Sanità, ospedali pubblici a rischio crac: le Regioni scrivono al Governo

In un documento le richieste ai ministri Schillaci e Giorgetti: «Basta Piani di rientro, medici anche dall’estero e regole per quelli “a gettone”»

Sanità, ospedali pubblici a rischio crac: le Regioni scrivono al Governo
di Paola ANCORA
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Sabato 11 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:30

Sanità pubblica a rischio: le Regioni chiedono l’intervento del Governo. E in un documento unitario, indirizzato ai ministri della Salute e dell’Economia, Orazio Schillaci e Giancarlo Giorgetti, sollecitano «l’apertura immediata di un tavolo lavoro che possa condividere entro e non oltre la fine del mese di aprile interventi urgenti e risolutivi di ordine finanziario e legislativo attraverso cui consentire alle Regioni di non interrompere la programmazione sanitaria e di evitare la riduzione dei servizi sanitari e socio assistenziali».

Un appello trasversale, sia dal punto di vista politico che territoriale, giacché a suonare l’allarme sono non soltanto le Regioni del Sud - storicamente più “sofferenti” in tema di sanità - ma anche quelle del Nord d’Italia. 

Il documento

Pronto soccorso svuotati di personale, finanziamenti ridotti al lumicino, difficoltà a trovare specialisti. La crisi del sistema sanitario pubblico in Puglia ha la voce dei medici di base - che proprio ieri hanno confermato lo sciopero dell’1 aprile prossimo per via dei tagli decisi dalla Regione -, quella di chi copre i turni di Pronto soccorso, sempre più massacranti e la voce, ancora, degli ospedalieri, sempre più oberati in territori dove l’età media continua a salire a una velocità doppia rispetto a quella impiegata da chi amministra il comparto per adeguare i servizi sul territorio.

Secondo le Regioni - alle quali il Governo ha già fatto sapere che non ci sono risorse aggiuntive da mettere sul piatto della sanità - «occorre rendere esigibile il principio secondo il quale nessuna Regione debba sottoporsi a Piani di rientro o di riduzione dei servizi o aumento della fiscalità generale a causa del mancato riconoscimento dell’attuale criticità finanziaria dovuta ai costi riguardante l’emergenza pandemica ed energetica. In caso contrario ne andrebbe progressivamente ed irrimediabilmente compromesso il sistema sanitario universalistico italiano». 
Liberare le Regioni da vincoli di spesa e di debito ritenuti troppo rigidi è, dunque, la priorità.

Ancora. «Occorre procedere quanto prima all’approvazione di un pacchetto di interventi per far fronte alla carenza di personale soprattutto nelle strutture di Pronto soccorso così come già formalmente proposto dalla Commissione Salute al Governo nel marzo e nel giugno 2022».

Va poi risolto il nodo dei contratti di formazione specialistica in medicina d’urgenza, che non vengono assegnati per il 50%, «con la conseguenza - scrivono le Regioni - che la carenza di questi specialisti perdurerà nel tempo, favorendo il fenomeno delle esternalizzazioni dei servizi sanitari, il cui utilizzo però deve essere governato e regolamentato attraverso la definizione condivisa di specifici criteri per garantire l’economicità dei contratti e la trasparenza delle condizioni di acquisto, per definire le specifiche tecniche, i prezzi di riferimento dei servizi medici ed infermieristici, i controlli che gli Enti debbono porre in essere». Si parla, insomma, di regolamentare il servizio dei medici e degli infermieri “a gettone”, sui quali la Puglia ha detto ripetutamente “no”, ma che per molte Regioni sono diventati indispensabili per garantire le cure necessarie ai cittadini.
«Si propone - è scritto ancora nel documento - di velocizzare e semplificare le procedure per il riconoscimento dei titoli esteri da parte del Ministero della Salute (...), delegandole temporaneamente a Regioni e Ordini. E poi rendere strutturale la possibilità di assumere specializzandi dal terzo anno, anche prescindendo dall’obbligo di convenzione con gli atenei». Velocizzare i concorsi e rivedere i contratti, infine, per rendere più attrattivo un sistema che oggi, per tanti aspiranti medici, non lo è.

La condivisione della Puglia

La Puglia, che con l’assessore al ramo Rocco Palese ha condiviso il documento inviato a Schillaci e Giorgetti, lavora intanto all’abbattimento delle liste d’attesa. E dopo la delibera che ha autorizzato visite ed esami anche in orario notturno e nei giorni festivi, si è tenuto ieri un incontro a Bari con i sindacati per definire i dettagli: la Regione prevede il pagamento delle prestazioni aggiuntive, ovvero degli straordinari dei medici in servizio, per 50 euro l’ora. Ed entro il prossimo 31 marzo l’ente avrà acquisito l’elenco degli interventi e i dati delle prestazioni sanitarie da smaltire per ciascuna Asl. 
Carenze e criticità del sistema sanitario restano terreno di scontro politico. Proprio ieri i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Antonio Gabellone e Michele Picaro hanno sollecitato la Regione a elevare a 72 anni l’età massima dei medici e pediatri di base per andare in pensione, come ha previsto il Governo nel Milleproroghe. Tuttavia la circolare con la quale Palese aveva fissato il tetto a 70 anni era stata revocata già 24 ore prima: «In Puglia - ha risposto Palese - fino al 30 settembre 2023, non cambierà nulla, in attesa di ricevere indirizzi più chiari dal Governo».

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