Salento, mafia e politica: chiesti 10 anni per l'ex vicesindaco di Sogliano

Ultime battute del giudizio sull’operazione Contatto: il pm della Dda invoca 16 anni per Antonio Coluccia

Salento, mafia e politica: chiesti 10 anni per l'ex vicesindaco di Sogliano
Salento, mafia e politica: chiesti 10 anni per l'ex vicesindaco di Sogliano
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 28 Giugno 2023, 19:13 - Ultimo aggiornamento: 21:39

Arriva il conto dell’accusa per gli imputati nel processo su mafia e politica che ha riguardato Sogliano Cavour. Il pm della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero ha invocato 16 anni (per associazione mafiosa) per Antonio Coluccia (di Noha), 12 anni per Andrea Giannuzzo (di Cutrofiano) 10 anni per l’ex vicesindaco di Sogliano, Luciano Magnolo, 8 anni e 3 mesi per Tamara De Simone, di Sogliano Cavour. Il pm ha chiesto l’assoluzione per Rocco Stampete, di Corigliano e il non luogo a procedere per Sonia Murinu, di Sogliano; Antonio Nucida, di Corigliano. 

Ha parlato a lungo l’accusa, ricostruendo l’intera inchiesta e soffermandosi su quanto emerso a processo, nelle udienze che si sono celebrate dinanzi al collegio della prima sezione penale (presidente Fabrizio Malagnino, a latere Maddalena Torelli e Marco Marangio Mauro). 

Le accuse

Come si diceva, Coluccia (difeso dall’avvocato Ladislao Massari) risponde di associazione per delinquere di stampo mafioso. Magnolo è accusato di concorso esterno. È assistito dagli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna ed è accusato di aver instaurato un rapporto del dare e dell’avere con la criminalità di Sogliano subalterna - queste le conclusioni dell’inchiesta “Contatto” - al clan della Scu dei fratelli Coluccia di Noha. Nel dettaglio, risponde di aver fornito borse-lavoro e sussidi alla madre dell’uomo ritenuto il numero uno della criminalità locale.
Nell’inchiesta, prima, e durante il dibattimento, poi, sono state anche vagliate le dichiarazioni di due pentiti, i due collaboratori che hanno riferito sulle dinamiche del clan Coluccia.

Si tratta di Vincenzo Antonio Cianci e dell’ultimo, in ordine di tempo, Gerardo Dino Coluccia.

A puntare il dito contro Magnolo, e anche contro l’ex sindaco Paolo Solito (che fino alle ultime battute del processo risultava indagato in procedimento connesso) era stato Cianci, con un memoriale in cui sostenne proprio di aver ricevuto la promessa del versamento di 30mila euro, in varie tranche, e vari favori in campagna elettorale. Per sostenere Solito e l’ex vicesindaco Luciano Magnolo. Circostanza negata in aula, con convinzione. Si parlava anche di favori come la gestione di un ristorante, l’assegnazione a parenti di alloggi popolari, l’affidamento della gestione della Sagra delle friseddhre del 2016, l’appoggio in paese per proporre contratti non meglio precisati a negozi ed artigiani nonché il pagamento delle bollette di luce acqua e spazzatura di alcuni suoi conoscenti. Cianci aveva parlato anche di “pensieri” al clan Coluccia da parte dei due ex numeri uno e due della giunta comunale.

Dino Coluccia ha definito negli interrogatori i cui verbali, ancora omissati, sono stati depositati, i presunti ruoli e gli equilibri del clan di cui, autoaccusandosi, ha detto di far parte. 
L’udienza di ieri si è conclusa con le arringhe difensive di tutti gli avvocati. Oltre agli altri anche Luigi Greco, David Alemanno, Michelangelo Gorgoni, Simone Viva, Donato Sabetta ed Enrico Chirivì. Si tornerà in aula il 4 ottobre prossimo per le repliche dell’accusa ela camera di consiglio al termine della quale verrà emessa la sentenza. Dopo l’inchiesta “Contatto” il Consiglio comunale di Sogliano era stato sciolto per presunte infiltrazioni mafiose. 

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