Salento, la moglie del boss "comanda" ed è rispettata dalle organizzazioni criminali. «Ha un proprio carisma». E Rizzo chiede il divorzio

Salento, la moglie del boss "comanda" ed è rispettata dalle organizzazioni criminali. «Ha un proprio carisma». E Rizzo chiede il divorzio
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 15:14 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:45

La moglie dell’ergastolano che assume decisioni. E i contatti, di alcuni dei componenti del gruppo con il clan Tornese di Monteroni. Il risultato? Sono le aggravanti del metodo mafioso attribuite ad alcune specifiche condotte. Il tentato omicidio di Specchia, ma non solo. Anche le estorsioni. Ed è un episodio del genere a coinvolgere Maria Assunta Stella, indicata come la congiuge di Totò Rizzo, già detenuto in regime di 41 bis nel carcere dell’Aquila. Rizzo, tuttavia, in carcere ininterrottamente dal 1992,  fanno sapere i suoi legali (Paolo Cantelmo e Piera Farina) ha chiesto il divorzio nel novembre scorso. E l'ultimo colloquio con Stella risale a un anno e mezzo fa. 
Tornando all'episodio, sono i personaggi che concorrono: oltre a Stella, Salvatore Beneloucif, Mauro Palumbo e Francesco Zimari. Si parla di forniture di marmi ricevute e non completamente pagate.

La "donna" dalla forte personalità

Da qui, secondo l’accusa, la chiamata in causa di Stella, donna dalla forte personalità a dire degli investigatori. Caratterizzata da una propria “autorevolezza” criminale, viene specificato, dovuta anche al ruolo di coniuge del boss. «Fama criminale riconosciuta», è precisato nel capo di imputazione. Per ottenere, in più tranche 8mila euro su un debito «arbitrariamente quantificato in 120mila euro». Fatto commesso con l’uso delle armi.
«Emerge - rileva il pm - la figura di Maria Assunta Stella, e di conseguenza del marito ergastolano Salvatore Rizzo, capo dell’omonimo clan». La donna, secondo quanto viene specificato, «è rispettata tuttora dalle organizzazioni criminali operanti sul territorio, non solo in virtù del rapporto di coniugio con un esponente della criminalità mafiosa locale, ma anche per il carisma criminale che promana dalla sua figura, in virtù del quale coltiva una fetta di interessi strettamente personali che le permettono di mantenere tuttora un significativo controllo sul territorio».

Stella da anni vive ad Andria dove il marito fu arrestato nel 1992 dopo un periodo di latitanza.

Le richieste di intercessione

Dall’inchiesta si evince tra l’altro il ricorso da parte di alcuni personaggi (per lo più uomini) alla sua “intercessione” anche per la risoluzione di controversie private. «Se non me lo dici tu - si legge in una intercettazione - io non vado. Perché io non è che ti posso scavalcare e vado a contattare loro direttamente. Loro sempre tramite te mi devono contattare».
L’ombra della Scu sugli affari, sulla riscossione dei crediti e anche della quota che serve al mantenimento dei detenuti, la si scorge a parere degli inquirenti anche in alcune affermazioni: «A Martano si deve fare quello che diciamo noi, ci sono i carcerati da aiutare». Una caratteristica «ricorrente» nei reati associativi, viene precisato: «il versamento di una percentuale di guadagni ai detenuti, realizzando quella solidarietà che rappresenta il legame tra gli affiliati e i detenuti e quelli in libertà». Ossia, «un efficace strumento per mantenere saldi i vincoli tra gli associati stessi».
Ma non è solo questo. Sempre dalle intercettazioni affiorano presunti contatti con la criminalità organizzata leccese. Con personaggi che risulterebbero essere, «sotto il controllo del clan Tornese» per lo smercio di sostanza stupefacente. E poi anche le solite rituali abitudini di “rispetto” e di consegna di “pensieri” in occasione delle festività natalizie ai famigliari di persone detenute: «Io per Capodanno, mai per rinfaccio, quando li ho sentiti sono andato alle abitazioni - viene detto in una conversazione - e ho fatto quello che dovevo fare».

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