Violenza sulle donne, le parole della mamma di Noemi: «Basta sconti per chi compie questi delitti»

«Vanno scardinati gli stereotipi e avviato un profondo cambiamento culturale»

Violenza sulle donne, le parole della mamma di Noemi: «Basta sconti per chi compie questi delitti»
​Violenza sulle donne, le parole della mamma di Noemi: «Basta sconti per chi compie questi delitti»
di Luana PRONTERA
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Lunedì 20 Novembre 2023, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 13:49

La morte della giovane Giulia ha portato alla memoria, tra gli altri, il delitto di Noemi Durini, la 16enne originaria di Specchia uccisa nel 2017 dal fidanzatino, anche lui minorenne. Il ragazzo, all'epoca dei fatti, confessò tutto e fu poi condannato a 18 anni e 8 mesi. Il corpo della ragazza venne ritrovato, su sua indicazione, dieci giorni dopo la denuncia di scomparsa, occultato sotto un cumulo di pietre nelle campagne di Castrignano del Capo. La mamma di Noemi, Imma Rizzo, dopo la perdita della figlia ha intrapreso una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
Ragazze giovani e giovanissime perdono la vita per mano di uomini che dicono di amarle o non accettano la fine di una relazione. Perché succede? Cos'è l'amore oggi e cosa dovrebbe essere?
«Perché viviamo in una società che si evolve in altri contesti, medicina, tecnologia, ma non lo fa culturalmente. I giovani d'oggi sono molto più fragili, figli di una cultura di genere tossica. Sono più inclini alla frustrazione, al malessere e all'aggressività. I giovani d'oggi vengono assecondati e protetti anche quando hanno atteggiamenti discutibili, e questo non è sinonimo di una buona educazione anzi, stiamo contribuendo a costruire adulti fragili e disfunzionali individualmente e in relazione con l'altro. L'amore è libertà, è rispetto, è camminare l'uno al fianco dell'altro».
Tra qualche giorno sarà celebrata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Servono davvero le panchine rosse installate nei nostri paesi e le manifestazioni connesse?
«Le panchine rosse sono un simbolo. Vanno interpretate nell'ottica della prevenzione e sensibilizzazione ma nel concreto abbiamo bisogno di altro! Serve una presa di coscienza della crescita del fenomeno e della necessità, urgente, di un cambiamento culturale e legislativo che non ammetta sconti e che si muova sulla certezza reale della pena. Chi ha ucciso mia figlia è stato condannato a meno di 20 anni di carcere e già aveva diritto a permessi premio. Lo trovo inaccettabile».
Fa parte di un gruppo di mamme che, come lei, hanno affrontato la dolorosa esperienza di perdere una figlia per mano del partner. Esiste il perdono?
«No. Non esiste. Come potrebbe esistere?».
Come si fa a contenere il fenomeno? Come, il singolo cittadino, le comunità e lo Stato dovrebbero muoversi per oettenere risultati concreti?
«È importantissimo un cambiamento legislativo, ma altrettanto importante è un cambiamento culturale, in una ottica preventiva. L'educazione di genere è fondamentale sin dalla prima infanzia. La scuola e la famiglia dovrebbero scardinare gli stereotipi e i pregiudizi sul nascere. Le comunità e i cittadini dovrebbero agire in modo coeso. E lo Stato dovrebbe garantire giustizia per le vittime e per i familiari, cosa che attualmente, a mio parere, non fa in modo adeguato».
Parla spesso nelle scuole. Che risposta ha dai più giovani?

«Ascoltano con attenzione.

A volte restano increduli. Queste storie portate in classe permettono loro di avvicinarsi ad una tematica che sarà fondamentale per la loro crescita umana e sociale. Se riusciamo a far capire ai più piccoli che la vita è sempre sacra, stiamo già facendo un grande passo avanti».

Cosa direbbe alle giovani donne intrappolate in relazioni tossiche?
«Che non devono avere paura di parlare con i genitori. Che non devono avere paura essere fraintese, incomprese, banalizzate. Che non sono le crocerossine di nessuno. Se si trovano di fronte a uomini disfunzionali, problematici, aggressivi, non è loro responsabilità aiutarli o salvarli. L'amore salva non uccide. Mai e per nessun motivo».

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