Senza diploma sei pugliesi su dieci

Lo studio de Il Sole 24 Ore sul censimento permanente dell’Istat del 2021

Senza diploma sei pugliesi su dieci
di Giuseppe ANDRIANI
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Martedì 8 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 11:39

In Puglia la maggioranza della popolazione ha un basso grado di istruzione: cioè, non ha neppure il diploma. In alcuni casi in città i diplomati sono appena in quattro su dieci residenti. Lo studio de Il Sole 24 Ore sul censimento permanente dell’Istat del 2021 fotografa il titolo di studio provincia per provincia prendendo in esame tutta la popolazione di almeno nove anni (un bimbo di nove anni ovviamente non può avere il diploma, ma è già classificabile tra alfabetizzato e analfabeta). E la Puglia ne esce con le ossa rotte. Tra le dieci province con il grado più basso di istruzione tre sono pugliesi e soprattutto nove sono meridionali (l’unica eccezione è Prato, che si trova all’ottavo posto).

I dati

La provincia Sud della Sardegna è quella messa peggio: qui il 61,6% dei residenti può definirsi scarsamente istruito, e cioè al massimo con la licenza media. Segue Barletta-Andria Trani, con il 59,4% della popolazione nelle stesse condizioni. E poi Nuoro. Spiccano le Isole, che dimostrano un gap importante con il resto dell’Italia. Ma di certo al Mezzogiorno e alla Puglia in particolare non va meglio. A Brindisi i non diplomati rappresentano il 56,3% del totale degli abitanti, a Taranto il 56,2% e le due province si trovano nella top 10 delle peggiori, al nono e al decimo posto. Al dodicesimo c’è Foggia, dove gli istruiti rappresentano il 56% dei residenti. Anche a Lecce (21esima guardando la classifica dalla peggiore in giù) la situazione non è certo migliore: 53,3%.

E Bari si classifica al 32esimo posto, ma comunque con lo stesso problema: sono più i non diplomati rispetto ai diplomati. 
La povertà educativa sembra, così affliggere il tacco d’Italia. Non è certo una novità, se si pensa - ad esempio - al tasso di abbandono scolastico ancora così marcato, che vede la Puglia al quarto posto in Italia. E anche qui il discorso è sempre lo stesso: il tasso di abbandono è una piaga per Puglia, Sicilia, Calabria e Campania. Quasi come se questo fosse un quadrilatero maledetto, laddove la povertà non è solo materiale ma anche culturale/educativa. Emerge un’Italia ancora una volta spaccata in due. E se per via del tempo pieno a scuola uno studente del Nord, in media, è come se studiasse un anno in più rispetto a uno del Sud, la situazione legata al numero dei diplomati è ben diversa in quasi tutti i capoluoghi da Roma in su. Proprio la capitale è la città “meglio istruita” d’Italia, secondo Il Sole 24 Ore: qui soltanto il 38,2% degli abitanti ha un livello basso. Seguono, sul podio, Milano e Trento. Poi c’è Bolzano, con Bologna, Trieste e Genova. Le grandi città del Nord, insomma, reggono. Ed è l’altra faccia della medaglia di un Mezzogiorno che si ritrova in un circolo vizioso dal quale è difficile uscirne: redditi inferiori, più alto tasso d’abbandono scolastico e minor numero di residenti “qualificati”. È chiaro che è impossibile analizzare i numeri dell’istruzione senza tener conto dell’intero panorama nel quale la scuola opera al Sud. Le aree periferiche - dimostrano diversi studi degli ultimi dieci anni - sono quelle più soggette ad abbandono scolastico. E cioè al fatto che i ragazzi piuttosto che diplomarsi trovino un’occupazione sotto qualificata. 

I fattori


Il problema è ben complesso, perché tiene insieme una serie di fattori: la capacità reddituale delle famiglie, la disoccupazione, la difficoltà dell’accesso a internet in alcune zone del Mezzogiorno. Al Sud ci sono paesi, spesso piccoli, laddove i diplomati rappresentano il 20% dei residenti di almeno nove anni: è il caso di Nardodipace, provincia di Vibo Valentia. O di Cardeto, ancora in Calabria (provincia di Reggio). A Basiglio, provincia di Milano, gli abitanti senza il diploma rappresentano appena il 27,6%. 
Difficile capire come intervenire, il Pnrr ha in serbo una serie di progetti contro l’abbandono scolastico. E il Ministero dell’Istruzione ha lanciato Agenda Sud (con le scuole aperte anche al pomeriggio e una serie di iniziative parallele a quella di tipo tradizionale). Qui, però, l’emergenza continua. Anzi, diventa sempre più grave, se uno su due non ha neppure il diploma. E se esistono due Italie, diverse e che viaggiano a una velocità completamente differente. La vita lenta, questa volta, non paga.

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