Università: nuove aule, nuovi corsi e più spazi per la socialità. Il rettore Bronzini: «Controesodo di iscritti meno al Nord per la crisi»

Università: nuove aule, nuovi corsi e più spazi per la socialità. Il rettore Bronzini: «Controesodo di iscritti meno al Nord per la crisi»
di Daniela UVA
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Lunedì 6 Marzo 2023, 05:00

I numeri confortanti degli iscritti col controesodo dagli atenei del Nord. Il potenziamento di luoghi deputati alla socialità. Una nuova soluzione con spazi utili per il corso di Disciplina delle arti della musica e dello spettacolo. Sono diverse le novità per l’Università di Bari. A cominciare da ciò che accadrà il prossimo anno accademico per gli studenti del Dams, che potranno dire addio all’AncheCinema. Parola del rettore dell’Università Aldo Moro, Stefano Bronzini, che assicura - entro giugno - la disponibilità dell’aula C, la più grande del dipartimento.

La questione dell’assenza di spazi va dunque verso una soluzione?
«Siamo al lavoro. Ci sono ritardi dovuti al mancato arrivo dei materiali necessari per il restauro dell’aula C. Lo spazio è completato, ma mancano alcune rifiniture come per esempio le dotazioni tecnologiche. L’aula avrebbe dovuto essere pronta lo scorso dicembre, ma i materiali non arriveranno prima di maggio a causa di ritardi nelle consegne a livello internazionale. Entro giugno sarà pronta».
Quindi gli studenti del Dams avranno un’aula?
«Assolutamente sì. L’anno prossimo non faranno più lezione all’interno del cinema come è avvenuto quest’anno».
Gli studenti lamentano anche l’assenza di spazi per la socialità.
«Su questo punto abbiamo fatto investimento da 25 milioni di euro che riguarderà il campus ma anche il Murattiano. Molti riguarderanno proprio i luoghi per la socializzazione, con la creazione di strutture utilizzabili anche dalle aziende per iniziative con gli studenti. Stiamo lavorando che sulle anche aule di lettura e le biblioteca. Abbiamo già ristrutturato le segreterie del campus concentrandole in un unico polesso, così come la biblioteca. Presto nei piani superiori ci saranno 250 posizioni di laboratori didattici, già inserite nel bilancio».
Cambierà qualcosa anche sul fronte dell’offerta formativa?
«Abbiamo diverse novità, come quattro nuovi corsi triennali e due magistrali, attivati dal prossimo anno accademico.

Quelli più richiesti saranno Scienze per la valorizzazione del patrimonio gastronomico (triennale), Produzione delle risorse del mare (a Taranto), Scienze delle tecnologie dei materiali. Mentre per le magistrali puntiamo sulla trasformazione in inglese di una classe di laurea di chimica e sul corso di Biologia marina».


Intanto Bari mostra numeri buoni sul fronte iscrizioni.
«Abbiamo un trend di tenuta rispetto a quello nazionale, che vede alcune sedi perdere qualche punto percentuale. Noi abbiamo ribadito una politica di tassazione ferma ma propositiva per il rientro degli studenti che ha facilitato, per esempio, l’ingresso delle donne nelle lauree Stem. Fra i corsi più premiati, oltre al Dams, ci sono Scienze sociali, Scienze politiche, Matematica e Chimica».
Si può parlare di controesodo degli studenti dal Nord?
«Esiste una perdita di appeal di alcune università del Nord dovuta anche alla minore capacità delle famiglie di sostentare gli studenti fuori sede. Esiste un controesodo per quanto riguarda le triennali perché le famiglie mostrano più sofferenza economica. Contemporaneamente le offerte formative in Puglia sono diventate più attrattive grazie all’arrivo di grandi aziende che permettono una relazione più forte con il mondo del lavoro».
State lavorando anche per attrarre studenti per le magistrali?
«In alcuni casi si registra un’emorragia dalle magistrali dovuta al fatto che il rapporto con le aziende al Nord permette in soli due anni a uno studente di entrare nel mondo del lavoro. Questo trend non è valido per tutti i corsi, in ogni caso il nostro intendimento è di dare più continuità ai percorsi fra triennali e magistrali, avvicinando le imprese come stiamo già facendo».
Proseguirà con la sua proposta di federare gli atenei pugliesi?
«Ho lanciato questa proposta un anno fa e l’ho ribadita di recente. Mi piacerebbe sedermi con i miei colleghi intorno a un tavolo dimenticando le logiche novecentesche che smembravano le università. Questa soluzione attrarrebbe più investimenti ed eviterebbe la concorrenza fra atenei».

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