L'intervista/Mazzarano: «Le liste civiche da "civilizzare" e il Pd deve tornare centrale. Rinnovamento per il nuovo segretario»

L'intervista/Mazzarano: «Le liste civiche da "civilizzare" e il Pd deve tornare centrale. Rinnovamento per il nuovo segretario»
di Francesco G. GIOFFREDI
5 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Novembre 2021, 13:33

«Il centrosinistra, così come è concepito, con un forte sbilanciamento verso le civiche, va assolutamente ripensato».
Michele Mazzarano, consigliere regionale Pd: anche tra i sostenitori di Emiliano s’è rotto l’incantesimo del “civismo salvifico”?
«La vicenda di Taranto (le dimissioni di 17 consiglieri, anche di maggioranza, e il sipario sull’amministrazione Melucci, ndr) deve interrogare tutti: è stata un’operazione gravissima ai danni della città più sofferente della Puglia, una manovra carbonara che apre un problema su un pezzo di civismo. Mettiamola così: Emiliano, ora, deve civilizzare le liste civiche. Nel lavoro di strutturazione che stanno affrontando e che vedrà nei prossimi giorni appuntamenti importanti, questa “civilizzazione” è un tema che quel mondo deve porsi e che deve spingere il Pd ad assumere una maggiore responsabilità nella tenuta di un centrosinistra capace di vincere, ma anche di promuovere al proprio interno elementi di cultura politica e di comportamento coerenti con la stabilità dell’amministrazione e col buon governo locale».
Dopo poco più di un anno, siamo già all’esigenza del tagliando nel centrosinistra? Con i soliti problemi - frammentazione, Pd marginale, accentramento del governatore - del quinquennio precedente. Inoltre, c’è già il passo indietro di due assessori “da copertina”, Lopalco e Bray.
«La giunta ha perso due fiori all’occhiello: erano assessori con grandi qualità e competenze, di profilo nazionale. Sarà Emiliano a fare le opportune valutazioni. In un momento così complesso e politicamente turbolento, mi aspetterei una fase di decantazione. Anche perché la maggioranza in Aula è chiamata a sfide importanti: il Piano rifiuti, la nuova fase dell’emergenza sanitaria, la prova senza appello del Pnrr. Circostanze che dovrebbero prevedere forza politica e determinazione amministrativa».
Le dimissioni di Lopalco sottendono anche altro: la contestazione al “metodo Emiliano”. A questo punto qual è la soluzione migliore per l’assessorato alla Sanità? Delega al governatore, un altro “tecnico” o nome scelto tra i consiglieri?
«Innanzitutto bisogna ringraziare Lopalco: è stato il simbolo della nostra battaglia contro il Covid, apprezzata a livello nazionale. Ma fare ora l’assessore è una cosa più complessa rispetto alla “sola” lotta al virus. E al “metodo Emiliano” o ti adegui, o ne rimani schiacciato. Emiliano dovrà trovare il momento giusto per sostituirlo, ma è ovvio che in questo momento ci vorrebbe una squadra di governo che procede con velocità e determinazione, pur tenendo conto delle difficoltà politiche generali. Il profilo del nuovo assessore? Sono valutazioni di Emiliano, ma la guida politica sappiamo che è sempre nelle sue mani, perciò può essere anche un tecnico».
Ma occorre un vero rimpasto? E che voto dà fin qui alla giunta?
«Il lavoro è positivo, ma è da implementare. Per alcuni assessori è stato un anno di rodaggio, ora ci sarà la possibilità di una valutazione più compiuta. È comunque necessario che siano tutti più sintonizzati con la nuova fase e con le sfide che ci aspettano».
Ci vuole anche chiarezza politica, e torniamo al civismo da «civilizzare», come dice lei. Un civismo spesso incontrollabile anche per lo stesso Emiliano: è ciò che accade quando si allarga e include troppo.
«Nella costruzione delle forze civiche bisogna contrastare la tendenza a opportunismo e trasformismo. Taranto è stato un caso limite, ma che ci dice come in queste esperienze si annidino tendenze al trasformismo che non badano all’interesse generale. A Taranto l’operazione è stata gestita con la consegna del silenzio, contro la città e contro lo stesso Emiliano. Il governatore si era anzi prodigato perché queste tendenze critiche verso Melucci non sfociassero in atti di sfiducia».
Un problema strutturale però resta.
«Il civismo è uno strumento importante, ma non è la salvezza del centrosinistra»
Come rimodulare il civismo?
«Ci sono tre modi di costruire esperienze civiche: la più alta e complessa, sulla scorta di quanto accadde a Bari con “Città plurale”; pescando classe dirigente dal Pd; oppure annettendo esponenti del centrodestra. Emiliano guarda soprattutto alla seconda e alla terza modalità, valorizzando il peso elettorale. Il civismo va “civilizzato” rendendo chiari gli obiettivi: la manovra elettoralistica e i portatori di voti non possono essere più importanti della progettualità politica».
Dopo le ultime amministrative, Emiliano ha parlato di «coalizione che governa la Puglia», non di centrosinistra. Con la chiara intenzione di spostare l’asse sul civismo multicolor che ruota attorno a lui e alla sua rete di relazioni. E il Pd come dovrebbe rispondere?
«Dovrebbe difendersi con la capacità di essere un partito responsabile, aperto, inclusivo. Deve agire con un ruolo fondamentale nella costruzione di una coalizione larga. E di tutto ciò bisogna discutere nel congresso».
Ecco, appunto: il congresso dovrebbe rivitalizzare il Pd, ma l’impressione è che si voglia soffocare il dibattito interno.
«Ci vuole un confronto vero, non in chiave anti-Emiliano, ma perché il Pd ha la responsabilità principale nella costruzione della coalizione. Il punto è che, a fronte di un fermento nazionale fatto di aperture e partecipazione, a livello regionale si vuole imporre la staticità. Ci vorrebbe un congresso per rilanciare il partito e aiutare le cariche monocratiche più importanti, da Emiliano a Decaro. Ma bisogna liberarsi dell’idea di un Pd subalterno che deve solo consentire a tutti di fare ciò che si vuole».
Lei e altri dirigenti pd state pensando a una candidatura alternativa a quella di Lacarra?
«Non so se sono necessarie più candidature, di certo la strada finora percorsa non è la più giusta. Il Pd ha bisogno di rinnovamento: ci sono tanti giovani amministratori che rappresentano la colonna vertebrale del partito. Ora chi ha maggiori responsabilità, come Emiliano, Boccia e Decaro, si deve fare carico del cambio di passo: non ci vogliono candidature contrapposte a chi governa, però non ha senso mettere in campo saccenteria e arroganza “sfidando” a schierare un candidato contrapposto. Dimostrino invece che il Pd non può essere ingabbiato nelle logiche di due-tre persone, che devono viceversa interpretare al meglio e con generosità la fase che si apre».
Giovane, magari donna. Ma il nuovo segretario può essere un parlamentare?
«Non si può fare un congresso solo per decidere chi deve andare a fare il parlamentare.

Lacarra merita di essere confermato come deputato, anche nella prossima legislatura, ma senza fare il segretario. E chi guiderà il partito non deve essere candidato alle Politiche, ma arbitro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA