Forum di Quotidiano / Xylella, tutto il Salento zona speciale: leggi ad hoc e procedure snelle

Forum di Quotidiano / Xylella, tutto il Salento zona speciale: leggi ad hoc e procedure snelle
di Paola ANCORA
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Martedì 5 Settembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 12:14

Una legge​ speciale, che consenta di snellire le procedure burocratiche per finanziare la rigenerazione delle aree rurali del Salento. E un summit interprovinciale, con la regia della Camera di Commercio di Lecce, per scrivere insieme un nuovo capitolo della storia del paesaggio dopo la devastazione portata da Xylella e, ancora prima, per far sedimentare l’idea – fra i cittadini e le istituzioni – che la ricostruzione dell’ambiente ormai desertificato non è un problema degli agricoltori, ma di tutti. Dei cittadini, innanzitutto, che in dieci anni hanno perso un polmone verde di 90mila ettari, pari alla superficie occupata da uliveti ormai ridotti a scheletri di legno. Delle imprese, che pagano il prezzo di un panorama ferito e dell’emorragia di occupazione che ne è seguita. Delle istituzioni, che devono dare risposte alle domande dei territori. 
Su questi due primi passi da compiere sono d’accordo le associazioni categoria – Cia, Coldiretti e Confagricoltura -, Confindustria, l’Ordine degli Architetti e l’ente camerale che, ieri, sono stati protagonisti del Forum organizzato da Quotidiano per mettere a fattor comune esigenze, richieste, visioni e prospettive. 

Gli spunti


«Quand’è che la valorizzazione del territorio diventerà centrale nell’agenda regionale e nazionale?» ha chiesto il presidente della Camera di Commercio di Lecce, Mario Vadrucci che già qualche tempo fa, nella sede dell’ente, ha riunito le associazioni per fare il punto su quello che ritiene sia «un problema innanzitutto ambientale, prima che agricolo. L’11 novembre partirà il treno del vino, lungo un percorso per portare i turisti a scoprire l’entroterra. Che cosa faremo vedere loro? Che immagine diamo? La Camera vuole essere un amplificatore di questo allarme – ha aggiunto – perché se Taranto ha l’ex Ilva e Brindisi il petrolchimico, noi abbiamo Xylella. La dimensione del problema è questa. E confido che i colleghi presidenti delle Camere di Commercio di Brindisi e Taranto vorranno partecipare al summit che organizzeremo presto, anche nel loro interesse, visto che rischiano di ritrovarsi, domani, con lo stesso nostro paesaggio».
E il paesaggio, in numeri, lo ha descritto Adriano Abate, direttore della sezione provinciale di Confagricoltura: «Su 180mila ettari complessivi di superficie coltivabile salentina, 90mila ettari erano uliveti quando è comparsa Xylella. Oggi solo il 10% è ancora verde: parliamo di una perdita ambientale enorme, anche con effetti sul clima». Circa un terzo di quei 90mila ettari, tuttavia, «si riferiva a terreni marginali, non adatti alla coltivazione dell’olivo e che quindi oggi vanno ripensati. Negli anni Cinquanta – ha proseguito Abate – da queste parti c’erano moltissimi fichi, melograni, mandorli, vigneti, alberi di pere, i cui frutti venivano usati per fare la perata, ingrediente indispensabile per i dolci di pasta di mandorle natalizi o pasquali». La strada per “ripopolare” le campagne di alberi e di speranza la indica, insomma, la storia del Salento che, probabilmente, nei decenni della globalizzazione più spinta era finita in soffitta insieme al rispetto per la biodiversità e per la cura della terra.
«C’è ancora chi pensa di poter ripiantare le nostre cultivar di un tempo, come l’Ogliarola – ha detto Costantino Carparelli, responsabile della Coldiretti provinciale – ma sono richieste che non vanno in alcun modo assecondate o ci ritroveremo al punto di partenza. Scovare un rimedio a questa fitopatia non tocca a noi, ma alla scienza. Contenerne l’avanzata, invece, è ancora compito nostro – ha insistito Carparelli - perché sebbene la zona cuscinetto si trovi ormai ben oltre i confini del Salento, prenderci cura di questo territorio, scegliendo bene la strada da intraprendere ora, avrà un suo peso specifico anche fuori dalla nostra provincia. Diversificare le coltivazioni è indispensabile come lo è costruire una strategia di riforestazione che tenga conto della cronica carenza idrica attuale e futura». 

