Quattordici scuole e di fatto tutte le università pugliesi (per quanto Unisalento sia ancora in fase di approvazione dello statuto) permettono ai propri studenti di cambiare il nome sugli atti ufficiali, quindi anche sul registro di classe, se iniziano un percorso per il cambio di sesso. È la “carriera Alias”, che arriva tramite un regolamento approvato dagli istituti o dagli atenei e non tramite una legge statale. Il regolamento, per altro, è stato scritto e messo a disposizione da diverse associazioni Lgbtqia+. In Italia sono 204 le scuole che hanno già adottato un regolamento, tra cui 14 in Puglia. E la novità è rappresentata dall’adozione di un piano per la carriera alias anche da parte dell’Università degli Studi di Bari (al termine di una “gestazione” complessa) e del Politecnico di Bari, negli ultimi due giorni.
Come funziona la carriera alias? Può richiederla uno studente maggiorenne o la famiglia di un ragazzo minorenne. È la richiesta, di fatto, di cambiare nome per quelle persone che non si riconoscono nella propria sessualità e che hanno intenzione di avviare un percorso per cambiare sesso. La modifica del nome diventa realtà, nelle scuole, soltanto per gli atti interni (anche quelli ufficiali). In sintesi: non vale per l’esame di maturità, perché lì gli atti sono formali e arrivano direttamente dal Ministero dell’Istruzione. Ma è un passo avanti nel riconoscere i diritti della comunità Lgbtqia+ e per mettere un freno ad atti di discriminazione (nel 2019 quasi uno su due dichiarava di aver subito insulti sessisti).
Le università pugliesi
Anche il mondo accademico pugliese ha fatto dei passi avanti in questa direzione. L’Università di Bari era stata la prima ad adottare un regolamento, ormai cinque anni fa. In quel modus operandi, però, secondo il sindacato studentesco di sinistra Link e secondo le associazioni Lgbtqia+ c’era un problema: durante la seduta di laurea lo studente (o la studentessa) veniva chiamato anche con il “dead name”, cioè il nome di battesimo. «Questa - scrive Link - era una grave violazione dei diritti dei singoli studenti e andava eliminata. Utilizzare il dead name di una persona o assecondare chi lo fa, sia in privato che in pubblico, equivale al non accettare l’identità di chi invece sta duramente lottando per ottenere tale riconoscimento, passo dopo passo». Questa “postilla” è stata cancellata dal nuovo regolamento che l’Università di Bari ha adottato da qualche giorno, proprio su proposta del sindacato studentesco.
E ieri anche il Politecnico di Bari ha annunciato di aver approvato il regolamento. «Vogliamo garantire il benessere psico-fisico e la tutela della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, delle studentesse e degli studenti, salvaguardando il diritto all’autodeterminazione di genere», ha detto il rettore Francesco Cupertino a margine della decisione. Il percorso verso l’approvazione del regolamento interno è partito già da tempo in Università del Salento, attenta alla questione.
E l’Università di Foggia ha già dal 2021 approvato tutta la documentazione e vi è quindi già la possibilità per gli studenti di richiedere la carriera alias.
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