Italia-Azerbaijan: incontro e accordi per stringere su Tap

Italia-Azerbaijan: incontro e accordi per stringere su Tap
di Maria Grazia FASIELLO
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Sabato 12 Luglio 2014, 13:32 - Ultimo aggiornamento: 13:37
Tre giorni in visita ufficiale per parlare del Trans Adriatic Pipeline e dei massicci investimenti in atto nel Paese che si affaccia sulle sponde del mar Caspio. Da domani a martedì prossimo il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev sarà in Italia per tenere incontri con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con il presidente del Senato Pietro Grasso, con il sindaco di Roma Ignazio Marino e con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Dai giacimenti azeri dovrebbe essere estratto il gas per Tap, il gasdotto da dieci miliardi di metri cubi di energia progettato per raggiungere la costa di San Foca di Melendugno, ma ostacolato dagli ambientalisti e dalla comunità locale.







La procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale dell’infrastruttura è ancora aperta al ministero dell’Ambiente, ma le istituzioni italiane non hanno mai fatto mistero degli appoggi di cui gode il progetto. Si tratta di una condotta lunga 870 chilometri, pensata per diversificare le fonti e rompere lo strapotere russo in tema d’energia. Aliyev sarà a Roma nell’ambito del suo tour europeo. È prevista anche una cerimonia per la firma di accordi tra Italia ed Azerbaijan, si legge in una nota dell’ambasciata di Baku a Roma, nella quale si sottolinea che la visita avviene in un clima di grande cooperazione tra i due Stati, con l’Italia che rappresenta il maggior partner commerciale con un volume di scambi bilaterali di oltre 7 miliardi di euro.



Non solo nel campo dell’energia, ma anche nell’agroalimentare, nei settori delle costruzioni, infrastrutture, ingegneria meccanica, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ricerche spaziali e turismo. Ma è il campo energetico quello in cui si gioca la partita più importante, visto che l’ex repubblica sovietica è tra i più grandi fornitori di greggio per l’Italia (il quarto dopo Arabia Saudita, Libia e Russia), mentre Tap potrebbe rendere ancora più stretti i rapporti fornendo un grosso quantitativo di gas naturale, con contratti già assegnati per circa 10 miliardi di metri cubi (20 a pieno regime).



Una via che non passa dalla Russia, e che è promossa dalla compagnia petrolifera azera Socar, così come l’attuale oleodotto di importazione dall’Azerbaijan (Baku Tbilisi Cehyan) in cui Eni ha una quota di partecipazione. L’interesse dei grandi gruppi italiani è testimoniato anche dalla recente chiusura da parte di Saipem di un contratto per lo sviluppo del giacimento di Shah Deniz nell’offshore del mar Caspio del valore di 1,6 miliardi di dollari. Una regione che ha aperto agli investitori e su cui ha messo gli occhi anche l’Ance, associazione dei costruttori edili italiani, cercando il coinvolgimento delle imprese italiane nella costruzione di strade, ferrovie e porti azeri.



Tap rappresenta, per Governo ed Europa, un tassello “strategico” di questa visione. Nei giorni scorsi la multinazionale ha ottenuto conferma di un finanziamento di almeno seicento milioni di euro dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). Sembrerebbe una strada in discesa quella che porta verso la realizzazione dell’infrastruttura – valore complessivo 40 miliardi di euro di investimento - se non fosse che il progetto continua a incontrare numerose resistenze nell’area scelta per l’approdo in Italia, cioè la costa di San Foca. Gli ostacoli sono rappresentati dal Comune di Melendugno (supportato da decine di delibere di altri comuni della provincia di Lecce) e dai comitati ambientalisti, che considerano il gasdotto un’opera troppo impattante e ne contestano la dichiarata strategicità. Inoltre il progetto deve ancora superare lo scoglio delle autorizzazioni ambientali: la società deve effettuare nuovi sondaggi lungo il percorso onshore e, presso il ministero dell’Ambiente, rimane aperto il procedimento di Valutazione d’Impatto Ambientale.



Per questo motivo la società, per bocca dell’amministratore delegato di Tap Italia Giampaolo Russo, continua a lasciare aperte le ipotesi alternative di approdo, pur considerando San Foca «il miglior sito possibile».

Proprio il ministero dell’Ambiente, nei mesi scorsi, aveva chiesto a Tap di presentare alcune integrazioni, tra cui l’approfondimento dell’analisi delle alternative. Dopo San Foca, ci sono undici ipotesi inserite nel progetto definitivo e che vanno dall’area a nord di Brindisi all’area sud di Otranto.