Terremoto Xylella, i pm bloccano eradicazioni:
10 indagati (anche Silletti), ulivi sequestrati

Terremoto Xylella, i pm bloccano eradicazioni: 10 indagati (anche Silletti), ulivi sequestrati
2 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Dicembre 2015, 19:02 - Ultimo aggiornamento: 21:49
​Terremoto sul piano di contenimento della diffusione della xylella fastidiosa. La Procura di Lecce esce allo scoperto con un decreto di sequestro preventivo che blocca le eradicazioni degli ulivi. E mette sott’inchiesta i protagonisti della lotta contro l’essiccamento rapido. Primo fra tutti il colonnello della Forestale, Giuseppe Silletti, 62 anni, commissario per l'emergenza xylella e responsabile dei due piani di intervento che portano il suo nome.

I nomi. Le 58 pagine di decreto di sequestro preventivo a firma del procuratore capo Cataldo Motta, dell’aggiunto Elsa Valeria Mignone e del sostituto Roberta Licci sono in corso di notificazione in queste ore e riguardano anche Antonio Guario, 64 anni, nel ruolo di ex dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale di Bari; Giuseppe D’Onghia, 59 anni, dirigente del Servizio Agricoltura area politiche per lo sviluppo rurale della Regione Puglia”; Silvio Schito, 59 anni, dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale di Bari, Giuseppe Blasi, 54 anni, capo dipartimento delle Politiche europee ed internazionali e dello Sviluppo rurale del Servizio fitosanitario centrale; Nicola Vito Savino, 66 anni, docente universitario e direttore del centro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura Basile Caramia” di Locorotondo; Franco Nigro, 53 anni, micologo di Patologia vegetale dell’università di Bari; Donato Boscia, 58 anni, responsabile della sede operativa del Cnr dell’istituto per la Protezione sostenibile delle piante; Maria Saponari, 43 anni, ricercatrice del Cnr dell’istituto per la Protezione sostenibile delle piante; e Franco Valentini, 44 anni, ricercatore dello Iam di Valenzano.

I reati contestati. L’inchiesta dell’aggiunto Mignone e del sostituto Licci contesta violazioni colpose e dolose delle disposizioni ambientali, diffusione di una malattia delle piante, falso ideologico, turbativa violenta del possesso di cose immobili in merito all’obbligo delle eradicazioni, nonché deturpamento o distruzione di bellezze naturali.

Gli sviluppi. La Procura di Lecce che indaga dopo gli esposti presentati nella primavera dell’anno scorso dalle associazioni ambientaliste, ribalta le certezze sull’efficacia del piano Silletti annunciate dall’Unione europea e dal Ministero delle Politiche agricole: non vi sarebbe prova - secondo la Procura - che la Xylella fastidiosa sia stata importata dal Costarica, sembra piuttosto un fenomeno presente da anni nel Salento. Come non vi sarebbe prova dell’efficacia delle eradicazioni, anzi l’essiccamento non ha fatto altro che aumentare. Ci sarebbe invece un concreto pericolo per l’incolumità della salute pubblica con l’uso massiccio di pesticidi, alcuni dei quali vietati ed autorizzati in via straordinaria: già nel 2008, quando ancora non si parlava ufficialmente di Xylella, nel Salento ne furono impiegati 573mila 465 chili su 2 milioni 237mila 792 chili in tutta Italia.

L’attenzione è tutta sui campi di sperimentazione della lebbra dell’ulivo: gli stessi dove si è poi diffusa la Xylella. Fra questi la zona fra Gallipoli, Alezio e Taviano, Lecce nel parco Rauccio, il Nord Salento fra Sud e Trepuzzi ed il Sud di Brindisi. Le istituzioni sono state accusate di di aver avuto un approccio scientifico univoco che non ha fermato il disseccamento ed ha invece messo in pericolo la salute della popolazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA