Prof “promossa” dal Tar al concorso: «Corretta la risposta sull’opera di Proust»

È stata premiata la tenacia di una professoressa salentina convinta di aver risposto correttamente ad una domanda inserita nella prova scritta del concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione

Prof “promossa” dal Tar al concorso: «Corretta la risposta sull’opera di Proust».
Prof “promossa” dal Tar al concorso: «Corretta la risposta sull’opera di Proust».
di Maurizio TARANTINO
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Giovedì 21 Marzo 2024, 20:23 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 07:13

Non solo il “tempo”, ma anche l’orale “ritrovato” grazie a Proust. È stata premiata la tenacia di una professoressa salentina convinta di aver risposto correttamente ad una domanda inserita nella prova scritta del concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione per il reclutamento di personale docente per discipline letterarie latino e greco. La docente, originaria di Monteroni e con un incarico a tempo determinato a Roma, una volta pubblicati gli esiti della prova ha scoperto di non essere stata ammessa agli orali, nonostante fosse certa del punteggio dovuto anche alla risposta “incriminata”: da qui la decisione di ricorrere al Tar Lazio, assistita dall’avvocato Pietro Quinto, per far valere i propri diritti.

Motivo del contendere uno specifico quesito riguardante un brano dell’opera di Proust di cui il Ministero riteneva esatta solo una tra le quattro risposte indicate mentre la professoressa aveva segnato un’altra opzione.

Cosa è successo

L’avvocato Quinto, in sede di dibattimento, ha dimostrato, attraverso l’esibizione di pareri resi da illustri studiosi dell’opera di Proust, tra i quali il professor Luciano Canfora, come la risposta scelta dalla docente dovesse essere considerata esatta al pari di quella indicata dal Ministero. Con la conseguente attribuzione del relativo punteggio.

La questione di diritto discussa nel giudizio, e condivisa dal giudice amministrativo nella sua sentenza, ha riguardato i limiti della potestà tecnico discrezionale della pubblica amministrazione e, quindi, l’ammissibilità del giudizio dei giudici amministrativi.

«La discrezionalità tecnica, in linea di principio non censurabile - ha sottolineato Quinto -, può essere sottoposta al vaglio del giudice amministrativo quando vengono superati due limiti fondamentali: il principio di ragionevolezza e l’attendibilità tecnico scientifica. In questi termini il Tar ha risolto la controversa questione interpretativa riconoscendo che nel caso in esame non vi fosse un’unica risposta “esatta”, potendo invece essere ammessa anche la risposta fornita dalla candidata. Per l’effetto, la ricorrente è stata ammessa alla prova orale».

In un periodo nel quale le prove scritte nei concorsi pubblici si svolgono con quesiti a risposta “chiusa” la sentenza del Tar Lazio fa quindi chiarezza sul tema. «Una guida utile per la pubblica amministrazione - conclude Quinto - sia con riferimento alla formulazione dei quesiti finalizzati ad accertare la preparazione dei candidati nei vari settori lavorativi e quindi l’effetto utile del concorso, sia nella individuazione delle risposte attendibili, che possono talvolta superare il limite delle cosiddette risposte chiuse».

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