Comunali, il monito di Seccia a preti e fedeli: «Fuori il voto dalle parrocchie»

Comunali, il monito di Seccia a preti e fedeli: «Fuori il voto dalle parrocchie»
di Paola COLACI
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Venerdì 22 Marzo 2024, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 07:14

«Sacerdoti, parroci, catechisti e operatori pastorali si astengano dal prendere posizione nel confronto tra i partiti, tra le liste e tra i candidati. Chiunque decida di candidarsi o di partecipare come attivista alla campagna elettorale si autosospenda da eventuali incarichi pastorali. È vietato mettere a disposizione della campagna elettorale chiese, oratori e luoghi di culto». Il monito, puntuale e sferzante, a presbiteri e diaconi, ai Superiori e alle Superiore delle case religiose ma anche ai priori delle confraternite e ai responsabili di associazioni e movimenti cattolici porta la firma dell’arcivescovo di Lecce, Michele Seccia.

La lettera dell'arcivescovo a preti e fedeli

In vista delle amministrative e delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno - tornata elettorale che vedrà protagonisti al voto Lecce, Campi Salentina, Novoli e Lequile tra i Comuni della diocesi - l’arcivescovo ha preso carta e penna. «Come vescovo, sento il dovere di ricordarvi alcuni principi che dovranno guidare le nostre scelte e, di conseguenza, il nostro modus operandi - ha premesso Seccia - Ogni cristiano - ministro ordinato, religioso o laico che sia - ha il compito di essere “sale della terra… luce del mondo” (cfr.

Mt 5,13-16) in qualunque ruolo si trovi ad operare nell’ordinarietà della sua esperienza di vita. E così, anche l’impegno diretto in politica da parte di un laico cattolico sarà, di conseguenza, doverosa espressione della cura e del servizio per il bene comune che per noi credenti è la più alta forma di carità». Ma quali saranno le fonti che ispireranno l’azione di uomini e donne che vorranno essere voci coraggiose e sapienti, profetiche e realistiche? «Due sopra a tutte: il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa - ha rimarcato l’arcivescovo - Essi saranno politici cattolici coerenti se saranno capaci di testimoniare con le proprie scelte il rifiuto della guerra e dei conflitti, perseguendo la logica del disarmo per ricercare la pace giusta. Se saranno impegnati con forza nella lotta alle disuguaglianze e a ogni forma di povertà, se saranno assetati di giustizia e dediti alla solidarietà. Uomini e donne determinati contro ogni forma di illegalità, contro il denaro di dubbia provenienza che si moltiplica sfruttando le debolezze umane e incrementando le dipendenze. Uomini e donne liberi di dire no a quella cultura individualistica che legittima l’aborto come diritto e non rispetta la vita di persone fragili. Uomini e donne dalla parte dei più deboli che privilegino i bisogni primari della casa, del lavoro, dell’istruzione, della formazione, di una vita dignitosa per tutti». Senza queste opzioni, secondo l’arcivescovo, «chi si presenta come cattolico impegnato in politica, farà solo propaganda ingannevole e si fregerà, con un’operazione di deplorevole opportunismo, di un’etichetta che non gli appartiene».

Il monito: «Astenetevi dal prendere posizione o autosospendetevi»

Il monsignore, poi, si rivolge direttamente a sacerdoti e parroci, in particolare Ma anche ai catechisti, agli operatori pastorali impegnati nelle parrocchie e a chi ha responsabilità nell’associazionismo cattolico. «Noi abbiamo il compito di curare la nostra formazione alla dottrina sociale e poi di formare le coscienze, di favorire il discernimento personale, di motivare l’impegno, di incoraggiare le responsabilità. Ma abbiamo anche il dovere di astenerci dal prendere posizione nel confronto tra i partiti, tra le liste e tra i candidati - va dritto al punto Seccia - Sono errori - specie nella campagna elettorale per le amministrative - da non commettere per non creare ulteriori divisioni e rallentare gravemente il cammino della comunione. Solo così potremo favorire la libertà di tutti sia nel proporsi in prima persona agli elettori, sia nel votare». Chiunque decida di candidarsi o di partecipare come attivista alla campagna elettorale, poi, «è opportuno che si autosospenda da eventuali incarichi pastorali - insiste l’arcivescovo. Le nostre comunità non possono diventare bacini elettorali per coloro che, approfittando della propria posizione in parrocchia o nelle associazioni - e magari sotto il tacito beneplacito del parroco -, si preoccuperanno più di raccogliere consensi che di essere testimoni e servitori del Vangelo». Poi un ultimo “promemoria ai parroci, ai rettori delle chiese, ai superiori delle case religiose, ai priori delle confraternite: «Com’è consuetudine in queste circostanze, è vietato mettere a disposizione della campagna elettorale le strutture loro affidate».
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