Le richieste


Nell’immediato, tuttavia, resta urgente capire come restituire redditività alle aziende agricole rimaste, a quelle sopravvissute allo tsunami del batterio che in dieci anni ha ucciso 22 milioni di alberi. I soldi ci sono, «ma non arrivano nelle tasche degli agricoltori», come hanno confermato tutte le associazioni «e come ha ammesso lo stesso assessore regionale Pentassuglia durante un incontro in Camera di Commercio» ha ricordato Vadrucci. Perché? «Perché in mancanza di personale l’assessorato ha demandato all’Arif l’istruttoria per le pratiche di richiesta degli aiuti economici, ma l’elargizione effettiva del denaro - trattandosi di fondi europei - spetta alla Regione. Dunque - hanno spiegato all’unisono Cia, Coldiretti e Confagricoltura - i documenti tornano all’ente in un rimpallo che può durare anche degli anni». Eppure, proprio da queste colonne, il presidente della Puglia, Michele Emiliano ha dichiarato che «il piano di rigenerazione post Xylella è attuato per il 62%». Probabilmente, però, solo sulla carta. 
«È difficile andare avanti – ha esordito Emanuela Longo, direttrice della Cia provinciale salentina -, manca la produzione e quindi non si può essere competitivi. Chi ha reimpiatato tre anni fa non ha ancora rese sufficienti, bisogna dar tempo agli alberi di crescere. E se, nel frattempo, non si aiutano gli agricoltori, poi non si può chiedere di non puntare sul fotovoltaico visto che è l’unica attività redditizia a loro disposizione. Tanti sono scoperti con le banche, abbiamo persino difficoltà a mantenere in piedi la Dop Terra d’Otranto». E l’Europa, giustamente rapida nell’imporre l’espianto degli alberi infetti quando fu necessario, non lo è stata anni dopo nel tendere la mano a chi lotta per tenere aperta la propria attività: «Con la Politica agricola comune al territorio salentino non è stata concessa neanche una deroga – ha aggiunto Longo – e ora servono leggi speciali, che garantiscano lo snellimento delle procedure e nuovi fondi, aiuti per un territorio fortemente danneggiato». Anche in questo caso, sono i numeri a restituire la dimensione dell’emergenza. Li ha snocciolati Abate: «L’ex Ilva dà lavoro a 15-16mila persone, fra operai e indotto. Prima dell’arrivo di Xylella, nel Salento c’erano 64mila aziende olivicole e 470 frantoi.

Oggi la maggior parte di quelle aziende non esiste più e di frantoi ne sono rimasti una ventina. Un disastro occupazionale».

I suggerimenti


Ecco perché «agricoltura, industria agroalimentare e turismo devono poter lavorare come fossero un’unica filiera – ha suggerito Cesare Spinelli, responsabile per l’Agroalimentare di Confindustria -. Il tavolo da riunire deve essere interdisciplinare, con la Camera di Commercio come cabina di regia per chiedere la costituzione di una Zona agricola speciale. Del resto, l’industria alimentare – ha specificato – non soffre solo per l’attuale mancanza di materie prime, ma anche perché, con un paesaggio desertificato, i prodotti legati al territorio perdono di appeal. Un turista che viene qui in vacanza e poi, rientrato a Milano, va a comprare l’olio si domanderà da dove viene quel prodotto che ha trovato sugli scaffali». 
Il paesaggio muta, «è una costruzione culturale» ha detto Tommaso Marcucci, presidente dell’Ordine degli Architetti salentini. «Bisogna tenere insieme tante cose - ha continuato - affrontare l’aspetto economico, quello ambientale puntando sulle reti ecologiche, il nodo del territorio inteso come presidio e sicurezza idrogeologica. Dobbiamo partire da una lettura storica delle transizioni che il paesaggio ha affrontato, sfruttare questa esperienza e far convergere i bisogni. Sicuramente la prima risposta da dare riguarda ciò che possiamo salvare della filiera olivicola, ma poi la ricostruzione dovrà proseguire lungo l’ossatura delle infrastrutture del territorio - si pensi alle strade che conducono al mare - per alleviare anche questo devastante effetto visivo della desertificazione». 
La volontà c’è, l’urgenza anche. Stilare una piattaforma di richieste sarà l’obiettivo del summit che Vadrucci organizzerà nelle prossime settimane, coinvolgendo - lo chiedono le organizzazioni agricole - anche i parlamentari. Perché dovranno essere Governo e Parlamento a dire l’ultima parola sulla proposta di una legge speciale per il Salento, stanco di aspettare. 

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