Costretti a emigrare: e i prof s’incatenano

La protesta dei docenti di ruolo davanti all'Ufficio scolastico regionale
La protesta dei docenti di ruolo davanti all'Ufficio scolastico regionale
di Maddalena Mongiò
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Domenica 30 Agosto 2015, 17:23
Immobilizzati e incatenati. Chi sono? I docenti di ruolo che non hanno la cattedra nella provincia di residenza e - nel caso dei più fortunati - fanno i pendolari su e giù per il tacco, oppure insegnano fuori regione: al nord, in gran parte. La speranza? L’assegnazione provvisoria che viene richiesta, di anno in anno, e concessa in base alle disponibilità. Ma quest’anno l’Ufficio scolastico regionale (Usr) di Bari ha deciso che l’intera torta - ossia tutte le cattedre in deroga sono riservate ai precari che saranno immessi in ruolo entro metà settembre grazie al Piano straordinario delle assunzioni. Proprio per questo, i docenti di ruolo logisticamente “precari”, l’altro ieri mattina si sono incatenati davanti alla sede dell’Usr, a Bari, e domani, alle 9, ripeteranno la performance.



Un’anomalia tutta pugliese, secondo i prof che lanciano i loro strali anche su Facebook con un profilo eloquente già dal nome “Immobilizzati” e slogan altrettanto significativi, del tipo: «Errare è umano, perseverare è renziano». Emanuele Raganato, uno dei docenti interessati al problema si è fatto portavoce della protesta e ha ottenuto la promessa, da parte di Emiliano - con una telefonata allo scoccare della mezzanotte - che si preoccuperà di confrontarsi con la dirigente dell’Usr, Anna Cammalleri, per sollecitare una composizione di questa ingarbugliata vicenda. «Non si capisce la ragione che è dietro a quanto sta accadendo - afferma [FI]Emanuele Raganato[/FI] -: la legge parla chiaro e dà, sui posti in deroga, priorità alla mobilità e poi alle supplenze. Quest’anno in Puglia hanno congelato tutto, ci hanno “immobilizzati”, senza capire che con il numero di cattedre disponibili si può far fronte a tutte le richieste: mobilità, immissioni in ruolo e avanzerà anche qualcosa per le supplenze».



Quindi? Le speranze sono riposte in Emiliano. [FI]«L’Ufficio scolastico regionale ha deciso di condannare tutti i richiedenti l’assegnazione provvisoria, all’esilio fuori regione», questo l’affondo di Raganato che insiste: «La dirigente ci ha detto che è al lavoro, ma i tempi sono stretti: domani è l’ultimo giorno utile per riconoscerci l’assegnazione provvisoria. Il presidente Emiliano ci ha garantito che farà tutto quanto in suo potere per far valere le nostre ragioni, anche se si tratta semplicemente di rispettare la legge. Ma ad oggi non ci sono notizie certe sui posti in deroga che permetterebbero a tutti di rimanere qui con la propria famiglia, i propri figli e, purtroppo, anche con le 104».



Come si è arrivati a questo punto? Ai precari che saranno immessi in ruolo e mandati in lungo e in largo per l’Italia, è stato dato un contentino. In pratica possono accettare la supplenza annuale, che viene assegnata entro l’8 settembre e prendere servizio, nella sede di destinazione, a partire dal prossimo anno scolastico. Un modo per rinviare il problema accendendo la speranza che una qualche misura cucita addosso a questa casistica - come spesso accade in Italia - sani il tutto lasciando quelli che a quella data saranno ormai ex precari, alle loro case. Ecco perché il pentolone è in ebollizione e non si riesce a venirne fuori: troppe, anche legittime, aspettative dei docenti sono entrate in conflitto e se non siamo al corto circuito, ci siamo abbastanza vicini.



E non basta. La rabbia arriva all’acme anche perché, a metà agosto, la dirigente dell’Usr, Anna Cammalleri, ha incontrato i sindacati di categoria e non si era profilata, neppure lontanamente, una simile criticità. Oltre 1.300 le cattedre per i posti in deroga, ossia di sostegno, a fronte di 475 domande di assegnazione provvisoria: 500 sono a Bari, su circa 200 domande; 300 a Taranto, per 100 domande; 60 a Brindisi con 35 domande; 450 cattedre a Lecce su 140 che vorrebbero rientrare. Quindi? A meno di colpi di coda dell’ultima ora, questi posti andranno ad essere messi in palio per la fase B delle assunzioni previste nella legge di riforma della scuola [/FI]che dovrebbe completarsi entro metà settembre. Una circostanza che avvelena gli animi di chi da anni fa sacrifici, come pendolare o come “emigrante”; mentre sull’altra faccia della medaglia i precari lanciano sguardi in tralice a chi «un posto lo ha già e dovrebbe mettersi da parte per non danneggiare chi, invece, questa certezza non ce l’ha».



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