«Mancata programmazione e mancano le risorse qualificate». L'intervista a Francesco Caizzi, presidente Federalberghi Puglia

«Mancata programmazione e mancano le risorse qualificate». L'intervista a Francesco Caizzi, presidente Federalberghi Puglia
«Mancata programmazione e mancano le risorse qualificate». L'intervista a Francesco Caizzi, presidente Federalberghi Puglia
di Rita DE BERNART
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Lunedì 7 Giugno 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 10:21

Una ripartenza molto lenta per il settore turistico pugliese, sulla quale pesa anche l’assenza di programmazione tempestiva. La fotografia attuale del comparto, che racconta di una Puglia sold out, non restituisce - secondo Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia - un quadro veritiero. Tanta la strada da fare per recuperare il trend in netta salita del 2019: dal sostegno alle imprese per alleggerire il costo del lavoro e incentivare l’occupazione ad una visione d’insieme con la nascita dei Club di prodotto. E soprattutto giocare d’anticipo con la promozione del brand.

Si parla di Puglia sold out, come sta andando la stagione rispetto alle precedenti?

«Non è realistico parlare di tutto esaurito. La fotografia attuale è quella che in fondo ci aspettavamo. Una ripartenza al rallentatore, penalizzata da un grosso ritardo nella programmazione. Avremmo potuto fare molto di più. Per maggio in linea generale si è vicini allo zero, per giugno soprattutto nella prima metà siamo lontanissimi dai numeri delle precedenti stagioni pre covid. Tra una settimana a quanto pare uscirà la campagna promozionale della Regione ma non sarà certo questo a determinare il boom della parte centrale dell’estate. Luglio e agosto fanno il pienone da vent’anni e solo grazie al lavoro degli imprenditori. Era necessario un sostegno nella comunicazione per lavorare bene a maggio e in questa prima fase. Probabilmente siamo in anticipo se pensiamo al 2022».

Cosa avremmo potuto fare di più e con l’esperienza dello scorso anno?

«Abbiamo visto che alcuni territori, come la Grecia e la Spagna, hanno lavorato in largo anticipo inventando una strategia sulle vaccinazioni e con un piano di comunicazione basato sulle isole covid free hanno avuto il pienone a Pasqua, nelle isole greche e alle Baleari, e stanno continuando ad essere tra i territori più richiesti.

Sarebbe stato necessario attuare già in primavera un piano promozionale, ci sono regioni italiane che sono sui media nazionali da mesi ormai. Anche per quanto riguarda gli stranieri quest’anno il loro eventuale arrivo sarà frutto di casualità: non c’è stato alcun supporto per l’aggancio di questi mercati».

Di cosa ha bisogno oggi il comparto turistico pugliese per riprendersi da questa crisi?

«Intanto bisogna dire che molto probabilmente oggi l’offerta pugliese non è più quella del 2019 e dopo quest’anno potrebbe essere anche peggio. Ci sono alberghi che non hanno mai riaperto e che non lo faranno. Ma non c’è una mappatura, non è stata fatta un’indagine per comprendere quale sia il segmento più colpito. Inoltre, al di là dei ristori, avevamo proposto un sostegno alle imprese per l’occupazione. Come avviene in altre regioni, l’attivazione di voucher per alleggerire il costo del lavoro alle aziende che assumono per almeno sei mesi. Ad oggi nessuna risposta. Speriamo nel prossimo tavolo regionale che ci siano novità. Il turismo inoltre ha bisogno di un’agenzia funzionante. Ci ritroviamo con Pugliapromozione commissariata e con una struttura che probabilmente non sarà definita prima di settembre».

L’altro handicap sono i trasporti. Che politiche andrebbero attuate?

«Chiaramente siamo penalizzati, basti pensare all’autostrada del Sole che è un continuo cantiere da due anni con code e rallentamenti che certo non sono un incentivo. Riguardo alla ferrovia stiamo assistendo alla fiera del ridicolo con la notizia dei giorni scorso secondo cui, dopo l’autorizzazione dell’alta velocità, sono nati in alcuni tratti intoppi di carattere naturalistico, mentre a pochi metri passa l’autostrada. L’unica strategia possibile è puntare sui voli. Ma anche qui non dipende tutto dagli investimenti della Regione e di Aeroporti di Puglia. Le compagnie investono dove hanno maggiori margini di profitto e cioè per quelle destinazioni per cui c’è grande domanda».

Il turismo pugliese deve reinventarsi?

«No, deve recuperare i numeri del 2019. Il turismo pugliese è per oltre il 60% balneare. Se non partiamo da questo non rendiamo giustizia a tutta la filiera che da decenni investe per qualificare il comparto, e penso agli alberghi, i villaggi, i campeggi, i lidi. Dobbiamo lavorare sull’aggregazione, sui consorzi, i disciplinari. Creare i club di prodotto inesistenti sul portale pugliese. Puntare su alcuni segmenti vuol dire sedersi e lavorare per organizzare e vendere. Se parliamo di bike turismo vuol dire attrezzare le strutture e il territorio altrimenti restano parole. Come è stato per i Family Hotel, dopo due anni di lavoro per il disciplinare, non se ne è più parlato».

A queste difficoltà si aggiunge quella di riuscire a trovare lavoratori stagionali. Cosa sta accadendo?

«Ci sono più situazioni che si accavallano. Sicuramente c’è scarsità di risorse qualificate perché negli anni c’è stata poca offerta lavoro. Oggi c’è un reddito di cittadinanza che sconsiglia il lavoro costante, d’altra parte però c’è una stagione fortemente ridotta a poco più di 60 giorni. In tanti quindi preferiscono non perdere il reddito per un contratto breve che non darebbe neanche diritto alla Naspi. Anche qui le istituzioni avrebbero dovuto lavorare per far dialogare i due mondi. I voucher per l’occupazione inoltre avrebbero consentito assunzioni più lunghe. Poi ci sono i casi particolari, di chi non paga come dovrebbe e di chi preferisce oziare, ma non vanno presi in considerazione per un’analisi corretta».

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