Renata Fonte, domani 40 anni dalla morte. Assessore comunale, lottò contro la cementizzazione: chi era la donna uccisa dalla mafia

Renata Fonte, domani 40 anni dalla morte. Assessore comunale, lottò contro la cementizzazione: chi era la donna uccisa dalla mafia
di Roberta GRASSI
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Sabato 30 Marzo 2024, 08:08

Quarant'anni fa sarebbe stato impensabile declinare al femminile un termine come "assessora". La riflessione sulla trasformazione di genere della lingua è iniziata molto, molto dopo. Quarant'anni fa, il ruolo di una giovane donna, quella donna col fiore tra i capelli la cui foto ormai è patrimonio di tutti, risultava scomodo: Renata Fonte fu uccisa vicino casa, al termine di un consiglio comunale fiume, terminato dopo le 23, a Nardò. Era stata eletta due anni prima, distanziando qualche vecchia gloria della politica locale. Aveva vissuto all'estero, aveva scelto di tornare nella sua amata terra. Si batteva contro il mattone che rischiava di lottizzare la costa, contro gli insediamenti che avrebbero fatto calare il sipario sugli splendidi "sunset" dinanzi ai quali oggi si sorseggiano spritz da immortalare per Instagram. Fece comunque parte, anche se a posteriori - racconta chi l'ha conosciuta - di quel nutrito gruppo di giovani che aveva lottato perché Porto Selvaggio, già istituito nel 1980 con una legge a firma dell'allora presidente del Consiglio regionale, Luigi Tarricone, e salvato nel 1978 da un progetto di lottizzazione, divenisse un "concetto", oltre che un parco. Difatti l'area tutelata si è poi estesa ricomprendendo altre aree "salvate" dal cemento.
Renata Fonte fu assassinata il 31 marzo del 1984. Il processo ha stabilito chi fossero i mandanti e gli esecutori. Oggi ne rimane vivida la memoria, un monito a tutela della condizione femminile, della condizione femminile in politica, sul lavoro, negli esecutivi e nelle assise di ogni ordine e grado. E sopratutto dei condizionamenti mafiosi nell'imprenditoria e nelle pubbliche amministrazioni.

Gli omaggi

Il 3 aprile prossimo, in leggero ritardo rispetto alla data corretta per la concomitanza con le festività pasquali, sul belvedere di Porto Selvaggio, Renata Fonte sarà ricordata in una iniziativa promossa dal Comune di Nardò. Interverrà il sindaco Pippi Mellone, ci sarà il pianoforte, le letture e i ragazzi delle scuole. L'evento naturalmente è aperto alla cittadinanza.
Di recente, il nome della Fonte è stato scolpito sulla targa di un'aula universitaria. L'università Roma Tre ha intitolato l'Aula Magna del dipartimento di Scienze politiche all'assessora uccisa con tre colpi di pistola sotto casa. Le altre undici sono state dedicate a Peppino Impastato, Giancarlo Siani, Francesca Morvillo, Piersanti Mattarella, Donato Boscia, Lea Garofalo, Rita Atria, Paolo Giaccone, Rossella Casini, Emanuela Setti Carraro e Rosario Di Salvo. L'inziativa si chiama "Roma tre contro le mafie" e in effetti indubbio è che anche la politica neretina sia stata vittima di logiche criminali ante litteram, sconfinate in un ambito, quello della pubblica amministrazione, che evidentemente non solo oggi è stato fatto oggetto delle attenzioni della malavita.
I testimoni sono tanti, alcuni non ci sono più. Molti ricordano come fosse ieri quello che accadde. Tra questi c'è Pippi Bonsegna, avvocato penalista, consigliere comunale socialista (quindi di parte avversa) dal 76 al 92. Non dimentica quel consiglio comunale fiume del 78 quando la lottizzazione di Porto Selvaggio fu bloccata con uno stratagemma: la discussione fu trascinata fino all'alba, fino a far mancare i voti alla maggioranza. E, sebbene si distanzi di qualche anno, non dimentica neppure la genuinità della passione di Renata. Volto pulito, dalle larghe vedute tipiche di chi ha viaggiato, ha vissuto fuori, restando come molti ancorata alle proprie radici. La sentenza riporta: «Alle 23.40 del 31 marzo 1984, Giuseppe Bonsegna chiamò in commissariato», per segnalare l'accaduto. Da allora sono passati quattro decenni e molte delle questioni dell'epoca sono ancora temi caldi.
Mercoledì si torna a riflettere su cosa fu, cosa è oggi e come proiettarsi nel futuro.

Sullo sfondo la "solita" foto: Renata Fonte, a testa alta, con un fiore tra i capelli.

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