La prima telefonata ai genitori da parte del killer di Daniele ed Eleonora: «Portatemi un libro di preghiere». Perizie tecniche e Dna, Ris al lavoro

La prima telefonata ai genitori da parte del killer di Daniele ed Eleonora: «Portatemi un libro di preghiere». Perizie tecniche e Dna, Ris al lavoro
di Valeria BLANCO
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Domenica 4 Ottobre 2020, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 17:35

Con i genitori ha parlato telefonicamente nei giorni scorsi, Antonio De Marco, il 21enne reo confesso del duplice omicidio dell’arbitro Daniele De Santis e della compagna Eleonora Manta. Il ragazzo, studente di Scienze infermieristiche, si trova da lunedì scorso nel carcere di Borgo San Nicola, a Lecce, ma non è più in isolamento. Ai genitori, nel corso di una breve conversazione, avrebbe chiesto dei vestiti puliti e un libro di preghiere.

Li riceverà la settimana prossima quando anche lui, come gli altri detenuti, potrà ricevere le visite dei parenti e, per la prima volta dopo il duplice omicidio, incrocerà lo sguardo della mamma e del papà. Quella che sta per iniziare sarà una settimana densa anche sul fronte degli approfondimenti tecnici, anche se - messa agli atti la confessione resa spontaneamente davanti ai carabinieri subito dopo il fermo, e poi confermata in sede di udienza di convalida dell’arresto - non si attendono grosse sorprese.

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Lunedì il Ris, Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Roma, inizierà le analisi delle tracce biologiche ritrovate sia in via Montello che di capelli e frammenti di pelle trovati sotto le unghie delle vittime nel corso delle autopsie. Il dna sarà comparato poi con quello di Antonio De Marco: sia con quello prelevato dai carabinieri che lo seguivano, prima ancora del fermo, dopo un suo incontro con una escort, che con quello che sarà prelevato giovedì. Assistito dai suoi avvocati Giovanni Bellisario e Andrea Starace, De Marco si sottoporrà infatti ad un prelievo di saliva. Infine, si attendono per il 15 ottobre i risultati della perizia su pc e telefono cellulare che sono stati sequestrati al ragazzo. Dalle intercettazioni telefoniche si sa già che nella settimana successiva al duplice omicidio Antonio ha comunicato pochissimo, parlato a monosillabi anche con i familiari. E quando i genitori gli hanno detto che per il tramite di uno zio gli avrebbero mandato qualche piatto cucinato dalla mamma, lui ha detto solo di non volerlo perché sarebbe stato fuori Lecce.

Cosa che, insieme ad altri elementi, ha fatto apparire ai magistrati ancora più probabile il pericolo che Antonio si allontanasse dalla città. Qualche novità, invece, potrebbe arrivare dall’analisi del computer portatile, che invece nei giorni prima dell’arresto Antonio ha usato molto, anche per comunicare attraverso le varie chat sui social. Probabilmente il pc potrà dire anche quali fossero gli interessi del 21enne, se si sia ispirato a qualche serie Tv nel progettare l’omicidio o se abbia consultato siti particolari per documentarsi sulla maniera in cui evitare le telecamere, non lasciare tracce, ripulire tutto dopo le coltellate. E sembra sempre più probabile che i legali di Antonio De Marco chiedano, sempre la prossima settimana, una perizia psichiatrica per stabilire se il 21enne sia in grado di intendere e di volere e se fosse in sé nel momento in cui ha ucciso due persone in via Montello.

Colpisce ancora l’assenza - o meglio la banalità - della motivazione, se rapportata all’enormità del gesto compiuto. Antonio ha spiegato e poi ribadito che non c’era un particolare astio tra lui e la coppia con cui, fino alla fine di agosto, aveva convissuto in via Montello.

A spingerlo a volerli eliminare solo la loro gioia di vivere, la realizzazione professionale e personale, la felicità. Tutte caratteristiche che, timido e riservato, non riconosceva in se stesso. E mentre le famiglie delle due vittime sono piegate dal dolore - ieri a Seclì si è tenuta una messa in suffragio di Eleonora - anche la famiglia di Antonio non si dà pace per quanto accaduto. A Casarano i De Marco sono conosciuti come persone per bene, una famiglia semplice ma cordiale, rispettosa e rispettabile. Ecco perché la città ha dimostrato sin da subito un profondo rispetto per il dolore del baratro in cui, all’improvviso, sono precipitati la madre, il padre, la sorella maggiore e la nonna di Antonio. 

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