Il padrone è morto nel 2019, la cagnolina vive da sola nel box da quattro anni

Il padrone è morto nel 2019, la cagnolina vive da sola nel box da quattro anni
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 30 Agosto 2023, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 08:00

Il suo “padrone” è morto nel 2019, e lei, piccola amica a quattro zampe, da quattro anni è chiusa in un box, viva grazie alla gentilezza della ex badante del defunto che le assicura il cibo quotidiano.  La storia arriva da Ruffano, è una storia di un rapporto bruscamente interrotto dal destino che si inquadra oggi nella gestione di un’eredità giacente. E quindi in una vicenda giudiziaria. 
Lina non ha il microchip. Non è possibile quindi inserirla nell’inventario dei beni di cui si sta occupando il Tribunale civile di Lecce, per il tramite del curatore dell’eredità, l’avvocato Marcello Rizzo Affinito che ha avuto modo di constatarne effettivamente la presenza, proprio accanto alla motoape su cui aveva accompagnato il suo proprietario nelle varie trasferte in campagna, solo poco tempo fa. E ha segnalato la vicenda a tutti gli organi ritenuti competenti a gestire le sorti della povera meticcia: il sindaco di Ruffano, il servizio veterinario. Al momento nessuna risposta. A seguito di un esposto in Procura, il pm Patrizia Ciccarese ha avviato una inchiesta per valutare se ci siano state omissioni da parte delle autorità interessate. 
Riavvolgendo il nastro, questa è la vicenda. Nell’abitazione con vano garage, in quel di Ruffano, vivevano prima del 2019, un uomo e la sua cagnolina Lina. La morte improvvisa, ha dato il via alle pratiche di successione, come sempre accade. Nel caso specifico, non avendo eredi testamentari, i beni del defunto sono stati ritenuti “eredità giacente” in virtù del ricorso di un interessato, come tale gestita dal Tribunale civile, nel caso specifico dal giudice Mario Cigna. Le procedure non sono mai snelle, in casi del genere. Non lo sono state in questa situazione, anche perché si è dovuta attendere la definizione di un altro procedimento. 

La storia

Sin dal principio è stata riferita la presenza della cagnolina, assistita amorevolmente (e senza che ve ne fosse alcun obbligo) dalla ex badante. Ma nessun altro avrebbe avuto titolo a entrare in casa dell’uomo, se non un curatore. Nel giugno del 2021 è partito l’iter. Per una serie di ragioni, è stato possibile iniziare l’inventario dei beni solo nel luglio del 2023. Si è accertato che Lina, così tanto amata dal suo “padrone”, non aveva il microchip. Di fatto è una randagia. È stato chiesto alla donna che se ne prende cura se fosse disponibile all’adozione, ma purtroppo non può prendersene carico più di quanto non abbia già fatto fino a oggi. 
Necessario quindi, in questi casi, come specificato anche nei provvedimenti dei giudici, interessare il servizio veterinario competente. 
«Tutte informazioni prive di riscontro», viene specificato nell’esposto in Procura formulato dal curatore. 
«Ho fatto tutto il possibile - spiega l’avvocato Rizzo Affinito - ho inviato alcune comunicazioni, anche al servizio veterinario di Casarano, quello competente. Mi sono recato personalmente a dare da mangiare alla cagnolina. La questione resta priva di una soluzione». Da qui la denuncia con cui si chiede di accertare eventuali responsabilità penali. 
«Se per quattro anni - è specificato - può essere ritenuto un comportamento colposamente omissivo, oltre che eticamente deprecabile, e oggi invece, si palesa come dolosamente posto in essere in violazione dei doveri d’ufficio che avrebbero imposto la presa in carico della bestiola».

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