«Negramaro, festa per i 20 anni nella nostra "casa"». La lettera di Giuliano per Quotidiano

«Negramaro, festa per i 20 anni nella nostra "casa"». La lettera di Giuliano per Quotidiano
di Giuliano SANGIORGI
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Giovedì 10 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 09:17

"Ti è mai successo di voler tornare a tutto quello che credevi fosse da fuggire e non sapere proprio come fare: ci fosse un modo, uno, per ricominciare… Pensare in fondo che non era così male. Che amore è se non hai niente più da odiare?! Restare in bilico è meglio che cadere… A me è successo, amore, e ora so restare!”.

Proverò a perdonarmi per aver usato una citazione della nostra “Ti è mai successo”, ma in questo “back home”, in questa festa dei vent’anni dei Negramaro, fortemente voluta nella nostra “casa”, là dove tutto è cominciato, mi sembra la sensazione in parole e musica più calzante ed eloquente.

Le emozioni

Credo proprio che il cuore tremerà per tutto il tempo quando canterò queste parole, al centro esatto della nostra terra, in mezzo alla pista da cui si alzano in volo quegli stessi aerei che guardavo da bambino con i miei nonni, con occhi curiosi e brillanti, immaginando il cielo come l’unica via percorribile per raggiungere il sogno, qualsiasi esso fosse, purché mi portasse in qualunque altro posto, lontano da lì, per sentirmi “grande” e a un passo dall’universo.
In realtà, non avevo cose da cui voler “fuggire”; ma a un bambino con il futuro negli occhi non si può chiedere di fermarsi sulle gambe e di “restare”. Quel bambino sognerà di correre a gambe levate in giro per il mondo e sceglierà il mezzo che più gli appartiene.
Io, allora, scelsi la musica.
E a ogni nota, a ogni parola, vedevo un pezzo di Terra nuovo, inesplorato, vergine alla mia vista, solo cantando, a occhi chiusi, nella mia cameretta.

I ricordi

Sì, prima in quella cameretta, da sempre condivisa con i miei fratelli, Salvatore e Luigi, con cui, dal basso di un terzo letto, messo accanto a quello “a castello”, altissimo e insormontabile, per me che ero il piccolo di casa, ascoltavamo i dischi più belli di quell’epoca e insieme ci ritrovavamo all’improvviso, nel cuore della notte, in mezzo al pubblico di un grande concerto: abbiamo visto, senza vederli, i Depeche Mode, gli U2, i Doors, Luigi Tenco e Lucio Dalla.
Ogni notte, dopo quel bacio della buonanotte di papà e mamma, appena si chiudeva la porta della nostra stanza, quella stanza diventava il nostro treno “galaxy express”, che ci portava a vedere il mondo e a sentire la migliore musica dell’universo.
Al risveglio, ci facevamo trovare ancora a letto, come sempre assonnati, ma egualmente pronti a scattare in piedi per la nuova giornata a scuola.

Il decollo

Dalla cameretta alla sala prove, “il passo” è stato poi davvero breve. 
Con i Negramaro, e cioè con Ermanno, Lele, Andrea, Pupillo e Danilo, da lì abbiamo iniziato a credere seriamente che quelle pareti non ci fossero intorno a noi; abbiamo così iniziato a volare, dimenticandoci che altro non eravamo che dei ragazzini qualunque, dispersi in un qualsiasi angolo del mondo.
Ad ogni canzone scritta, suonata, urlata o sussurrata, quella cantina in cui provavamo solo noi sei si allargava sempre di più. 
Toccavamo il cielo con un dito, suonavamo per noi.

Ma non eravamo soli, senza saperlo, come in un sogno al contrario: eravamo davanti a un pubblico che immaginavamo in delirio per noi, per la nostra musica.

I primi passi

Non sapevamo dove ci trovassimo, se davvero la nostra sala prove fosse a Veglie o a Liverpool, se studiassimo all’Università di Lecce o alla Berkeley di San Francisco (che avremmo poi raggiunto proprio grazie alla nostra musica). Camminavamo sospesi, “in bilico” tra il sogno e la realtà e, ogni volta che cresceva la nostra musica, volavamo un po’ più in alto.
C’era solo una differenza tra la porta della mia cameretta da bambino e quella della nostra sala prove: una volta chiusa, non smettevamo di sognare.
E allora, i piccoli concerti nei locali della nostra provincia: il “Triade” di Copertino, il “Ritual” sempre del mio stesso paese, il blasonato e quasi irraggiungibile “Candle” di Lecce, iniziavano a rispondere alla chiamata del nostro sogno.

Oltre la festa

La nostra Puglia si era accorta del rumore che faceva quel sogno ad occhi aperti e si è messa accanto a noi, a pilotare quell’aereo che ci avrebbe portato sui palchi più grandi del pianeta.
Quel volo è cominciato qui, con voi ed è qui che abbiamo voluto tornasse per festeggiare questi vent’anni di viaggio insieme.
“Back home”, quindi, non è solo la festa dei Negramaro, ma la celebrazione di una terra che sa come amare i suoi figli e sa come insegnar loro a volare, “per raggiungere orizzonti più lontani, al di là del mare”.

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