Sud, una ripresa dimezzata: perde il 9% del Pil. E cresce il divario col Nord

Sud, una ripresa dimezzata: perde il 9% del Pil. E cresce il divario col Nord
di Oronzo MARTUCCI
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Giovedì 3 Settembre 2020, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 10:13
La Puglia fa registrare perdite consistenti nel 2020, pari al 9 per cento del pil, provocate dalla pandemia, con un recupero del 2,4 per cento nel 2021 che colloca la regione in una condizione in linea con la crescita media del Mezzogiorno, ma al di sotto delle stime di aumento del prodotto interno di Basilicata (+4,5% nel 2021 e una perdita del 12,6 nel 2020) Abruzzo (+3,5%) e Campania: è questo il quadro che emerge dalle anticipazioni del Rapporto 2020 dell'associazione Svimez (Sviluppo industriale del Mezzogiorno).

Per la Svimez, la crescita prevista nel 2021 per Basilicata, Abruzzo, Campania e Puglia «conferma che in tali regioni è presente un sistema produttivo più strutturato e integrato con i mercati esterni». Ma a fronte del Sud che riparte, e nel quale è collocata la Puglia, «sia pure con una velocità che compensa solo in parte le perdite del 2020, nel 2021 ci sarà anche un Sud dalla ripartenza frenata: Calabria (+1,5%), Sicilia (+1,3%), Sardegna (+1%), Molise (+0,9%). Si tratta di segnali preoccupanti di isolamento dalle dinamiche di ripresa esterne ai contesti locali, conseguenza della prevalente dipendenza dalla domanda interna e dai flussi di spesa pubblica», evidenziano gli economisti della Svimez.
Al Nord l'epicentro della recessione riguarda il Veneto con una perdita del pil del 12,2 nel 2020. La Lombardia, la regione più colpita dalla crisi sanitaria, perde 9,9 punti di Pil nel 2020. Al Centro crisi devastante in Umbria (-11,1%) e Marche (-10,6%).

La ripartenza del prossimo anno sarà disomogenea, con una frammentazione tra Nord e Sud e una differenziazione all'interno delle regioni delle diverse macroaree. Tant'è che la Svimez prevede per i Mezzogiorno una «ripartenza dimezzata», con un aumento medio del 2,3 per cento, rispetto al Centro-Nord che ha una crescita media stimata del 5,4 per cento. Il triangolo regionale della pandemia guida la ripartenza del Nord con +7,8% in Veneto, +7,1% in Emilia Romagna, +6,9% in Lombardia. Alla questione settentrionale e a quella meridionale intorno alle quali tradizionalmente si polarizza il dibattito nelle crisi italiane, sembra aggiungersi una questione del Centro che sta scivolando verso Sud.
La Svimez ha anche stimato che «l'impatto sui redditi delle famiglie nel 2020 è in media meno intenso nel Mezzogiorno (-3,2% contro il -4,4% del Centro-Nord) anche per effetto degli ingenti trasferimenti previsti dalle misure di sostegno al reddito previsti dal Governo. Il calo riguarda in particolare l'Emilia Romagna (-6,3%), Marche (-5,7%), Umbria (-5,2%) e Piemonte (-5,2%). Per il 2021 è atteso un recupero in tutte le regioni del Centro e del Nord, soprattutto nel triangolo della pandemia». Nel Centro e nel Nord i consumi delle famiglie aumenteranno del 5,0% in media recuperando solo la metà della perdita del 2020. Nelle regioni del Mezzogiorno il recupero sarà meno di un terzo: +2,7% dopo la caduta del -9,0% del 2020. In Puglia la spesa delle famiglie già nel 2019 aveva fatto registrare un aumento percentuale dello 0,5 rispetto all'anno precedente, mentre la stima per il 2020 è di una riduzione del 9,1 e per il 2021 di un aumento del 3,3.

Le Regioni del Sud condividono una riduzione meno intensa dei redditi nel 2020 ma, al tempo stesso, un recupero più debole nel 2021. La spesa delle famiglie cala bruscamente in tutte le regioni italiane con una variabilità interna alle due macro-aree piuttosto correlata alla dinamica dei redditi. Nelle Marche (-12,3%) e in Umbria (-12.2%) si registrano i crolli più evidenti, con la Lombardia a -7,3%), Molise a -7,4%), Trentino (-7,7%) e Sicilia (- 7,7%) quelli meno intensi ma di entità comunque eccezionale. La forbice si allarga se si guarda alla ripresa della spesa delle famiglie nel 2021.
In Puglia la riduzione del reddito delle famiglie risulta nel 2020 la più contenuta d'Italia, con un meno 1,8 in percentuale che si aggiunge al-0,6 del 2019. Per il 2021 la stima di Svimez porta a un aumento del reddito del 3,9 per cento.
Nel 2020 gli investimenti delle imprese mostrano su base regionale tendenze in linea con la spesa delle famiglie. Al Nord il crollo è particolarmente visibile in Emilia Romagna (-17,9%) e Piemonte (-18,0%); al Centro in Toscana (-17,5%); nel Mezzogiorno in Campania (-16,3%). In Puglia la riduzione degli investimenti è del 14,3, con una previsione di crescita nel 2021 del 4 per cento. La domanda estera, in profonda contrazione nel 2020 (-15,3% in media nel Mezzogiorno; - 13,8% nel Centro-Nord), tornerà a crescere nel 2021 a ritmi più sostenuti nelle economie regionali dalle vocazioni produttive più orientate all'export. La Puglia registra una caduta dell'export del 13,2 nel 2020 che si aggiunge a una perdita del 4,3 del 2019. Le previsioni di crescita del prossimo anno portano la regione al 7,1 per cento.

Per uscire da questa condizione di difficoltà che riguarda l'intero Paese, la Svimez sottolinea la necessità di un percorso nazionale della coesione territoriale, perché, è vero che «resiste la chiave di lettura Centro-Nord/Mezzogiorno, ma le previsioni per il 2021 mostrano i segnali di una divaricazione interna alle due macro-ripartizioni con un pezzo di Centro che scivola verso Mezzogiorno e il Mezzogiorno che rischia si spaccarsi tra regioni più resilienti e realtà regionali che rischiano di rimanere incagliate in una crisi di sistema senza vie di uscita».

Questo contesto di ripartenza «pone al governo nazionale il tema della riduzione dei divari regionali come via obbligata alla ricostruzione post-Covid. Creare le condizioni per restituire alle regioni del Centro in difficoltà i tassi di crescita conosciuti in passato, liberare le regioni più fragili del Sud dal loro isolamento che le mette al riparo dalle turbolenze ma le esclude dalle ripartenze, ricompattare il Nord e il resto del Paese intorno alle sue tre regioni guida, sono tutte premesse indispensabili per far crescere, insieme, l'economia nazionale. Anziché affannarsi a sostenere la causa delle tante questioni territoriali (del Nord, del Centro, del Mezzogiorno) che si contendono il primato nel dibattito in corso sulle vie di uscita dalla pandemia, è tempo di compattare l'interesse nazionale sul tema che le risolverebbe tutte se solo l'obiettivo della crescita venisse perseguito congiuntamente a quello della riduzione dei nostri divari territoriali».
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