Intelligenza artificiale, Mariangela Orme (Microsoft): «Corsi di laurea ad hoc e startup, ecco perché sarà un'occasione per la Puglia»

L'intervista alla responsabile dei programmi di formazione di Microsoft per l'Italia

Intelligenza artificiale, Mariangela Orme (Microsoft): «Corsi di laurea ad hoc e startup, ecco perché sarà un'occasione per la Puglia»
di Giuseppe ANDRIANI
4 Minuti di Lettura
Giovedì 11 Aprile 2024, 19:00

Opportunità di crescita, persino di riscatto. L'intelligenza artificiale sarà una rivoluzione, avrà un impatto straordinario sulla vita di chiunque e consentirà alla macchina, o al pc se è un termine meno duro da digerire, di compiere alcune attività che oggi può portare a termine solo l'uomo, così da permettere a questo di migliorare la propria qualità di vita e lavoro. Non è la profezia di Henry Ford, secondo cui nel futuro le auto sarebbero state in grado di volare, ma un progetto già partito, in tutto il mondo e in particolare anche in Puglia. Qui Microsoft ha già investito con un protocollo d'intesa sviluppato con le cinque università per "cogliere tutte le occasioni offerte dall'Intelligenza Artificiale generativa, puntando sulla trasformazione digitale delle Pmi e sulla formazione per le competenze digitali".
«Così il Sud può cambiare volto, l'impatto può essere rivoluzionario», sintetizza Mariangela Orme, training program manager di Microsoft (in sostanza, spiega, «responsabile dei programmi di formazione di Microsoft per l'Italia»), qualche giorno fa a Lecce per un evento organizzato da Confindustria Lecce e introdotto dal presidente Valentino Nicolì e dal presidente della Sezione Ict Fabrizio Benvenuto.
 

Dottoressa Orme, cosa rappresenterà l'Intelligenza artificiale per il Sud?
«È una grande opportunità. L'anno scorso il Forum Ambrosetti ha redatto uno studio sulle opportunità di crescita grazie a queste tecnologia, si stima un impatto di 312 miliardi grazie all'Ia. Sarebbe una rivoluzione ma anche una grande opportunità di cambio di paradigma per il Mezzogiorno d'Italia».
Il progetto è già iniziato.
«Abbiamo avviato una collaborazione con la Regione e con le realtà pugliesi in campo. E devo ammettere che procede tutto bene. Abbiamo lanciato un programma, Ai Lab, per la collaborazione con le università. E le pugliesi sono state tra le prime ad aderire».
E ora?
«Abbiamo cercato il modo migliore di mettere a terra i progetti. Adesso speriamo, a breve, di vedere corsi di laurea in collaborazione con gli atenei pugliesi che siano orientati verso l'Ia. Stiamo ragionando su curriculum di studio che possano dare delle certificazioni, ad esempio. Vorremmo vedere la Puglia diventare, con i propri atenei, un territorio di enorme sviluppo in questo ambito, magari con la nascita di alcune startup».
Eppure c'è chi dice che l'Intelligenza artificiale fa paura. Perché?
«Perché fa paura tutto ciò che ancora non si conosce bene. Il termine intelligenza artificiale evoca qualcosa al di fuori del nostro controllo. Eppure quando parliamo di Ia, intendiamo sistemi statistici, con grandi capacità di calcolo. Il salto di questi anni è rappresentato dal dare a questi algoritmi la capacità di comprendere e parlare la nostra lingua. È quello che definiamo un large language model. La chiamiamo comunemente intelligenza artificiale, ma non è davvero un'intelligenza. Ha una grande potenza di calcolo, può riassumere grandi moli di dati ma non si avvicina al nostro modo di pensare».
E quindi cos'è?
«L'Intelligenza artificiale dev'essere un qualcosa che aiuta l'intelligenza umana. Noi, in Microsoft, chiamiamo questi modelli "co-piloti". Io posso chiedere alla macchina di fare una sintesi, di analizzare dei dati, persino di creare un'immagine, ma il punto finale della decisione è sempre dell'uomo. Toglierei dal dibattito pubblico l'enfasi sul concetto di intelligenza, per spiegare meglio quanto può essere uno strumento importante per collaborare con l'uomo e per liberare questo da tutte quelle che attività, in ogni settore, che oggi rappresentano solo uno spreco di tempo».
Si rincorrono previsioni sul mondo occupazionale. Come cambierà?
«Di sicuro serviranno delle nuove competenze, ma questo è già avvenuto in parte in questi anni. Noi, ad esempio, cerchiamo di lavorare molto su programmi di formazione. L'Intelligenza artificiale sarà un qualcosa che non si potrà fare a meno di usare. Utilizzare l'Ia sarà come guidare, leggere o scrivere, sarà un aiuto per tanti e forse per tutti. Uno strumento, nulla di più».
Ma quali saranno le professioni del futuro?
«Ormai da qualche anno si parla molto dei data scientist. È inevitabile che l'inserimento sul mercato di modelli come Chat Gpt chiede nuove figure e nuove competenze. Pensiamo al settore del prompt engineering, cioè la disciplina che studia come utilizzare e tirar fuori il meglio da un sistema di intelligenza artificiale. E poi sarà sempre più centrale il tema della sostenibilità aziendale, in ogni aspetto. E ancora: la cyber security, che sarà sempre più importante. La capacità, cioè, di utilizzare correttamente la tecnologia del futuro. Pensate soltanto al rischio di avere una grande quantità di fake news e non saperle riconoscere».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA