Caizzi (Federalberghi): «Il controllo sulla qualità turistica? Ora una nuova strategia, il calo è evidente»

Caizzi (Federalberghi): «Il controllo sulla qualità turistica? Ora una nuova strategia, il calo è evidente»
di Rita DE BERNART
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Giovedì 3 Agosto 2023, 05:00
Massima apertura al dialogo e alla collaborazione ma il compito di legiferare in materia di turismo spetta alla Regione. Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia, va dritto al punto senza giri di parole: il calo di presenze che si sta registrando, già dallo scorso anno, è «il sintomo non trascurabile di un problema più complesso e dell’assenza di una cabina di regia che in maniera costante dialoghi con le imprese, analizzi concretamente ogni dato e ogni aspetto per trovare soluzioni, senza perdersi in tavoli strategici generici che non portano a nulla». La flessione sfiora in alcune aree pugliesi il 40%; non è una semplice percezione: è nei numeri di molte delle principali località balneari. «C’è e riguarda, soprattutto, il prodotto “mare” che rappresenta il 60% del turismo pugliese ed interessa i due mesi a più alta marginalità. Complici di questa inversione di tendenza anche il sistema dei trasporti, l’inflazione e una attenzione sbilanciata verso il target del lusso». 
Presidente Caizzi, luglio ha registrato in Puglia una flessione significativa delle presenze, agosto non si annuncia esplosivo rispetto ad anni passati. Come vanno letti questi dati? 
«Occorre specificare che il calo non riguarda l’intero territorio regionale ma rispecchia quanto già accaduto e annunciato lo scorso anno, quando alla fine i dati ufficiali hanno mostrato che se per alcune località c’era stato un incremento, per altre invece effettivamente si è registrata una flessione. Quest’anno c’è una ulteriore aggravante: il calo di presenze riguarda anche località blasonate, tra le più note del turismo balneare pugliese. I dati vanno sempre analizzati nel dettaglio, non è sufficiente fare più e meno e tirare le somme». 
Quali fattori hanno determinato queste circostanze? 
«Ci sono una serie di criticità che influenzano tale situazione. In testa i trasporti. Da sempre come imprenditori diciamo che non è sufficiente una infrastruttura aeroportuale di qualità per fare turismo. Occorrono anche quella stradale e quella ferroviaria all’altezza, solo così ci sarebbe una alternativa valida ai prezzi esagerati dei voli, calmierando le tariffe. Il target medio del nostro segmento turistico principale è la famiglia italiana. Arrivare in Puglia e spingersi fino al Salento è un lungo viaggio, spesso in treno o in autostrada è un incubo. Inoltre non dobbiamo trascurare l’aumento spropositato del costo del carburante. Se consideriamo che in inverno le tariffe erano scese a livelli quasi normali ora viene da pensare che forse si tratta di manovre speculative. Infine l’inflazione che da un anno in Italia supera il 6% ha eroso il paniere degli italiani». 
A vacillare è proprio il segmento mare, dunque, che da sempre caratterizza la Puglia con i suoi 800 chilometri di costa balneabile. e nel quale sono impegnate la maggior parte delle imprese turistiche regionali. Quali errori sono stati commessi come destinazione? 
«Sicuramente una mancanza di programmazione per qualificare e promuovere il prodotto balneare. Non si può pensare di vivere di rendita perché quindici anni fa qualcuno ha inventato il brand “we are in Puglia”. Bisogna lavorare e innovare con costante impegno. C’è stato poi uno spostamento dell’attenzione, da parte della Regione, verso altri segmenti ed in particolare verso il target a 5 stelle: ciò ha fatto sì che ci troviamo impreparati ad accogliere il principale bacino di utenza. Lo dico da sempre: siamo per circa il 60% una destinazione balneare e lo saremo sempre. Il turismo si fa coccolando quei turisti che vengono d’estate e rappresentano l’ossatura; ciò che fa fare margine. La clientela abituale si sente trascurata: occorre prima tutelare il cliente balneare, farlo stare bene in vacanza nel nostro territorio e poi pensare ad agganciarne di nuovi». 
C’è poi la questione del caro estate: una vacanza in Puglia è più costosa che in passato. 
«Rispetto alle tariffe alberghiere è un falso problema. Il prezzo è sempre dato dall’incontro della domanda e dell’offerta ed è variabile. Va detto anzi che se si sbaglia a gestire questo rapporto si rischia un calo nell’occupazione. Inoltre, mentre il prezzo di un caffè al bar ad esempio, una volta aumentato non ritorna indietro, quello di una tariffa alberghiera segue più o meno la stessa dinamica delle tariffe dei voli. Sono altri gli aumenti che determinano l’inflazione; le nostre tariffe non sono altissime rispetto ad altre regioni. Anche il confronto con le dirette competitor Grecia, Albania, Egitto è ingeneroso perché non tiene conto dell’inflazione che da mesi morde il salvadanaio degli italiani. Anche gli imprenditori pagano lo scotto dei rincari di energia e materie prime e, peraltro, non è possibile adeguare le tariffe per coprire gli incrementi di spesa. Abbiamo un costo di produzione e del lavoro che sono tra i più cari d’Europa. Su questo l’imprenditore ha pochi margini di manovra, vanno fatte riflessioni più profonde a seconda delle competenze». 
Gli aumenti però spesso non sono commisurati al servizio che si offre, sia come singole attività che come territorio. Cosa si intende dunque per prezzo giusto? 
«Esatto, la differenza la fa proprio la qualità dell’offerta. Detto ciò, nel territorio regionale ci sono offerte di tutti i tipi e per tutti i target. C’è chi offre servizi all’altezza e chi no. Abbiamo esaltato tanto lo spostamento verso un turismo a 4 e 5 stelle ma occorre saper gestire anche gli altri. Si può offrire qualità anche in un tre stelle: il concetto di qualità non si identifica con il lusso ma con un corretto rapporto tra il prezzo e il prodotto venduto». 
Il presidente di Confindustria Lecce Nicola Delle Donne ha proposto un tavolo di coordinamento per il controllo qualitativo, idea già accolta anche dal presidente della Camera di commercio Vadrucci e da altri. Lei cosa ne pensa? 
«Non conosco bene il punto di vista di Delle Donne ma, a mio avviso, la Regione e l’Assessorato dovrebbero fare il loro lavoro. Il titolo V della Costituzione demanda agli enti regionali la facoltà di legiferare in materia di turismo. Ricordiamo che in Puglia ci sono ben 46mila annunci Airbnb di cui circa la metà sono alloggi non censiti. Oltre all’introduzione del Cis, codice identificativo struttura, avevamo già fatto numerose proposte per ulteriori interventi contro lo sciacallaggio dell’abusivismo. Le imprese, soprattutto quelle più solide, da oltre 70 anni fanno il loro lavoro di promozione e qualificazione dell’offerta, fin da quanto non esistevano gli strumenti digitali di oggi. Ognuno deve fare il suo».
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