La questione sul tavolo della Suprema Corte. Perché sarà la corte di Cassazione a decidere se spetta al tribunale di Bari o a quello di Trani la competenza territoriale della vicenda che vede coinvolto il capogruppo del Partito democratico nel Consiglio regionale pugliese, Filippo Caracciolo (ex assessore regionale all'Ambiente), e altre otto persone per presunti appalti pilotati in cambio di supporto elettorale.
I fatti contestati
La vicenda, che si sarebbe consumata fra il 2017 e il 2018, riguarda una gara d'appalto bandita dal comune di Corato per la costruzione della nuova sede della scuola media Giovanni XXIII: secondo l'accusa, Caracciolo avrebbe indotto il presidente della commissione aggiudicatrice, Donato Lamacchia, a «intervenire in favore della ditta» Caementarius srl degli imprenditori Massimo e Amedeo Manchisi, promettendogli «il proprio interessamento per l'assunzione di un incarico dirigenziale presso l'ente Regione Puglia».
La difesa
Per le difese il «presunto scambio» sarebbe avvenuto nella provincia di Barletta-Andria-Trani. La gip Ilaria Casu, pur ritenendo «non fondata» l'eccezione delle difese, ha ritenuto «alla luce della complessità interpretativa dell'imputazione» di investire la Cassazione per risolvere definitivamente la questione. La gip ha stralciato il capo di imputazione che coinvolge Caracciolo, l'ex dirigente di Amiu Puglia Antonio Di Biase e altre tre persone per una presunta turbativa d'asta relativa a un appalto nel comune di Andria. Per questo capo d'imputazione è stata stabilita la competenza territoriale del tribunale di Trani.
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