Quelle foto false sulle violenze della policia nacional

Quelle foto false sulle violenze della policia nacional
di Paola Del Vecchio
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Mercoledì 4 Ottobre 2017, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 15:47

BARCELLONA La guerra di propaganda fra governo centrale e quello catalano non si combatte solo con la contesa sulle cifre del voto e dei feriti, ma anche sui bulos, come si chiamano in spagnolo le bufale, le fake news. Sono false molte delle foto o dei video messe in circolazione da domenica per documentare su Twitter o su Facebook le violenze della polizia.

A rivelarlo è l'hashtag #MalditoBulo, maledetta bufala, che si è diffuso sui social network per smentire, ad esempio, la foto ampiamente condivisa nelle reti di un bambino aggredito, presumibilmente domenica, ma che in realtà risale al 2012. Lo stesso anno al quale risalirebbe anche la foto di un uomo con la testa ferita, che in realtà era stata scattata durante gli scontri in una marcia di minatori. Tra i video fake, una carica di polizia su vari manifestanti, che fu in realtà realizzata dai Mosso d'Esquadra, la polizia catalana, nello sciopero generale del 2014.

CIFRE GONFIATE
Gli sgomberi dei seggi occupati nella giornata di domenica, realizzati dalla polizia nazionale e dalla guardia civile, si sono conclusi con un bilancio di 893 feriti, secondo fonti del dipartimento alla Salute della Generalitat, responsabile dell'assistenza sanitaria in Catalogna. Una cifra rilanciata dai media di tutto il mondo. E che il presidente dell'Assemblea Nazionale Catalana, Jordi Sanchez ha definito «un bilancio mai visto in Europa dalla II Guerra Mondiale». Un bulo che si commenta da solo. Lo stesso servizio di Salute ha ammesso lunedì che in realtà 800 persone «sono state assistite dai medici». E ieri l'assessorato catalano alla sanità ha ribassato il numero a 761 feriti. Ieri si è scoperto ad esempio che una donna che aveva denunciato domenica di aver avuto varie dita di una mano fratturate dagli agenti di polizia in realtà ha tre giorni di prognosi per una infiammazione.

Sarebbe la stessa persona che avrebbe dichiarato di aver subito abusi sessuali dalle forze di sicurezza, con un video inviato nelle reti e il messaggio: «Mi hanno toccato il seno». Nella guerra di cifre, il ministero degli Interni ha a sua volta giocato al rialzo: i 39 agenti di polizia e guardia civile inizialmente segnalati come feriti domenica, lunedì erano diventati 431.

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