Puglia, lavoratori cercansi: mancano 40mila figure. Decreto flussi e migranti l'àncora di salvezza

Puglia, lavoratori cercansi: mancano 40mila figure. Decreto flussi e migranti l'àncora di salvezza
Puglia, lavoratori cercansi: mancano 40mila figure. Decreto flussi e migranti l'àncora di salvezza
di Pierangelo TEMPESTA
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Lunedì 10 Luglio 2023, 05:00

Operai edili specializzati, personale nel settore della ristorazione, addetti alle vendite e alle pulizie: in Puglia si cercano quasi 40mila figure professionali che, specialmente in alcuni settori, come quello dell’edilizia, è difficile trovare. Colpa del mancato ricambio generazionale, ma anche dell’assenza di formazione. Il dato emerge dal report Excelsior di UnionCamere, realizzato in accordo con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Lo studio individua, per il solo mese di giugno appena trascorso, opportunità di lavoro per 36.680 figure professionali. L’indagine viene effettuata mensilmente adottando la tecnica di rilevazione Cawi (Computer assisted web interviewing) e somministrando un questionario incentrato sui profili e sui livelli di istruzione richiesti dalle imprese. Ad emergere sono, in particolare, carenze nel settore commerciale e dei servizi, che da solo occupa il 45 per cento del totale dei posti liberi, ma anche in quello degli operai specializzati e dei conduttori di impianti, che incide per più del 20 per cento. 

Anche per quanto riguarda i professionisti non qualificati, la richiesta è alta: il 18 per cento del totale. E mancano pure figure in ruoli dirigenziali: si arriva quasi al 10 per cento di posti da coprire rispetto al totale. In ben 42 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Problemi a coprire le caselle vacanti vengono segnalati in ogni settore produttivo, dall’edilizia al calzaturiero, passando per quello dei servizi.

Il decreto flussi

Non a caso, giovedì il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge con il quale aumenta il numero di migranti regolari in entrata in Italia, cioè con un posto di lavoro già assicurato. Il provvedimento programma i flussi in ingresso legali per i prossimi tre anni, consentendo così l’arrivo nel Bel Paese di cittadini stranieri di cui le aziende hanno bisogno per coprire posti altrimenti vacanti. E non si tratta più solo di agricoltori, come avveniva in passato, ma anche di elettricisti, idraulici, badanti, infermieri, autisti. Per il triennio 2023-2025 si prevedono 452mila ingressi, rispetto a un fabbisogno di 833mila unità.

Di questi, 136mila sono i lavoratori in ingresso previsti per l’anno in corso. Le aziende pugliesi prevedono di assumere personale immigrato nel 16 per cento dei casi. La quota parte spettante alla Puglia nel cosiddetto “decreto Flussi” potrebbe dunque sopperire, seppure in parte, alla carenza di lavoratori. Nella sola Puglia, le imprese (il dato è sempre relativo al solo mese di giugno) hanno difficoltà a trovare più di 1.600 operai specializzati addetti alle costruzioni e al mantenimento di strutture edili e altri 1.800 conduttori di veicoli a motore. Sia nel primo caso, sia nel secondo, la difficoltà di reperimento è causata principalmente dall’assenza di candidati e solo in minima parte per mancanza di preparazione. Il che vuol dire che ci sono sempre meno persone disposte a lavorare nel mondo dell’edilizia o in quello dei trasporti. Ma mancano anche 11mila addetti nelle attività di ristorazione e 4.000 lavoratori non qualificati nel settore delle pulizie, così come 3.400 addetti alle vendite, anche in questo caso quasi sempre per mancanza di candidati. A sentire maggiormente il peso della carenza di personale è la provincia di Bari, dove nel mese di giugno si sono contate quasi 12mila posizioni vacanti.

A seguire c’è la provincia di Lecce, con 10.700 posti da occupare. Nel Foggiano, il report di UnionCamere segnala 6.750 entrate complessive previste, mentre in quella di Taranto i dati parlano di quasi 4.000 posti liberi. Chiude la classifica la provincia di Brindisi, con 3.200 posizioni vacanti. Solo nel 16 per cento dei casi, i posti da occupare sono stabili, con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nell’84 per cento sono con contratti di durata predefinita (tra tempo determinato, somministrazione e collaborazioni coordinate e continuative). Particolarmente ricercati sono i profili che non richiedono un alto livello di istruzione: nel 41 per cento dei casi, infatti, il titolo di studio previsto per l’assunzione è quello della scuola dell’obbligo; solo nell’8 per cento dei posti vacanti è richiesta la laurea. Sono le aziende più piccole, quelle fino a 49 dipendenti, quelle che soffrono maggiormente la carenza di personale: siamo intorno all’80 per cento del totale.

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