Sì alla sanatoria nel centro storico: 113 negozi convertiti in pub e ristoranti. «Ora i lavori per adeguarsi»

Sì alla sanatoria nel centro storico: 113 negozi convertiti in pub e ristoranti. «Ora i lavori per adeguarsi»
di Stefania DE CESARE
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Mercoledì 1 Luglio 2020, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 10:49
Da negozi di vicinato a ristoranti e pub: sì unanime dal Consiglio comunale di Lecce. Ieri è stata approvata la delibera di modifica delle norme tecniche del Prg che consentiranno nel centro storico la conversione dei negozi di vicinato in esercizi pubblici di somministrazione. Una svolta che rappresenta una sorta di sanatoria per decine di esercizi del centro storico. L'ultimo passaggio dopo una lunga attesa.
Il cambio sarà possibile sempre all'interno di locali che abbiano la destinazione urbanistica commerciale comprovata da un titolo edilizio e solo in presenza di adeguamenti di carattere igienico e sanitario. Il testo è stato approvato con i voti della maggioranza e dell'opposizione. Esulta Confcommercio: «Finalmente regole uguali per tutti».

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La delibera, presentata qualche settimana fa e redatta dall'assessorato alle Politiche urbanistiche, prova a sciogliere nelle more del nuovo Piano Urbanistico Generale il nodo delle licenze per la somministrazione di alimenti e bevande. Un provvedimento atteso anche alla luce dei diversi pronunciamenti della giustizia amministrativa che, in più occasioni, si era espressa in favore dei cambi destinazione d'uso che, invece, il Comune continuava a negare.

«Sarà naturalmente il tessuto edilizio del centro storico, senza alterazioni e cambi di destinazioni d'uso per non alterare il suo equilibrio, ad orientare le trasformazioni, in funzione della dimensione dei locali ha spiegato ieri l'assessore alle Politiche Urbanistiche, Rita Miglietta - non si tratta dunque di incrementare l'offerta del food in modo indiscriminato, ma di attrezzarla di tutti gli strumenti necessari per consentirne un ammodernamento e diversificazione andando incontro anche alla presa di consapevolezza che oggi il centro storico è profondamente diverso da quello dei primi anni Duemila e cresce una domanda più articolata per soddisfare residenti, operatori, visitatori e turisti».

I numeri. Si parla di 267 attività di cui 156 pubblici esercizi e 113 esercizi di vicinato. E, di questi, 4 con entrambe le caratteristiche. Il provvedimento, dunque, interessa una platea potenziale che oggi lavora nell'incertezza sulla regolarità delle licenze. «Di concerto con il settore Attività produttive ha sottolineato la Miglietta durante il Consiglio di ieri - stiamo facendo uno screening di quelle che sono le superfici dei locali commerciali attivi nel centro storico. Ci sono attività con superfici variabili e che quindi consentono un eventuale automatico adeguamento alle norme. Per altre attività sarà necessario modificare l'assetto interno prevedendo eventuali ampliamenti».

Come detto, la delibera prevede la possibilità di effettuare negli attuali locali commerciali, mediante progetti di recupero e risanamento conservativo, con modifica dell'articolo 43 delle norme del Prg, quegli interventi che senza alterare i caratteri del tessuto storico degli edifici possono modificare la categoria funzionale commerciale. I cambi funzionali saranno possibili nel rispetto dei requisiti igienico-sanitarie urbanistici previsti dalla legge. I bagni destinati ai clienti, ad esempio, devono essere disponibili in numero congruo rispetto ai posti a sedere e distinti dai servizi destinati al personale. Da oggi, così come previsto dalla legge, la delibera si apre per 60 giorni alle osservazioni prima di diventare esecutiva.

«Finalmente regole certe per tutti afferma il presidente di Confcommercio Lecce Maurizio Maglio - in passato abbiamo avuto una serie di incontri con l'amministrazione per sensibilizzare sul problema legato agli esercizi di vicinato che effettuavano somministrazione a danno di chi, invece, doveva avere una serie di parametri per aprire attività di somministrazione. Siamo soddisfatti, qualcosa si muove. Da oggi chi avrà la possibilità di adeguarsi potrà farlo e nessuno potrà dire niente. Oggi l'indirizzo c'è ed è giusto che le attività si adeguino. Chi non ha la possibilità continuerà a svolgere l'esercizio di vicinato, dunque non di somministrazione di cibo e bevande, nel rispetto delle regole».
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