Gemmato (FdI) contrattacca: «Non c'è stata alcuna debacle, noi ci siamo»

Gemmato (FdI) contrattacca: «Non c'è stata alcuna debacle, noi ci siamo»
di Antonio BUCCI
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Giovedì 16 Giugno 2022, 05:00

«Su 18 Comuni al di sopra dei 15mila abitanti, in due vinciamo al primo turno e con percentuali del 24,7% e del 16,7%. A Castellaneta, sfioriamo la vittoria senza supplementari. La sinistra vince in cinque centri e, a Gravina, possiamo dire che si tratti di civismo di centro. Insomma, non mi sembra un risultato così negativo». Marcello Gemmato rimette la barra dritta e riavvolge il nastro del primo giro di giostra delle Comunali. Il numero uno regionale di Fratelli d’Italia riprende le redini del post voto nel centrodestra e risponde pure a chi parla di crisi. All’ex ministra Adriana Poli Bortone, per esempio, che all’indomani dello spoglio aveva detto: «La destra pugliese non esiste più». 

LE DICHIARAZIONI


Il riferimento di Gemmato è, prima di tutto, alle bandierine già piazzate su Canosa e Sava, con big sponsor di peso come i regionali Francesco Ventola e Renato Perrini: «Abbiamo mandato a casa i 5stelle, che con il loro malgoverno hanno affossato la città. Finalmente, anche Canosa è stata liberata ed il centrodestra convince e vince. Adesso, puntiamo tutto su Barletta che merita di proseguire il suo cammino con un ottimo sindaco come Mino Cannito», serrano le fila gli azzurri, nel centro della Bat. Vale per il coordinatore regionale, Mauro D’Attis, e per il suo vice Dario Damiani. I riflettori sono tutti sui ballottaggi all’ombra del Gigante: «Uno tsunami che difficilmente si arresterà», azzarda ottimista l’ex vicesindaco Marcello Lanotte. Tutto da vedere, visto che l’incognita sono i circa 20 punti percentuali portati a casa dalla sinistra di Carmine Doronzo. Oltre al possibile “effetto Emiliano” sulla decina di giorni che separano dalla riapertura delle urne. In compenso, il senso del messaggio è la tenuta. «Fino a qualche mese fa, in Puglia esisteva il centrosinistra a trazione Pd e quello a guida Emiliano. In molte realtà si palesava persino il ballottaggio tra queste due realtà. Noi abbiamo ridato fiato ad un centrodestra che sembrava asfittico, proprio facendo appello alla dignità della coalizione.

A Bitonto, ad esempio, è finita voto su voto ma, stavolta, eravamo in partita. Anche per questo, ci pare ingeneroso l’attacco di chi per anni ha contribuito alla sconfitta», sbotta Gemmato al telefono, nel bel mezzo delle votazioni a Montecitorio. Certo, nessun incrocio di spade. Al massimo qualche mugugno via chat. Specie al giro di boa del secondo turno. Al netto delle parole di Poli Bortone, già prima cittadina leccese, il cui divorzio dagli ex aenne risale alle Regionali 2015. Nel day after ha aperto il fuoco contro la governance del partito. Ha puntato il dito contro i vertici «ormai appannaggio degli ex DC», con tanto di appello: «Se si vuol coinvolgere attivamente la destra pugliese perché contribuisca alla vittoria del centrodestra alle prossime elezioni politiche occorre ritrovare e ricostruire la destra nella nostra regione, quella vera, originale, genuina. Una destra valoriale, identitaria, meridionalista e quindi veramente patriottica». Nessuna replica. Anzi, Gemmato prende di petto anche il cosiddetto “caso Terlizzi”. È la città del coordinatore regionale e di suo fratello Ninni, che ha tenuto la fascia tricolore negli ultimi due mandati ma al momento, sarebbe fuori dalla massima assise. Lì si è perso al primo turno: «Se è per questo, è anche la città dell’ex governatore Nichi Vendola e del parlamentare di lungo corso Gero Grassi, del segretario nazionale della Fiom e pure di quello regionale della Cgil. Praticamente, un territorio ontologicamente di sinistra. Basti pensare che l’ex sindaco Di Tria vinse con percentuali di quasi l’80%. Fratelli d’Italia è stato l’unicum quando si è vinto, non il contrario. Non ci siamo esaltati quando è accaduto, non ci deprimiamo ora», spiega tutto d’un fiato. E aggiunge: «Nessun caso nel Barese. A Molfetta, ad esempio, il dato è viziato dalle civiche. Chi ha preso più voti ha poco più del 6%, il Pd ne ha presi cinque e mezzo». Insomma, nessun derby interno, gli avversari sono dall’altra parte, a partire da via Gentile: «Non si gioca mettendo le fiches ovunque. Non nascondiamo le difficoltà complessive ma la verità è che ora il centrodestra è in partita».

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