia cresce il fronte del no: «Emiliano si opponga»

Trivelle, sì del Governo. E in Puglia cresce il fronte del no: «Emiliano si opponga»
di Alessandra LUPO
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Venerdì 11 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:55

Lo sblocca trivelle fa tremare le coste italiane. E la preoccupazione rimbalza velocemente tra Sud e Nord in maniera trasversale. A fare eco alle obiezioni del presidente pugliese Michele Emiliano, che nelle scorse ha richiamato l’attenzione del governo sui possibili contrasti tra i parchi eolici previsti sulle coste pugliesi e il progetto di nuove prospezioni, arrivano le parole del presidente del Veneto Luca Zaia, che ha chiarito di opporsi a nuove trivellazioni nel Polesine, soluzione che sarebbe possibile con la norma per sbloccare le concessioni e aumentare la produzione di gas naturale. Parole «condivise pienamente» dal ministro Roberto Calderoli creando le prime crepe nella maggioranza. La scomoda posizione politica di Zaia - che rimarca la vocazione turistica della sua regione - solleva un inevitabile vespaio. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, gli ha dato appuntamento a sabato per un confronto. Invece nella Puglia “hub energetico” il capitolo turismo, un tempo sventolato anche di fronte all’impatto paesaggistico degli impianti rinnovabili, per ora resta sullo sfondo. Emiliano, ma anche il deputato democratico Claudio Stefanazzi, suo consigliere politico e capo di gabinetto appena eletto alla Camera, si concentrano piuttosto sulla coerenza della norma appena emendata.

Tra le misure contenute nella bozza del decreto aiuti Quater, passato ieri dal Consiglio dei ministri, il Governo Meloni rompe infatti il muro delle 12 miglia consentendo nuove trivellazioni in Adriatico anche fino alla distanza di 9 miglia marina dalle linee di costa.

Viene così meno il divieto di nuove attività di ricerca e coltivazione di gas che, fatte salve alcune eccezioni, era stato introdotto nella Legge di Stabilità 2016 modificando il precedente articolo 6, comma 17, del Decreto legislativo 152/2006, sulla spinta della campagna referendaria No Triv. Per il momento il governo non ha inserito all’ordine del giorno l’approvazione delle norme attuative sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (e le linee-guida per identificare le aree idonee su cui installare impianti fotovoltaici). Ma, com’è noto, in Puglia due grossi impianti sono già previsti sulle coste di Brindisi e Taranto. Da qui la preoccupazione di Emiliano: «C’è un problema di interferenza molto grave tra quel decreto e diversi parchi eolici che sono stati considerati dal governo strategici. Quindi il governo ci deve dire se quelle aree sono destinate alla prospezione, quindi alla ricerca di nuovi pozzi e giacimenti, oppure se bisogna fare i parchi eolici». 

Il fronte del no

Stefanazzi aveva avvisato per primo sui pericoli che i permessi per nuove prospezioni in Adriatico (previste dal governo anche nelle aree interessate dai vincoli aggiuntivi al Pitesai) potrebbero provocare soprattutto nell’area a Nord di Brindisi, dove insiste un progetto di rinnovabili. La Puglia sull’argomento ha già una posizione chiara. Anche l’assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio ha espresso la sua contrarietà. E la platea dei contrari adesso si allarga. «Per una volta siamo d’accordo con Zaia - commenta l’europarlamentare pugliese del M5s Mario Furore -. Sulle trivelle Giorgia Meloni ascolti il Presidente della Regione Veneto anziché Matteo Salvini. Sarebbe masochistico perdere ulteriore tempo in battaglie dannose per l’ambiente e il turismo e improduttive per il nostro Paese. Dello stesso avviso è il senatore tarantino del M5s Mario Turco: «La nostra contrarietà non è solo ideologica ma di prospettiva, è un ritorno al passato. Per la Puglia - prosegue il vicepresidente del M5s - mi auguro che il presidente Emiliano mostri fermezza nell’esprimere l’assoluta contrarietà ad autorizzare trivellazioni sia in Adriatico e sia soprattutto nel Golfo di Taranto dove tra l’altro esistono già insediamenti eolici e sono già programmati altri insediamenti di energie rinnovabili». 
«La crisi energetica e la guerra in Ucraina possono e devono rappresentare un’opportunità per creare un nuovo modello di sviluppo più sostenibile e non, come vorrebbe il Governo, per portare avanti una politica che punta a investire in soluzioni retrograde che guardano al passato e mettono a rischio la tutela nostro ambiente e del nostro territorio», commenta Pier Luigi Lopalco, Consigliere regionale di Articolo Uno e Presidente del Gruppo Misto in Regione Puglia. «Sul tema delle trivelle – prosegue Lopalco – la nostra regione non si è mai piegata e mai si piegherà». 

«I danni del Governo a guida centrodestra purtroppo non stanno tardando ad arrivare anche su questo territorio - aggiungono dal Brindisino il consigliere regionale Pd Maurizio Bruno e il segretario cittadino del partito Francesco Cannarile -. Ci auguriamo che i deputati, i senatori ed i consiglieri regionali pugliesi di centrodestra non si facciano complici di tale scempio e blocchino sul nascere questo potenziale disastro economico e ambientale». Unica voce fuori dal coro, per ora, Ignazio Zullo. Il deputato di Fratelli D’Italia è più cauto: «Ogni decisione va contestualizzata: il governo Meloni ha liberato 30 miliardi per il caro bollette. Nel medio e lungo periodo, però, dobbiamo liberarci dalla dipendenza energetica o saremo inconsapevoli amici di Putin. È evidente - prosegue Zullo - che i permessi terranno conto di tutte le valutazioni di ordine ambientale e paesaggistico. Una cosa è certa, oggi non possiamo farci superare dai no ideologici come avvenne per Tap. Emiliano? Se si può mettere contro il governo è sempre il primo, era persino contro Renzi quando era premier e presidente del suo partito». 
 

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