Variante Covid, limiti al traffico merci con il Regno Unito: a rischio l'export pugliese

Variante Covid, limiti al traffico merci con il Regno Unito: a rischio l'export pugliese
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Martedì 22 Dicembre 2020, 09:33

Non solo il rischio di una maggiore velocità del contagio da coronavirus. Non solo i disagi per i tanti bloccati in Inghilterra e che non potranno raggiungere i loro familiari a Natale o per tutti quelli che sono rientrati ma non hanno idea di quando potranno ritornare in Gran Bretagna. La variante del virus comporta anche tutta una serie di problemi economici, dovuti proprio ai limiti che riguardano anche il trasporto su gomma, sui traghetti e per via aerea. Proprio la Puglia, che è tra le regioni che esporta molto in Inghilterra, teme i contraccolpi economici, oltretutto proprio in un periodo generalmente proficuo per gli affari. La prima voce è il manifatturiero, che rappresenta ben il 95 per cento del valore esportato. «Esportiamo molto di più di quanto importiamo», commenta spiega Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio Economico Aforisma.

«Da gennaio a settembre di quest’anno, abbiamo esportato beni e prodotti made in Puglia per un valore complessivo di 369.754.408 euro contro gli appena 62.492.847 euro riferiti a quelli importati. La bilancia commerciale è dunque in attivo. Questo si verifica quando il valore delle esportazioni supera quello delle importazioni, con conseguente ingresso netto di capitale monetario nello stato, o in passivo, quando il valore delle importazioni supera il valore delle esportazioni, con conseguente uscita netta di capitale monetario dalla nazione; se invece sono alla pari il bilancio si dice in pareggio. Il saldo della bilancia commerciale tra due Paesi è uno dei fattori che determina il tasso di cambio delle rispettive monete». Ma sono a rischio oltre 385mila euro di cibo e bevande Made in Italy che vengono esportate dalla Puglia in media ogni giorno in Gran Bretagna che è al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti.

La conferma arriva da Coldiretti Puglia. «Su un valore totale di 140 milioni di prodotti agroalimentari pugliesi esportati, oltre il 70% dell’export riguarda l’ortofrutta, pari a 97,5 milioni di euro, numeri importanti che sostengono la crescita e nuove opportunità di lavoro grazie agli investimenti sulla competitività del Made in Italy a partire dall’agroalimentare che è un elemento di traino per l’intera economia in Italia e all’estero», spiega il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Le esportazioni di prodotti agroalimentari dalla Puglia al Regno Unito sono aumentate del 41,5 % negli ultimi 5 anni, aggiunge Coldiretti Puglia, un valore che rischia di essere pesantemente colpito dall’emergenza Covid. Basti pensare che quasi un barattolo di pomodori pelati Made in Italy su cinque esportati finisce in Gran Bretagna che è dipendente dall’estero per l’80% del pomodoro che consuma e rappresenta per l’Italia uno sbocco di mercato di vitale importanza per l’economia e l’occupazione che va difeso con forza anche dopo la Brexit.

Coldiretti Puglia ribadisce la politica lungimirante e di visione adottata con l’accordo di filiera sottoscritto da Coldiretti e Princes che hanno unito gli sforzi per sostenere il “Made in Italy” della filiera del pomodoro, valorizzandone l’elevata qualità e l’identità nazionale, con una intesa che garantisce una remunerazione in campo che gli agricoltori non vedevano da 22 anni, dal lontano 1998. Le esportazioni agroalimentari italiane in Gran Bretagna sono in leggero aumento anche nel 2020 nonostante le difficoltà generate dalla pandemia per la tendenza ad accumulare scorte ed evitare – sottolinea la Coldiretti – l’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi e doganali per effetto della Brexit. Se complessivamente le esportazioni agroalimentari italiane hanno raggiunto nel 2019 il valore di oltre 3,4 miliardi di euro dopo il vino, che complessivamente ha fatturato sul mercato inglese quasi 771 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti ci sono – continua la Coldiretti – i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva.

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