Al via il Giro d'Italia, ma nel percorso il Sud non c'è

Al via il Giro d'Italia, ma nel percorso il Sud non c'è
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 6 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:43

Altro che corsa in rosa, la Puglia resta al verde. Nel senso che non avrà una tappa del Giro d’Italia neppure quest’anno, per la seconda volta consecutiva. L’amore scoppiato nei due anni di pandemia, con le due tappe del 2020 (una da Giovinazzo a Vieste e una con arrivo a Brindisi) e quella del 2021 nel Foggiano, è già svanito, passato. Il Giro d’Italia partirà oggi, da Fossacesia Marina, sul mare in provincia di Chieti. L’Abruzzo si prende le prime tre tappe e - pare - avrà un ritorno importante in termini di immagine e di ricadute turistiche. In questo caso, Chieti si prende la partenza, che negli anni 2000 è stata spesso all’estero. Oggi da Fossacesia a Ortona, poi da Teramo a San Salvo e poi da Vasto a Melfi, e cioè dall’Abruzzo alla Basilicata (dove la quarta tappa partirà da Venosa, la città di Orazio). Di passaggio, il terzo giorno, la Puglia. Davvero di passaggio: Chieuti, San Severo e Foggia, nulla di più. Poi solo svincoli di strade a scorrimento a veloce. Una tappa di 216 chilometri totali, di cui un centinaio sul Gargano ma senza abbracciare le città. Faranno eccezione San Severo, che per la cronaca è una delle città italiane che ha ospitato una tappa e che da più anni non vede la maglia rosa partire o arrivare (nel 1937 fu sede di tappa), e Foggia, dove il Giro fu protagonista appena due anni fa. 

Le tappe


Nella moria di apparizioni pugliesi, Foggia fa eccezione. È di passaggio, è geograficamente più a Nord ed è più semplice arrivarci, senza dover necessariamente fare una tappa interamente nel tacco d’Italia. Dal Giro 2023 restano fuori Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria. Solo regioni del Mezzogiorno. Forse più contingenza che mirata e oculata scelta politica dell’organizzazione. Per ospitare una tappa, devono candidarsi i Comuni. Serve, però, dare delle garanzie anche dal punto di vista delle condizioni del manto stradale e dell’organizzazione. Il Sud resta indietro anche in una delle più grandi competizioni sportive italiane. Divari territoriali, economici, sì, certo. Ma differenze di fascino. Le città con più tappe? Milano, Roma e Torino. Bari è al nono posto, ma qui il Giro non arriva dal 2014, l’anno prossimo saranno dieci anni. Difficile, se non impossibile, trovare un capoluogo di Regione che sia rimasto tagliato fuori per un decennio.
Nella Puglia che tramite lo sport ha riscoperto il riscatto economico e in termini di infrastrutture (per quello sociale qualcosa si è mosso, ma la narrazione in questa direzione sarebbe fuorviante), che aspetta i Giochi del Mediterraneo di Taranto nel 2026, organizza una parte degli Europei di volley già a settembre e per il 2032 porta Bari tra le città candidate agli Europei di calcio, il Giro resta un neo. Sarà anche questione di tradizione, forse. Chi ha vissuto una delle ultime tappe qui, non può non ricordare l’entusiasmo della gente, la sensazione di essere dentro l’Italia.

Finalmente. Una sensazione vana e illusoria. Sono nove le tappe pugliesi degli ultimi vent’anni. Nel 2004 l’arrivo a Carovigno (da Policoro), nel 2010 a Bitonto (da Avellino), nel 2013 Mola-Margherita di Savoia e nel 2014 una tappa da Taranto a Viggiano e una da Giovinazzo a Bari. Due le tappe nel 2017 e due anche nel 2020. Poi Foggia nel 2021. Basti ricordare che il Salento - per carità, scomodo da raggiungere e con strade non sempre all’altezza - non ha una tappa da vent’anni. Era il 2003.

Il percorso


La cartina del Giro è incompleta anche quest’anno, non tocca tutto il Mezzogiorno. Eppure la Federciclismo pugliese conta oltre 130 società affiliate. L’amarezza è tanta anche tra gli appassionati. 
Magari si inizierà a ragionare di come riavvicinarsi alla maglia rosa già l’anno prossimo. Anche perché è sempre più evidente che grandi manifestazioni sportive, soprattutto in territori a forte vocazione turistica, portino ricadute importanti anche dal punto di vista economico. Sarà anche per questo che l’amarezza per aver visto sfumare (almeno per quest’anno) il sogno dell’America’s Cup a Brindisi è stata così forte. Al Giro, invece, ci si è quasi rassegnati. Ma resta un peccato capitale, in un territorio che con lo sport ha programmato la propria rinascita. E dal Giro d’Italia, poi, resta fuori. Maglia nera, più che rosa.

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