Sanità, cure miraggio per 1 su 3: Gimbe "boccia" la Puglia

Sanità, cure miraggio per 1 su 3: Gimbe "boccia" la Puglia
di Andrea TAFURO
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Giovedì 22 Dicembre 2022, 04:40 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 08:35

La Puglia, al sestultimo posto della classifica Gimbe, è tra le regioni italiane bocciate per i livelli di erogazione delle prestazioni sanitarie nel decennio 2010-2019. Il report sui Livelli essenziali di assistenza (Lea) - cioè l’insieme di prestazioni, servizi e attività, che vanno garantiti a tutti i cittadini perché godano del diritto alla salute allo stesso modo da Nord a Sud - inserisce la nostra regione nella zona rossa della graduatoria con solo il 67,5% di prestazioni sanitarie fornite, a fronte di un 32,5% rimasto inadempiuto e che, quindi, secondo l’analisi Gimbe, non ha prodotto servizi per i cittadini. Dal 2010 al 2013 gli anni con le performance più negative e un risultato ben al di sotto dei 140 punti previsti dal report come base minima per una “promozione” a “regione adempiente”. Poi una graduale e altalenante risalita sino al 2019, con il risultato ultimo di 193 punti e lo status di adempiente. Una magra consolazione, però, che non è bastata a colmare i deficit del passato.

La classifica delle Regioni, Puglia sestultima

Peggio della Puglia hanno fatto solo Valle d’Aosta (63,8), Calabria (59,9%), Campania (58,2%), Provincia autonoma di Bolzano (57,6%) e Sardegna (ultima con il 56,2%). In vetta alla classifica, nei 10 anni monitorati dalla fondazione presieduta da Nino Cartabellotta, svetta l’Emilia-Romagna con il 93,4% di adempimenti dei Livelli essenziali di assistenza. Nessuna regione del Sud è tra le prime dieci: nella prima metà della classifica si posizionano dunque solo regioni del Nord e due del Centro (Umbria e Marche). 
«Si tratta di una vera e propria “pagella” per la sanità – afferma Cartabellotta – che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale del Fondo sanitario nazionale, e Regioni bocciate (inadempienti)». Il metro di valutazione per ottenere maggiori fondi per la sanità regionale è fornito dalla griglia dei Lea: prestazioni e servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) è tenuto a fornire per le cure basilari a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di compartecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale. Tre i macro-livelli di assistenza considerati: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. In quest’ottica complessiva, le Regioni inadempienti sono sottoposte ai Piani di rientro, così come accade per la Puglia dal 2010. Il Piano di rientro è uno strumento che prevede uno specifico affiancamento della Regione da parte del Ministero della Salute.
L’analisi della Fondazione Gimbe sulla sanità italiana si è spinta anche oltre, applicando il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), caratterizzato da un sottoinsieme di 22 indicatori definiti Core.

Secondo il nuovo metodo di calcolo, applicato sperimentalmente ai dati del 2019, le Regioni che raggiungono la sufficienza su tutte e tre le aree di assistenza (prevenzione, distrettuale e ospedaliera) sono adempienti. Con riferimento ai punteggi aggiornati, la Puglia quindi abbandona la zona retrocessione, migliora di 3 slot e sale in 13esima posizione (zona gialla) con 227,8 punti, frutto degli 81,6 punti in prevenzione, dei 74 ottenuti nell’assistenza distrettuale e dei 72,2 in quella ospedaliera. Rispetto al mantenimento dell’erogazione dei Lea, i risultati del report Gimbe restituiscono quindi un’Italia che, a fronte di un Ssn fondato su princìpi di equità e universalismo, presenta diverse diseguaglianze regionali. «Senza una nuova stagione di collaborazione tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei Lea – conclude Cartabellotta – diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il Cap di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute. Una situazione che stride con i princìpi di equità e universalismo del Ssn, recentemente ribaditi dal ministro della salute, Schillaci». 

Al Sud battaglia per l'uguaglianza


Quadro sanitario finito nell’analisi critica del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. «Al Sud stiamo combattendo per ottenere l’uguaglianza di tutti i cittadini italiani davanti alla legge, e in particolare in materia sanitaria». «Il Policlinico di Bari - ha aggiunto Emiliano - e in generale tutto il sistema sanitario pugliese oggi registra una notizia straordinaria. Assieme all’Emilia Romagna siamo la prima regione italiana per trapianti di cuore». Poi il riferimento ai dati Gimbe. «Dispiace - ha aggiunto il presidente regionale - che una fondazione che diffonde statistiche abbia rilevato che i dati relativi al 2019 vedono le regioni del Sud tutte confinate sotto il decimo posto. Invece diamo quest’altra notizia: con i dati aggiornati al 2022 la Puglia è la prima regione del Mezzogiorno anche nei Livelli Essenziali di Assistenza. Non meraviglia la fatica con la quale il Sud gestisce queste graduatorie, visto che non ci danno la possibilità di avere lo stesso personale, gli stessi soldi, gli stessi ospedali e le stesse strutture territoriali delle altre regioni a causa del fatto che è sempre andata così. Stiamo combattendo - ha concluso Emiliano - anche per riequilibrare questi dati».

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