In Puglia non lavorano due donne su tre. La proposta del governo: incentivi alle aziende per combattere la denatalità

In Puglia non lavorano due donne su tre. La proposta del governo: incentivi alle aziende per combattere la denatalità
di Giuseppe ANDRIANI
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Giovedì 24 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 22:53

L’indicazione del governo è chiara: la denatalità è la sfida più delicata di questi anni. E per vincerla serve mettere in campo una serie di misure. Non basta l’incentivo a famiglie “extra-large”, serve costruire un sistema di welfare che possa reggere il peso di una partita così importante. E allora il piano di aiuti non riguarderà soltanto chi i figli li mette al mondo, ma anche le imprese che assumeranno le donne che danno un contributo alla crescita demografica del Paese. Incentivi alle imprese per facilitare l’assunzione di donne con almeno tre figli (l’aliquota sarà ridotta del 15% secondo una prima bozza). Così da migliorare la situazione economica delle famiglie e sconfiggere una piaga del Mezzogiorno: la disoccupazione femminile. In Puglia, ad esempio, lavorano soltanto 36,5 donne su 100 (dati Istat riferiti al primo trimestre di quest’anno). E la percentuale si abbassa in Sicilia (32,4%), in Campania (30,6%) e in Calabria (30,1%). La media del Mezzogiorno non supera il 35% di donne tra i 15 e i 64 anni occupate. Segno che combattere la denatalità vuol dire investire in quei territori che rappresentano l’anello debole in termini di assistenzialismo e welfare.
Qualche dato esemplificativo: se in Puglia lavorano 36 donne su 100, in Valle d’Aosta ne lavorano 69 e in Emilia 63. E ancora: chi lavora? Tra le donne occupate in Toscana l’87% ha un figlio in età prescolare (da 0 a 5 anni), in Puglia soltanto il 64%. Segno che - riferiscono i numeri - quasi una volta su due c’è da fare una scelta: essere madri o lavorare? 

Le cause

Non è un caso - ad esempio - che le regioni nelle quali l’occupazione femminile è più bassa sono anche quelle nelle quali vi è un’offerta scarsa di posti per bambini negli asili nido. E qui entra in gioco anche il Pnrr, che sul tema aveva “proposto” una rivoluzione, per il momento in stand-by. La linea di indirizzo del governo, però, resta chiara: promuovere la facilitazione del lavoro femminile come strumento per combattere la denatalità. «Aspiro a che il governo incoraggi per quanto è di propria competenza una nuova ripresa che riscopra la bellezza di rimettere al mondo dei figli, che veda come un fatto non scandaloso il diritto di ogni bambino di avere un padre e una madre e che consideri la maternità come un qualcosa che non si mette in vendita o in affitto, e che il figlio non è una autovettura per il quale scegli il colore degli occhi o l’altezza - ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano -. Se l’inverno demografico è l’esito di oltre 50 anni di politiche contro le famiglie - sostiene Mantovano - non possiamo pensare di ribaltare in solo in 9 mesi il quadro. Ci sono stati segnali concreti nella legge di bilancio e nella delega fiscale. Ma non immaginiamo che tutto si risolva per incentivi. Il nostro vuole essere un modello sussidiario, la sussidiarietà è un valore che va declinato. Non sostituzione dello Stato alla famiglia, dunque, ma porre la famiglia nella condizione di compiere il suo lavoro al meglio». 
Nei mesi scorsi erano arrivate altre proposte - da Fratelli d’Italia sotto forma di emendamenti - per ripopolare i piccoli centri urbani. Un problema, questo, molto sentito anche in Puglia. Tra queste anche il mantenimento delle istituzioni scolastiche come autonomie, nonostante i numeri non lo permettano, in determinate zone definite periferiche, in particolare in montagna. Proposte che toccano da vicino il Mezzogiorno, dove i piccoli centri che si spopolano sono tantissimi (in favore del Nord, ma anche dei capoluoghi) e dove il problema della denatalità rischia di mettere in ginocchio anche l’economia. In Puglia l’Inps eroga più pensioni che stipendi, segno che è maggiore la gente lavorativamente inattiva rispetto a quella attiva. Sono 276.000 in più le pensioni elargite rispetto al numero dei contratti attivi. Un problema che riguarda status occupazionale delle donne, sussidi, scarsa presenza di servizi per la maternità. La lotta alla denatalità dovrà essere senza quartiere, se davvero si vuole vincere una partita così delicata anche nel Mezzogiorno. 
 

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