Elezioni 2024, più di metà della popolazione alle urne: ecco le donne candidate a fare un mondo nuovo

Un nutrito gruppo di donne che si presentano per la premiership o la presidenza del proprio Paese. Dalla pakistana Sheikh Hasina, appena confermata, all’uruguaiana Laura Raffo

Elezioni 2024, più di metà della popolazione alle urne: ecco le donne candidate a fare un mondo nuovo
di Marco Ventura
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Mercoledì 24 Gennaio 2024, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 07:31

É Nikki Haley, una donna, l’unico e forse l’ultimo ostacolo al predominio di Donald Trump nelle primarie repubblicane per la Casa Bianca.

L'ex governatrice della Carolina del Sud e ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite proprio per Trump, ha origini indiane del Punjab, patria del Tempio d’oro dei Sikh, il padre professore di agricoltura emigrato prima in Canada poi negli States, la madre maestra di scuola. Haley è il cognome del marito americano, con l’elettorato del Mid-West suona meglio, da nubile sarebbe Nimrata Randhawa. Radici che evocano donne forti come l’indiana Indira Gandhi e la pakistana Benazir Buttho. E più recentemente Sheikh Hasina, che in Bangladesh si è appena assicurata il quinto mandato consecutivo da premier e governa col pugno di ferro un Paese «piccolo ma popoloso, per il quale – ha detto - vogliamo assicurare non solo la democrazia, ma il diritto a una vita migliore». Ma il sospetto è che voglia instaurare un regime da partito unico, intanto ha messo al bando i siti internet critici verso di lei. La sua vita è un romanzo tra esilio, carcere, attentati con granate e famiglia decimata nel golpe del 1975 in cui venne ucciso il padre, Sheik Mujibur Rahman, fondatore e primo presidente del Bangladesh.

IL PRIMATO

Sheikh Hasina è la donna da più tempo ai vertici nel mondo. Tra i suoi primi provvedimenti come capo del governo, nel 1997, un pacchetto di leggi per l’avanzamento delle donne e la parità di genere. La sua vittoria, il 7 gennaio, inaugura un anno, il 2024, che ha un’agenda elettorale pienissima e un numero di donne, grande o piccolo dipende dalla prospettiva del mondo, che si candidano ai posti di comando. Specie in Europa, che ha già Ursula von der Leyen presidente della Commissione europea e Giorgia Meloni del Consiglio italiano (e del G7). Paradossale che il Regno Unito, che vanta due tra le figure più eminenti e popolari della storia del ‘900, la Regina Elisabetta e Margaret Thatcher, abbia solo aspiranti leader maschi. In compenso, la tenuta del continente lungo i confini con la Russia è garantita da dame di ferro, le presidenti di Georgia e Moldavia, Salome Zourabichvili e Maia Sandu, insidiate da oppositori filorussi e impegnate a mantenere il sangue freddo nel mezzo di una guerra alle frontiere e disordini interni.

Entrambe saranno chiamate a confrontarsi nelle elezioni 2024. In quanto Presidente, la Zourabichvili è comandante in capo delle forze armate. Nata in Francia da esuli georgiani, ha acquisito la cittadinanza di Tbilisi quand’era ambasciatrice della Francia, e negoziato il trattato che ha portato al ritiro delle forze russe dalle aree non contese della Georgia. Col passaggio alla Repubblica parlamentare, la prima Presidente donna della Georgia sarà pure l’ultima eletta direttamente. Percorso simile quello di Maia Sandu, alleata dell’Ucraina contro l’invasione russa, pro-Occidente, alfiera dell’integrazione della Moldavia nell’Unione europea, lo scorso febbraio ha accusato Mosca di aver brigato per un colpo di Stato.

Il prossimo autunno, dovrà vedersela probabilmente con l’ex presidente socialista filorusso, Igor Dodon. Altra donna dell’Est Europa in posizione strategica contro l’imperialismo zarista di Putin è la premier della Lituania, Ingrida Simonyte, ex ministro delle Finanze e n. 2 della Banca di Lituania, economista di Vilnius che da candidata presidente, nel 2018, aveva detto di voler aumentare le spese per la difesa. La sua idea della Russia è semplice: ha «rotto tutti gli accordi internazionali» e costituisce la vera «minaccia» per l’Europa. Anche per questo la Sandu ha stretto un’alleanza d’acciaio con la Polonia. Progressista sui diritti civili, parla inglese, polacco, russo e un po’ svedese. Ma donne sono anche tre candidate presidenti in Finlandia, appena entrata nella Nato grazie alla (ex) premier pop Sanna Marin. Spicca la leader socialdemocratica, Jutta Urpilainen, ex vicepremier titolare della Economia dal 2011 al 2014, oggi Commissaria europea alle Partnership internazionali. Contraria, a suo tempo, a pagare i debiti della Grecia, si è distinta per la registrazione di un album di canzoni natalizie. Ha adottato due figli dalla Colombia. Si scontrerà con Sari Essayah e con la leader dell’Alleanza di sinistra, Li Andersson, già ministro dell’Istruzione, il cui compagno è un ex campione di hockey su ghiaccio. Restando nella Ue, il 9 giugno andranno alle urne i belgi e qui la “donna che corre con i lupi” è la ministra dell’Interno, Riforme e Rinnovamento democratico, Annelies Verlinden. Possibile gran ritorno, invece, per l’ex presidente della Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović, già titolare degli Esteri ed Europa, ex n. 2 della Nato e ambasciatrice croata negli Stati Uniti. Nata a Fiume, studi in Messico e negli Usa, memorabile nei media croati il braccio di ferro con il ministro degli Esteri, Tonino Picola, nel 2000, che cercò di “epurarla” da diplomatica in Canada e lei si oppose al rientro perché incinta. Si definisce una “conservatrice moderna”, sfida l’attuale presidente, Zoran Milanović.

DALL’OVEST ALL’EST

 Al voto, in America, andrà l’Uruguay e la donna di spicco qui è Laura Raffo, origini italiane, economista, opinionista televisiva, esponente della forte corrente “herrerista” liberal-conservatrice, padre politico e scrittore. Sua avversaria Carolina Cosse, governatrice di Montevideo, ingegnere, appassionata di calcio. Fra l’altro, l’Uruguay ha come vicepresidente una donna, Beatriz Argimon, instancabile sostenitrice dei diritti delle donne. In Asia, dopo le dimissioni per le accuse di corruzione del primo presidente donna della Corea del Sud, Park Geun-hye, una figura robusta in Pakistan è Maryam Nawaz, figlia dell’ex premier Nawaz Sharif, finita col padre in controversie giudiziarie per i Panama Papers e le proprietà a Londra. È la donna forte del Punjab pachistano, interfaccia musulmana del Punjab sikh indiano dei genitori di Nikki Haley. Il ribaltamento dei destini giudiziari di Maryam, assolta, avviene dopo l’ascesa al potere dello zio Shehbaz Sharif, nel 2022, primo ministro del Pakistan. Il problema di Maryam deriva dal non aver dichiarato di possedere appartamenti a Londra, e dall’esibizione “all’uopo” di documenti dimostratisi falsi perché redatti in caratteri che al tempo non erano in uso. Alle sue spalle, l’immenso potere degli Sharif originari del Kashmir.

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